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Il capolavoro politico di Renzi, fiorentino con il dna di Machiavelli

Il principio fondamentale di una legge della fisica, quella del vuoto che quando si determina è presto riempito da nuove forze, applicato alla politica ha risolto la terza fase della crisi di questa fine estate.

Il centro della politica nazionale, manifestatosi clamorosamente prima con la scelta della Lega di unirsi al governo con il movimento 5stelle, che di fatto svuotava il centro moderato rappresentato da Forza Italia, successivamente con la rottura operata da Salvini e la costituzione di un governo Pd-5stelle, tutto a sinistra, lasciava uno spazio enorme al centro dello schieramento politico.

In quello spazio si è ora collocato il movimento guidato da Matteo Renzi. Il leader fiorentino, mostrando di avere il dna di Machiavelli, ha messo a segno una terza mossa, anche questa  destinata a diventare vincente. A crisi aperta, ha spinto il Pd a costituire un esecutivo con gli odiati 5stelle, bloccando il tentativo di Salvini (d’intesa col segretario piddino Zingaretti) di andare ad elezioni anticipate; è rimasto fermo mentre si patteggiava per la nomina di ministri e sottosegretari, inducendo Zingaretti a compiere la mossa falsa di emarginare i renziani. Quando tutto sembrava fatto, ecco la terza mossa, dettata dal principio che in politica il furbo (nel caso Zingaretti) è sempre sconfitto da uno più furbo. Così Renzi è uscito dal Pd senza strepiti, “amichevolmente” sta formando nuovi gruppi, sia alla Camera che al Senato, lasciando alcuni suoi uomini (primo tra tutti il capogruppo Marcucci a palazzo Madama) per tenere a bada rivalse rancorose. Contemporaneamente si è fatto garante della continuità del governo Conte-due, al quale anzi porterà maggiore sostegno parlamentare man mano che altri esponenti politici affluiranno alla neo formazione renziana.

Matteo Renzi

Questo il panorama ad oggi. La situazione tuttavia continua ad essere in piena evoluzione. La prima conseguenza sarà il definitivo uscire di Silvio Berlusconi dalla scena politica mediante il flusso di parlamentari da Forza Italia verso Renzi. In politica gli errori si pagano, i nodi non risolti prima o poi vengono al pettine. Berlusconi ne ha compiuti alcuni macroscopici: ha rotto il cosiddetto “patto del Nazareno” allorché si elesse il presidente della repubblica, non sostenendo la candidatura di Mattarella; si è schierato per il “no” al referendum sulle modifiche della Costituzione che avevano portato una modernità all’assetto istituzionale dell’Italia; si è legato a doppio mandato alla Lega di Salvini quando il suo compito vero era quello di battersi contro il sovranismo a favore di un centro moderato e liberale. La Lega ha succhiato i voti di Forza Italia, riducendola a un rottame politico; quel che resta del voto liberale sarà attratto dal partito di Renzi che si è messo al centro con un progetto liberal progressista in via di definizione. Un buon numero degli elettori passati da FI alla Lega comincerà a compiere un percorso inverso verso il nuovo protagonista.

Che dire del PD? Qui al mancato rinnovamento in senso liberal progressista si aggiungerà, più o meno apertamente, il ritorno della vecchia burocrazia  nata e cresciuta alle Botteghe Oscure, nel cui cuore è viva la nostalgia per la “gloriosa” ditta del Pci.

Il  problema più complesso riguarda il movimento 5stelle. Un movimento politicamente eversivo che entrato a pieno titolo nelle “istituzioni” va via via smarrendo la sua natura originaria, ed è destinato all’apertura di un conflitto interno che potrebbe essere devastante. Intanto, quanto potrà reggere lo stare nelle istituzioni da parte di un soggetto privato, fondato sulla piattaforma Rousseau, portatore di idee contrarie alla democrazia liberale? Lo stesso mito del “richiamo della foresta” di Beppe Grillo appare sgonfiarsi.  Se questi presupposti avranno un esito logico, 5stelle seguirà nel tempo la fase di estinzione che oggi attanaglia Forza Italia.

Il punto finale sarà costituito da una nuova legge elettorale, che affiancando la riduzione dei parlamentari, farà tornare al sistema proporzionale. I due cambiamenti, uniti, condurranno ad un rafforzamento delle istanze politiche locali, soprattutto a livello comunale, con l’emergere di nuove forze amministrative-politiche che scombussoleranno definitivamente il sistema dei vecchi partiti.

E’ questione di tempo, forse nemmeno troppo lungo. 

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Gianfranco Salomone

Giornalista - Già Direttore Generale Ministero del Lavoro

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