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Il M5S viene da lontano (ma non andrà lontano)

“Noi comunisti veniamo da lontano e andremo lontano”: l’affermazione fatta da Palmiro Togliatti, Segretario del Partito Comunista Italiano negli anni ’50 del secolo scorso, potrebbe oggi essere usata da Luigi Di Maio capo politico del Movimento 5 Stelle, a commento del taglio del numero dei parlamentari, fortemente voluto dal suo partito: se usasse quelle parole sbaglierebbe certamente.

Quale ne siano le ragioni è molto semplice, diminuire con il taglio dei parlamentari il livello di rappresentatività del parlamento, stabilendo che la comunità eleggerà un minor numero di rappresentanti politici impedirà di fatto che abbiano una voce nelle due camere tutte le opinioni politiche, anche quelle minoritarie. La democrazia parlamentare, secondo i pentastellati, è destinata ad essere sostituita da quella digitale, cioè dalla possibilità per i cittadini di esprimere le proprie opinioni attraverso una piattaforma digitale, di proprietà di una società privata: un paio di centomila persone decideranno così al posto di decine di milioni di cittadini che hanno oggi il diritto di partecipare alle elezioni (domani chissà).

E’ il trionfo dell’antiparlamentarismo, della partecipazione popolare alle decisioni politiche che assomiglia tanto al populismo di Cola di Rienzo e di Masaniello, eroi delle rivolte popolari trucidati alla fine dai loro stessi seguaci, della democrazia per acclamazione, tanto cara ai dittatori di ogni tempo. I 5 stelle vengono veramente da lontano: il dubbio più che fondato è se andranno veramente lontano, se potranno continuare ad ingannare gli elettori con la promessa di una democrazia nuova che è, ad essere benevoli, il trionfo delle chiacchiere da bar.

Masaniello

Che Lega e Fratelli d’Italia abbiano votato la nuova norma costituzionale seguendo la strada tracciata dai 5 stelle non fa meraviglia: ne gli uni ne gli altri hanno mai mostrato di essere entusiasti sostenitori della democrazia. Che però anche i partiti della sinistra storica abbiano votato il taglio del numero dei parlamentari lascia a dir poco interdetti.

Perchè lo abbiano fatto non è ben chiaro, non certo per un taglio della spesa pubblica dato che essa, in conseguenza della modifica apportata alla costituzione, diminuirà di 7 euro ogni centomila spesi dallo Stato.

Una sinistra allo sbando vota per il suicidio assistito della democrazia italiana: incredibile ma vero. Ci sarà la richiesta di un referendum per sottoporre al giudizio degli elettori la nuova norma prima che entri in vigore con tutta la sua forza devastante? E’ l’unica speranza prima che un bibitaro divenga il leader maximo di una Repubblica a 5 stelle, troppo per una democrazia in cui la sovranità appartenga effettivamente al popolo e non ad una società che gestisce una piattaforma digitale di proprietà privata.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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