Le alte temperature dovute alla pratica di sciogliere il miele nel microonde o a bagnomaria fanno perdere alcuni antiossidanti presenti nel prodotto. Il calore inoltre produce degradazione degli zuccheri, soprattutto del fruttosio, in ambiente acido.
Il miele viene solitamente utilizzato come dolcificante e quindi aggiunto a bevande essenzialmente calde e soprattutto nella stagione invernale. Certo, essendo uno zucchero, è logico che se ne senta il bisogno quando fisicamente c’è una maggiore richiesta di calorie, ma in realtà il momento migliore per mangiarlo è quando è fresco per poterne apprezzare le caratteristiche organolettiche e quindi in un periodo che va dall’inizio dell’estate all’autunno.
Molti lo mangiano sul pane o sulle fette biscottate durante la colazione o la merenda garantendo al proprio corpo una sferzata di energia subito disponibile, ma tantissimi preferiscono aggiungerlo alle bevande calde, in particolare al latte e nello specifico quando è in atto un raffreddore magari con tosse a carico. E’ quindi opportuno specificare che, al di là dell’azione confortevole, consolatoria, che ha bere un liquido caldo e dolce, questa pratica attenua e distrugge alcune proprietà del miele.
Le alte temperature dovute alla pratica di sciogliere il miele nel microonde o a bagnomaria, lo stress termico del the bollente o della tisana che raggiunge anche 80 gradi centigradi, fanno perdere alcuni antiossidanti presenti nel prodotto (se è stato correttamente estratto, ovvero solo con sistema di centrifugazione meccanica e filtrazione), che sono naturalmente termolabili.
Il calore inoltre produce degradazione degli zuccheri, soprattutto del fruttosio, in ambiente acido e permette di ritrovare nel prodotto una sostanza che prima non c’era, dal nome lungo e complicato: l’idrossimetilfurfurale.
La presenza di questa sostanza ci comunica che il miele è stato scaldato per scopi commerciali (impedirne la cristallizzazione perchè il consumatore lo preferisce allo stato liquido) o pastorizzato (quando la provenienza del prodotto e le condizioni igieniche di lavorazione non garantiscono standard minimi ed omogenei di salubrità)o è anche vecchio. Chiariamolo subito: non nuoce alla salute, ma quel miele avrà perso alcune sostanze. Alcuni mieli tropicali sono naturalmente più ricchi di Idrossimetilfurfurale anche fino al doppio consentito per un miele del nostro emisfero.
Il riscaldamento del prodotto comporta anche la perdita di alcune sostanze volatili come quelle aromatiche e cambiamenti significativi della struttura cristallina.
Il consiglio è quindi di aspettare che la tisana o il the raggiungano una temperatura che consente di berli per poter aggiungere il miele. Se vi piace il latte caldo con il miele, non consideratelo come il rimedio dei nonni, ma riportatelo al più corretto livello di comfort food. In presenza di uno stato infiammatorio come il raffreddore una sovrabbondanza di caseine nella nostra dieta non è consigliata. Le caseine infatti sono le principali proteine del latte (formate da circa 150 aminoacidi insieme a zuccheri e sali minerali) raggruppate in micelle allo stato colloidale. State mettendo nel vostro stomaco qualcosa che potrebbe rischiare di peggiorare la formazione di muchi.
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