“Cos’è questo Caffè? È un foglio di stampa…Cosa conterrà questo foglio di stampa? Cose varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità… Qual fine vi ha fatto nascere un tal progetto? Il fine d’una aggradevole occupazione per noi, il fine di far quel bene, che possiamo alla nostra patria, il fine di spargere delle utili cognizioni fra i nostri cittadini, divertendoli…….”(da “IL CAFFÈ”)
Il luogo dove nasce questo foglio di stampa è proprio una bottega dove “primariamente si beve un caffè che merita il nome veramente di caffè… ma ciò che conta è che in questo ambiente raffinato si possono consultare molte opere che danno luogo a discussione varie… in essa bottega per finire si radunano alcuni uomini , altri ragionevoli, altri irragionevoli, si discorre, si parla, si scherza , si sta sul serio… ” (idem)
In altre parole Il CAFFÈ era un “luogo – centro ” in cui affluivano tutte le notizie e tutte le idee, luogo di incontro, di dibattito, di formazione, quindi di crescita; un luogo dove si affrontavano i temi più disparati, dal diritto all’economia, un luogo, insomma, dove non avrebbe potuto avere vita facile il pensiero unico, dove si contrastavano tutte le cristallizzazioni pietrificate di vecchie teorie, vecchi schemi rigidi pregiudiziali ad ogni mutamento storico e culturale. A gestire questa bottega è Demetrio, un uomo di origine greca che era fuggito dalla propria terra, sottoposta al dispotismo ottomano ,per amore della libertà. In nome del cosmopolitismo e del pensiero divergente non rinuncia alla sua foggia orientaleggiante e continua ad indossare, senza alcun disagio o pregiudizio, tuniche larghe della sua terra d’origine più confacenti alle sue esigenze di comodità senza nessun fastidio da parte di alcuno.
La sua aperta disponibilità ad ogni “divergenza” e la consapevolezza della complessità del reale lo portano ad accogliere tutti, anche clienti come il “curiale”, piccolo intellettuale conformista e opportunista, sicuramente portatore di idee opposte alle sue.
Questo accadeva nella Milano del 1764 e in nome della libertà, del pluralismo, in nome della CULTURA. Oggi pare che la conquista faticosa di un cammino di progresso civile e di democrazia , non abbia più valore, almeno pare che non lo abbia per la donna Giorgia che difende il pensiero unico erroneamente ritenuto pensiero identitario.
E così in nome del presepe e del crocefisso si combatte il fondamentalismo arabo con le armi di un altro fondamentalismo quello di DIO, FAMIGLIA, PATRIA, senza remissione e senza indugi.
Si cerca il capo o la “capa” che meglio dà garanzie di tesi monolitiche e liberticide e al suo seguito si è disposti a rinunciare a pezzi della propria libertà, della propria storia,della nostra democrazia. Del resto, si sa, la democrazia richiede impegno, sacrificio, soprattutto impone la capacità di mettersi in discussione, la possibilità di riconoscere i propri torti, i propri errori e la disponibilità al cambiamento, soprattutto richiede studio, il solo capace di dar forza e luce alle idee.
Sicuramente è più facile annullare semplicemente il pensiero perché il pensiero unico disprezza il pensiero, lo ritiene irrilevante, inutile, faticoso. Molto meglio un pensiero uniforme, anzi un potere uniformante: nessuna frustrazione, nessuna differenza ma soprattutto nessuna OPPOSIZIONE.
È necessario, però, dare una giustificazione valida e camuffare la morte dell’homo sapiens con le belle teorie della difesa della propria IDENTITÀ.
Ma l’identità non è un’idea platonica, granitica, immutabile, espressione di pigrizia mentale. L’identità è un principio fluido, risente della storia e dell’esperienza, non può essere narcisismo sterile e patologico.
L’identità acquista consapevolezza solo coll’esperienza dell’altro da sé. È solo l’altro che fa percepire il proprio IO, la cui esistenza non può dipendere dall’esclusione dell’altro, diverso da me, che, invece, è per il mio IO motivo di arricchimento e di perfezionamento anche in considerazione che al di sopra di ogni singola identità esiste un’identità superiore che è l’IDENTITÀ UMANA a cui sempre più spesso stiamo derogando per paure e per odi ingiustificati.
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