«La lunga giornata politica di ieri è finita come annunciato: con le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova (Agricoltura) ed Elena Bonetti (Pari opportunità e famiglia) e del sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto» [Sole24Ore]»
In tarda mattinata Beppe Grillo aveva postato su Facebook la «lettera aperta ai partiti di maggioranza e opposizione» del deputato M5s Giorgio Trizzino, che propone «un patto fra costruttori di tutti i partiti per il bene dell’Italia» («chiaramente con Conte» ha precisato poi Grillo).
Nel primo pomeriggio, due ore prima della conferenza stampa annunciata da Renzi, Conte era salito al Quirinale per riferire a Sergio Mattarella sulle decisioni sul Recovery plan e sullo stato dei rapporti della coalizione. Il presidente della Repubblica aveva sottolineato la necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza. E Conte, uscito dal Quirinale, aveva lanciato un messaggio d’apertura a Renzi, smentendo la ricerca di “responsabili” per sostituire Italia viva e parlando di «un patto di fine legislatura».
«Dal Colle è sceso a piedi e, sulle stradine del centro, ha cercato l’incontro inevitabile con giornalisti, fotografi e cameraman. “Ci ha spiazzati”, ha commentato un esponente dello staff, ma in realtà l’ultima passeggiata aveva il sapore di una uscita studiata. Ecco le lavoratrici delle sale Bingo che implorano: “Presidente, abbiamo i bambini a casa e niente da mangiare”. Ecco le grida di incoraggiamento dei passanti, le battute, i selfie… E lui, a ogni passo: “Le persone ci chiedono di continuare, perché con le sfide enormi che l’Italia ha davanti una crisi non sarebbe compresa”» [Guerzoni, Corriere della Sera].
E invece, Renzi è andato dritto per la sua strada. Nella sala della Camera che aveva prenotato per dare l’annuncio della crisi, si è presentato con quasi un’ora di ritardo.
«La voce eccitata e un’ottava sopra il normale» [Breda, Corriere della Sera].
«Bianco come un lenzuolo, con la mascherina chirurgica, accompagnato da Teresa Bellanova, Elena Bonetti e Ivan Scalfarotto nelle vesti di vittime sacrificali, alle 18:17 sferra il colpo che affonda il Conte bis. “Questa conferenza stampa è convocata per annunciare le dimissioni” della delegazione al governo, scandisce» [Marra, Fatto Quotidiano].
«La crisi di governo non è stata aperta da Italia viva, era aperta da mesi» ha detto Renzi, «noi non giochiamo con le istituzioni, la democrazia non è un reality show dove si fanno le veline» e ancora, «la democrazia ha delle forme e se non vengono rispettate allora qualcuno deve avere il coraggio di dire che il re è nudo». Renzi ha criticato con ferocia l’operato del premier Conte nel merito e nel metodo («un vulnus per la democrazia»). Al tempo stesso non ha chiuso a un nuovo governo guidato dallo stesso Conte («ma possibili anche altri nomi»), non ha escluso un patto di legislatura («soldi a sanità e giovani e ci troverete al vostro fianco»). Unica pregiudiziale: no a patti con i sovranisti. Renzi ha anche aggiunto che ritiene si voterà nel 2023 e non ora. Lo sbocco della crisi, secondo il leader di Italia viva, resta nelle mani del premier.
«Fino a notte fonda erano in molti, fra politici e giornalisti, a non aver concordato su un’identica esegesi del discorso del rottamatore» [Breda, cit.].
«Il vero spettacolo non è l’Innominabile che parla tre ore senza dire nulla, se non che apre la crisi perchè gli sta sulle palle Conte. È che c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio» [Travaglio, Fatto Quotidiano].
«Almeno Trump tiene in ostaggio un’intera nazione con il 47 per cento»
[Spinoza, Fatto Quotidiano].
«Per ore da Palazzo Chigi è filtrata solo l’ira funesta di Giuseppe Conte: “Il presidente sta fuori dalla grazia di Dio”. Finché alle dieci della sera più cupa l’avvocato ha parlato alla sua squadra, rimasta orfana delle ministre renziane. “Purtroppo Italia viva si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo”» [Guerzoni, Corriere della Sera].
Conte assumerà l’interim dei due ministeri rimasti vacanti.
«Ora che la crisi è quasi aperta un alto funzionario di Palazzo Chigi molto addentro alle vicende piccole e grandi dei governi svela un aneddoto curioso: “Quando Matteo Renzi era qui come presidente del Consiglio, ogni tanto consultava la classifica di Wikipedia che misura quanto tempo siano stati complessivamente al governo i principali leader italiani, sommando i diversi mandati. Ci scherzava su: ieri ho superato Spadolini, domani supero D’Alema…”. Impossibile azzardare se quella classifica abbia pesato sia pure come fugace suggestione nelle determinazioni di Matteo Renzi, ma anche escludendo questa ipotesi, Giuseppe Conte è – o meglio sarebbe – ad un passo dal sorpasso del suo rivale: ancora 77 giorni e l’Avvocato del popolo potrebbe superare Matteo Renzi, a quel punto collocandosi addirittura al decimo posto della “hit parade” dei premier più longevi nella storia della Repubblica» [Martini, La Stampa].
«E ora? Si chiedono tutti: cosa farà Conte? La prima mossa è di non salire subito al Colle per dare le dimissioni. Lo conferma all’apertura del Cdm, che slitterà alle 22: “Ho offerto la disponibilità ad un tavolo di legislatura, ma le ministre di Iv mi hanno comunicato via mail le loro dimissioni, che accetto”. Naturalmente, aggiunge, “questa sera ho informato della situazione il presidente Mattarella”. Una comunicazione a cui, per il momento, non fa seguito altro. La seconda mossa del premier, infatti, è di capire quanto M5S, Pd e Leu, i partiti della sua coalizione di governo, sono disposti a seguirlo fino in fondo, al di là della batteria di dichiarazioni in cui tutti, ma proprio tutti i leader e i ministri, sentenziano: non c’è alternativa a Conte» [Lombardo, La Stampa].
Senza Italia viva il governo Conte ha i numeri in Parlamento? Alla Camera il presidente del Consiglio non dovrebbe avere problemi, ma al Senato le cose sono molto più incerte: senza i 18 renziani, i senatori a sostenere il governo scenderebbero a 152, e quindi servirebbero almeno nove “responsabili” per arrivare alla maggioranza assoluta, pari a 161. Sembra che Mattarella sia contrario alla prospettiva del soccorso dei responsabili per sostituire Italia viva, e che lo abbia detto ieri a Conte nell’incontro al Quirinale.
• Negli Stati Uniti, intanto, la Camera dei rappresentanti ha avviato formalmente la procedura di impeachment nei confronti del presidente Trump. Il presidente è stato sospeso anche da YouTube
• Infine è stata eseguita la condanna a morte di Lisa Montgomery, la prima donna in 70 anni giustizia in un carcere federale statunitense
• I morti dall’inizio della pandemia hanno passato la soglia degli 80 mila, ieri ce ne sono stati altri 507. Il tasso di positività è calato al 9%. Scendono i ricoveri per Covid (-244), anche in terapia intensiva (-57)
• Italiani vaccinati: 800.730. Anche Papa Francesco si è vaccinato (subito dopo le guardie svizzere)
• L’Indonesia inizia la campagna di vaccinazioni dai giovani
• In Gran Bretagna 1.500 morti per Covid in 24 ore
• A Lamezia Terme è iniziato il maxi-processo contro la ndrangheta: 1000 avvocati, 335 imputati (di cui 150 videocollegati in contemporanea)
• Massimo Bossetti torna a sperare nella revisione del processo sulla morte di Yara Gambirasio: la Cassazione ha accolto il ricorso sull’esame dei reperti
• La Procura di Milano ha ordinato il sequestro dei servizi delle Iene che accusavano Burioni di conflitto d’interesse
• L’ex ministro Maroni sta meglio, ha lasciato l’ospedale
• Il commissario di Alitalia dice che sono a rischio gli stipendi
• Teresa Cherubini, la figlia di Jovanotti ha avuto un tumore, un linfoma di Hodgkin, ed è guarita
• Per l’Autorità europea per la sicurezza alimentare mangiare i vermi della farina essiccati è sicuro.
Ieri mattina due delle grandi banche con le quali il presidente americano uscente ha condotto finora gran parte degli affari, la Deutsche e la Signature, hanno chiuso i conti, e hanno annunciato che nel futuro non avranno più rapporti con lui. La decisione è particolarmente gravosa per quanto riguarda l’istituto tedesco, che nel corso degli anni gli ha concesso prestiti per un totale di 2,5 miliardi di dollari. Al momento il debito ammonta a circa 400 milioni, con contratti che prevedono scadenze di pagamento nel 2023 e 2024. I mutui della Deutsche coprono le passività di grandi proprietà di Trump come il Doral Club di Miami e le Trump Tower ed Hotel di Chicago e di Washington. Il presidente ha depositi presso diverse altre banche minori, ma la Deutsche è stata quella che finora lo aveva accompagnato nelle operazioni di maggiore calibro, specialmente quelle effettuate all’estero» [Pompetti, Messaggero].
«Diverse dozzine delle blue chip, le maggiori aziende degli Stati Uniti, hanno reagito alla violenza di mercoledì scorso, e alla vergogna per aver visto violare il tempio della politica, con la decisione di sospendere tutti i finanziamenti, sia quelli destinati al partito democratico che a quello repubblicano. Altre, come American Express, Airbnb, Dow Chemicals, Mastercard, le società di comunicazioni AT&T, Comcast e Verizon, Amazon, General Electric e Morgan Stanley, hanno calato la scure in modo selettivo. Il loro bando ai finanziamenti colpisce il partito repubblicano, e in particolare i 120 deputati conservatori che hanno votato la notte stessa dell’assalto al Campidoglio a favore dell’obiezione voluta da Trump, che avrebbe invalidato il risultato delle elezioni».
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