Abbiamo spento le candeline dei primi due anni di Moondo e non nascondiamo l’orgoglio per i risultati raggiunti, nel momento in cui nasce il primo “figlio” l’App Moondo (già scaricabile per Android, nei prossimi giorni anche per iOS) già siamo in attesa di nuovi eventi…
Due anni fa, nel dare vita a Moondo, ritenemmo necessario descrivere in un manifesto le idee con le quali affrontavamo questa nuova esperienza. Non volevamo fare soltanto un giornale on-line ma anche costruire un laboratorio di idee, di proposte.
Ci assumemmo l’onere di indicare delle linee guida per fissare quei principi etici che a nostro giudizio sono indispensabili per quanti vogliono fare informazione. Il crollo finanziario mondiale che, con un costo di oltre 20 triliardi di dollari, ha fatto perdere casa e lavoro a milioni di persone ha cambiato in modo radicale la distribuzione della ricchezza – sia essa economica che dei diritti e delle opportunità. E’ la sfida più importante dei nostri tempi.
Il welfare del ‘900 non è la risposta giusta; è necessario individuare e adottare nuovi strumenti in grado di fronteggiare i danni della crisi ed elaborare nuove teorie per risolvere questo straordinario problema. Da una parte più povertà e più migrazione, dall’altra più velocità ed innovazione tecnologica. Mentre si alza il livello dello scontro tra USA, Russia e Cina.
La velocità con cui nascono e si sviluppano sotto i nostri occhi le nuove tecnologie, richiede conoscenze e competenze nuove e quindi una classe dirigente di governo che abbia capacità di visione perché il digitale non è soltanto uno strumento, ma soprattutto un processo epocale che ha già cambiato la cultura e soprattutto il nostro stile di vita. Dobbiamo darci l’obiettivo di assicurare nella nostra società il livello di benessere diffuso che ci siamo conquistati e contemporaneamente mettere in campo azioni e soluzioni capaci di governare il fenomeno povertà/migrazione. E’ un problema nostro perché il danno l’abbiamo prodotto noi, perché è nella nostra società che sono esplosi i rapporti tossici che hanno inquinato la politica, l’ambiente legislativo ed il mondo universitario.
E’ tempo di assumersi nuove responsabilità e di rimettere la condizione umana al centro della nostra riflessione. Chi ha fatto militanza politica nel secolo scorso si poneva il problema di costruire un mondo migliore oggi, all’indomani della morte delle ideologie e degli ideali e di fronte allo scandalo della ricchezza di pochi, l’impegno è per una azione reale: è tempo cioè di organizzazione, di governo dei fenomeni, di rinnovamento delle democrazie.
Ci possono aiutare in questa riflessione libri come quello di Baricco o film come Matrix: la sfida del nuovo millennio è anche la sfida di un nuovo linguaggio.
Il secolo scorso si è aperto con l’annuncio “Dio è morto” nell’attesa che l’uomo e la tecnologia colmassero il vuoto che si era aperto, ma la religione non è morta e all’inizio del nuovo millennio gode ottima salute. Le religioni sono anche lo specchio dello stato economico, culturale e sociale di molte parti del mondo e la fede è diventata insieme la radice di nuovi disastri (il terrorismo islamico) e la risposta ai disastri provocati dall’uomo (il clima). “Cosa possiamo fare per salvare il pianeta” chiedono i giovani nelle piazze e mentre la scienza cerca una risposta, noi cerchiamo di mantenere lo status quo perché abbiamo perso la fede. E la speranza
Pur consapevoli che dalla fine della seconda guerra mondiale alla fine del secolo scorso, il mondo ha compiuto uno sviluppo paragonabile a quello che l’uomo aveva determinato in molti secoli di storia, siamo in preda all’ansia, siamo incerti, disorientati, scossi dal dubbio, colpiti dall’incertezza, difronte alla velocità del cambiamento. E sappiamo che quanto è accaduto dall’inizio del nuovo millennio ad oggi ha cambiato in modo radicale la nostra vita quotidiana, addirittura i nostri gesti basta pensare a come ci mettiamo in posa davanti al nostro cellulare. La rivoluzione digitale ha sconvolto la nostra vita quotidiana.
Molti fenomeni che accadono intorno a noi sono un enigma, a volte li osserviamo, altri li viviamo, spesso li ignoriamo, anche perché non sappiamo come, quando e perchè accadono. Tuttavia le nostre azioni, le nostre scelte e le stesse nostre relazioni sono condizionate da questi fenomeni, ma spesso non ne siamo nemmeno consapevoli. Come amanti viviamo la gioia del momento, abbiamo il desiderio del nuovo e contemporaneamente la nostalgia del passato. Forse sarebbe il caso di uscire da questo stato infantile, cercare di capire da dove e come nasce la natura diversa dei nostri sentimenti.
“Meglio comandare che fottere”, dal celeberrimo proverbio siciliano “cumannari è megghiu ca futtiri” dove “futtiri” è derivazione latina da “futuo” che il Dizionario della lingua latina rende con un pudico “avere rapporti carnali con una donna”. In definitiva il desiderio del potere e il bisogno di felicità.
Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, libro I). “Fer pater… opem… qua nimium placui mutando figuram!”.…
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