Di Eleonora Prati
Sono ancora qui, costretta a restare in casa. La noia e la tristezza mi assalgono, così mi affaccio alla finestra e vedo un paese morto, nessun passante per strada, saracinesche di negozi chiuse e due o tre macchine circolare. Mentre guardo , ogni cosa appare con una luce diversa, è come se il mondo fosse congelato nel tempo e nello spazio e non aspettasse altro se non il suo scongelamento. Io mi sento come se fossi l’unica ad essere viva, così do il via alla mia immaginazione, fantasticando e pensando a quando tutto questo sarà finito.
Sono qui, con il fiato sospeso, ad attendere la fine di un qualcosa che, però, non dipende da noi. Mi sveglio e affronto le giornate secondo il “carpe diem”, mi godo quello che mi resta da fare, anche imparando da questa situazione. Tutto tace, solo le onde del mare continuano a sciabordare e gli uccelli a cinguettare Siamo disorientati, non abbiamo più consapevolezza alcuna Bisognerebbe cercare di gettare luce sulle piccole cose, dimostrando che forse, dopotutto, non sono così piccole.
Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, libro I). “Fer pater… opem… qua nimium placui mutando figuram!”.…
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