La Città agli Under 25. Un progetto che chiama in causa giovani di tutta Italia. Si tratta di una scommessa o di un’esigenza vincente?
Si tratta senza dubbio di un’esigenza. Non ci può essere crescita senza una necessità. La nostra necessità era quella di creare una comunità giovane composta da ragazze e ragazzi che amano la cultura e vogliono farne uno strumento per valorizzare sia loro stessi che il proprio territorio. Poi, dopo l’idea.. nasce la sfida, che dopo otto anni ci sembra essersi concretizzata in un’esperienza concreta.
Giovani nella doppia veste di spettatori e artisti emergenti. Dominio Pubblico è un’opportunità, un trampolino di lancio per i giovani artisti?
Possibilità è la parola che ci piace usare di più. Abitare la possibilità significa imparare a concretizzare la propria volontà: sia la direzione artistica che gli artisti under 25 ottengono grazie a Dominio Pubblico gli strumenti per potersi mettere alla prova: palcoscenici, attrezzature tecniche, formazione, collaborazioni e partnership con importanti realtà nazionali e internazionali. Però tutto questo devono imparare ad usarlo correttamente e richiede un grande sforzo e una grande costanza. Crediamo che con delle buone pratiche ogni ragazzo o ragazza del progetto diventi responsabile e consapevole del proprio ruolo e delle proprie capacità.
La creatività è al centro del progetto. Quanto è importante ripartire da qui in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo?
Fondamentale. Senza la capacità di riuscire a rendere concreti i propri desideri e le proprie ambizioni non è possibile rendere sostenibile la creatività. Non solo: ci si rende immediatamente conto che realizzare un percorso artistico e creativo richiede la partecipazione di molti: gli artisti non possono emergere se non sono sostenuti da strutture in grado di supportarli e soprattutto senza un pubblico che si riconosca in loro.
Dominio Pubblico abbraccia l’arte in varie forme. E’ una linea guida necessaria o ci sarà maggiore spazio per il teatro in questa edizione?
Il teatro è il nostro punto di partenza. Il progetto nasce nel 2013 da due piccolissime realtà romane che però hanno una grande storia: il teatro dell’Orologio e il teatro Argot. E questo non ce lo siamo mai dimenticati. Il progetto nasce per creare un ricambio generazionale del pubblico. Per farlo però noi senior ci siamo dovuti mettere in ascolto delle necessità dei più giovani, che sanno meglio di noi che l’arte non ha confini né generi: il festival non doveva occuparsi solo del teatro ma doveva aprirsi a tutti gli ambiti artistici. Essere multidisciplinare.
Dominio Pubblico collabora con numerose realtà istituzionali. Un passaggio fondamentale per dare all’arte (ed ai giovani) il posto che merita?
Sempre ricordando il passato la cosa che ci ha colpito di più è stato l’immediato interesse che il progetto ha suscitato nelle persone e nella politica: senza saperlo stavamo iniziando ad “abitare” un settore strategico fondamentale per lo sviluppo delle politiche culturali della comunità europea: audience development – audience engagmenet e poi community engagement sono parole strategiche nate da cambiamenti e riflessioni geopolitiche globali. Declinarle nella propria città o nel proprio territorio è oggi il compito degli operatori culturali: la cultura è uno strumento di crescita delle comunità degli uomini. Senza di essa non può esserci alcun futuro. Questo i giovani lo sanno molto bene e lo stanno imparando a capire anche le istituzioni.
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