In Nuova Zelanda l’aborto non è più un reato. La nuova legge, approvata in terza lettura con 68 voti a favore e 51 contrari, consente alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza entro le prime 20 settimane di gestazione. «Per oltre 42 anni, l’aborto è stato in Nuova Zelanda l’unica procedura medica considerata un crimine, ma d’ora in poi sarà giustamente trattato come una questione di salute» ha commentato il ministro della giustizia Andrew Little. La legge era stata promessa in campagna elettorale dalla prima ministra Jacinda Ardern, che nel corso del suo mandato aveva già approvato diverse misure a favore delle donne, fra cui l’introduzione di un permesso di lavoro pagato alle vittime di violenza domestica.
«Quello dell’interruzione volontaria di gravidanza è uno dei nodi più controversi del panorama politico e sociale della Nuova Zelanda, paese che registra tassi di aborto tra i più alti del mondo: i casi dichiarati nel 2018 sono stati 13,5 ogni 1.000 donne tra i 15 e i 44 anni, valori doppi, per esempio, rispetto a quelli di Germania (7,1) e Italia (6,2)» [Napoletano, Avvenire].
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