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Il tavolo della trattativa

Nell’epoca della ipercomunicazione di massa quello che conta sono i simboli, il più delle volte sintetizzabili in una foto.
Tanto per fare un esempio recente: Ursula von der Leyen in piedi e in imbarazzo di fronte all’accomodato sultano turco (e a quel gentiluomo di Charles Michel).
Da cui eminenti politologi “ricavavano” la sottomissione della civiltà occidentale alla islamizzazione dilagante, il fallimento della parità di genere e la divisione all’interno delle istituzioni europee.

Della virtuale (speriamo) guerra russo-ucraina rimarrà un’unica immagine: il tavolo della trattativa diplomatica al Cremlino.
Ciascuno ci può vedere quello che vuole. L’abissale distanza che un autocrate frappone tra se’ e il resto del mondo (considerando che questi erano suoi pari grado, pensate la lontananza dal suo popolo…).
Oppure che l’ex agente KGB possegga preoccupanti informazioni sullo stato di salute dei suoi ospiti.

Anche che il macho Putin -che ama farsi fotografare a torso nudo nella tundra innevata a caccia di orsi- sia ipocondriaco.
Ma la spiegazione reale mi ha aperto dei mondi quasi fantascientifici.
La lunghezza del tavolo (solo la regina Elisabetta ne possiede uno più lungo, per il tè delle 5) era dovuta al rifiuto di Macron di farsi il tampone.
Di primo acchito pensi: ma che maleducato! Poi ti spiegano che non ha voluto lasciare tracce della sua materia organica. E tu pensi: com’è educato! Che igienista!
Invece il problema è che dal tampone potevi risalire al suo DNA e alla “impronta” della sua salute odierna e futura.
Il Cancelliere tedesco invece si è sottoposto al tampone ma unicamente nelle mani di una dottoressa tedesca, medico dell’ambasciata tedesca, sull’aereo presidenziale che è territorio tedesco.

Fin qui la Russia ci aveva abituati solo agli avvelenamenti in terra straniera di cittadini russi (preferibilmente Londra). Avversari politici e spie pentite.
Evidentemente non hanno ancora raggiunto una tecnica e una preparazione sufficienti, per cui si fanno sempre scoprire, coinvolgono nell’attentato anche persone innocenti come i parenti, spesso falliscono l’obiettivo e quando riescono, la vittima patisce pene dell’inferno per settimane.
Altro che guerra batteriologica. Qui si prospettano le nuove frontiere del terrorismo. Siamo all’attentato “sanitario”.

Conoscendo la predisposizione alle varie malattie dell’avversario e le sue percentuali di rischio, si può costruire una “cura” del predestinato che attivi le cause scatenanti dei suoi punti deboli.

Oggi un potente della terra, un capo di stato già sa che gli hacker russi lo intercettano e conoscono ogni sua abitudine. Ma d’ora in poi dovrà pensare anche da che medico farsi visitare, se prendere la medicina prescritta, cosa mangiare e bere, come farsi un check-up sotto falso nome, evitare di chiedere il rimborso alla assicurazione sanitaria.
E pensare che io consideravo pura follia la decisione di Angiolina Jolie di operarsi al seno perché la “lettura” del suo DNA prevedeva – con una percentuale del 30%  e intorno ai 50 anni- la probabilità di un tumore alla mammella.

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Gianluca Veronesi

Nato ad Alessandria nel 1950, si laurea in Scienze Politiche, è Consigliere comunale ad Alessandria per tre legislature, Assessore alla cultura ed al teatro, poi Sindaco della città. Dirigente Rai dal 1988 al 2018, anni in cui ricopre vari incarichi:Assistente del Presidente della RAI, Direttore delle Pubbliche relazioni, Presidente di Serra Creativa, Amministratore delegato di Rai Sat. E' stato consigliere dell’istituto dell’autodisciplina Pubblicitaria e del Teatro Regionale Alessandrino.

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