“Il tango della Buena Sorte” del 2004 è la canzone che Pino Daniele dedica a Diego Armando Maradona, in quello stesso l’album “Passi d’autore”, c’è un altro brano “Isola grande” dedicato a Ernesto “Che” Guevara e così non avendo le competenze per raccontare il Diego calciatore e per non voler aggiungere altre frasi ovvie e scontate sull’uomo Maradona, mi piace scrivere della sua passione per la politica, per il socialismo progressista sudamericano, per essersi sempre sentito figlio del popolo.
La Buena Sorte oggi ha smesso di suonare il tango e così il testo di Pino Daniele diventa una delle tante istantanee di un uomo straordinario:
Lui è un mago con il pallone
Io l’ho visto alzarsi da terra
e tirare in porta
soffia il vento d’argentina
davanti agli occhi spalancati
e pieni di grande speranza
e al momento giusto
suona il tango per magia
lui è l’uomo giusto
che ci può far vincere
tango della buena suerte
ma la partita più importante
è da giocare con la vita
La musica finisce, il mito di Maradona da leggenda diventa molto di più, un fenomeno indescrivibile che cancella i numeri della pandemia e fa sognare tutti. Il direttore del “Corriere dello Sport”, Ivan Zazzaroni lo definisce “ l’Assoluto” e come dargli torto. E tra i tanti tweet quello che mi colpisce è il cinguettio di Lapo Elkann, uniti da un’amicizia speciale e dall’aver condiviso scherno, battute pesanti e scelte fuori dalle regole.
Ma io napoletana verace, con il cuore azzurro da sempre, da bambina ho assistito dal vivo a telecronache di un maestro del giornalismo sportivo come Luigi Necco e conosciuto Corrado Ferlaino, compagno di scuola di mio padre, ricordo le tempeste di emozioni che Maradona ha regalato a Napoli, ai napoletani, unendo in unico abbraccio Posillipo e Spaccanapoli, Chiaia e la Sanità, tutti al solo grido “Maradona si megli’ e Pelè”
Ma con gli anni ho scoperto che quel simpatico ed irriverente scugnizzo argentino, era un rivoluzionario, un uomo impegnato, un combattente, con idee precise e determinate, conducendo battaglie politiche che avrebbe potuto risparmiarsi dall’alto della sua fama. Invece Maradona mise la sua popolarità a disposizione della sua America Latina, esponendosi contro gli Stati Uniti d’America e dichiarando la sua amicizia con Fidel Castro in ogni occasione possibile. Il 25 novembre del 2016 Fidel morì e così il filo rosso della loro amicizia li lega anche nella dipartita, ma il filo lo lega anche ad un altro fenomeno del calcio, figura molto discussa, che lasciò questa terra proprio il 25 novembre del 2005: George Best.
Emir Kusturica nel suo Maradona del 2008 approfondisce con interviste dirette il suo impegno politico, il Maradona rivoluzionario, il Maradona paladino della causa del Socialismo del Siglo XXI. Maradona scende in campo come ben testimonia il film di Kusturica, non è uno stadio questa volta, ma farà goal perché guiderà il “Treno anti-Bush” che partì nel novembre del 2005 da Buenos Aires diretto a Mar del Plata, dove aveva luogo il “IV Vertice delle Americhe”, l’assemblea dei capi di Stato e di governo con l’adesione di quasi tutti i Paesi del nuovo mondo, un’assise di oltre 800 milioni di persone.
Il treno, era composto da cinque vagoni, El Pibe de oro insieme a 160 manifestanti viaggiò verso il grande corteo organizzato dal “Vertice dei Popoli”, definito il «controvertice» e ideato nella stessa località per contestare il presidente USA.
Il grande numero “10” ha con sé non sono solo tifosi e campesinos, fra gli ospiti illustri c’è anche il candidato alle presidenziali in Bolivia, Evo Morales, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace e militante per i diritti umani e Hebe de Bonafini tra le fondatrici dell’associazione Madres de la Plaza de Mayo, insieme con cantanti argentini, giornalisti e leader politici. Così Maradona mantiene la promessa fatta a quello da lui definito un “Dio”, Fidel Castro, contro il presidente americano Bush che non esita a definire “assassino”.
Si presenta alla manifestazione con la maglietta “Stop Bush”, non ha paura di diventare anche un leader politico, un eroe epico, un novello eroe dei due mondi, ma anche un’icona anti global e anti sistema. La sua una figura complessa che però riesce ad abbracciare tutti, un uomo generoso che seppe condividere la sua fortuna con le persone in difficoltà in Argentina come a Napoli, era generoso anche nel donare se stesso nel regalarsi anche a chi forse ne ha abusato. Il goal all’Inghilterra entrerà nei libri di storia, il goal della Mano de Dios è ormai un cult anche per chi non sa nulla di calcio.
Maradona oggi è alla Casa Rosada, nel luogo che rappresenta il cuore dell’Argentina, il Palazzo presidenziale. I fiumi di parole che in queste ore si stanno profondendo su Maradona sono davvero la cifra di quello che Maradona è stato, per molti era un Dio e così come agli Dei “gli viene perdonato tutto”.
I tweet, i messaggi, i post, le foto sono un’infinità ma oggi mentre a Napoli è lutto cittadino e si parla dello Stadio San Paolo intitolato a Dieguito, non oso immaginare cosa sarebbe stata San Gregorio Armeno se non fosse zona rossa e non ci fosse il maledetto COVID, statuine e pastori con la fisionomia del grande Maradona, e azzardo che forse senza essere blasfemi lo potremmo trovare nella santa mangiatoia, mentre nel passato Diego Armando Maradona più che nella grotta è stato messo in croce non per le sue imprese di genio del calcio ma per il suo essere un uomo.
Con molte debolezze, che con grande coraggio ha sempre ammesso, un uomo che da atleta si era presentato fuori forma, ingrassato, gonfio, poi di nuovo scattante e lucido, un uomo che avrebbe potuto concedere di meno di se stesso e proteggere di più la sua vita e la sua gloria.
Napoli oggi lo piange perché è davvero il figlio amato da tutti, è il simbolo di una rivalsa che ha portato il giovane Maradona sul tetto del mondo insieme ad una città che è arrivata a tifare Argentina ai Mondiali.
Lui Diego Maradona è nelle preghiere di Papa Bergoglio, il Papa che lo ha abbracciato in Vaticano, che lo ha incontrato più di una volta e che avrà regalato al piccolo gigante quella pace che forse più di altri meritava, visto che di gioie a noi terreni ne aveva regalate tante, a quell’abbraccio ci uniamo tutti, commossi, affranti e finalmente leali!
Per la foto di copertina ringraziamo Gennaro Regina, opera dedicata a Diego Armando Maradona.
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