In occasione della ricorrenza della morte di San Josemaría Escrivá, Moondo intervista Giuseppe Corigliano, scrittore e portavoce dell’Opus Dei.
Il 26 giugno 1975, ultimo giorno della sua vita terrena, il Padre si alzò alla solita ora. Celebrò la Santa Messa nell’oratorio della Santissima Trinità. Quel giorno il Fondatore dell’Opera desiderava andare a Castel Gandolfo per salutare le sue figlie di Villa delle Rose: era infatti in procinto di lasciare Roma. Ciò fa capire che stava fisicamente bene e che niente faceva prevedere ciò che di lì a poco sarebbe successo. Durante il viaggio di ritorno da Castel Gandolfo padre Josemaria si sentì male. Di lì a poco morì.
L’Opus Dei e il santo fondatore sono amati da chi ne condivide lo spirito mentre i miti creati da un certo giornalismo hanno creato un alone di mistero che non ha alcun motivo di esistere.
Il fine primario dello spirito dell’Opera è l’identificazione con Cristo attraverso le circostanze in cui viviamo. Un fine che ha un duplice aspetto: da una parte coltivare lo spirito attraverso un rigoroso piano di vita che può alimentare il nostro rapporto con Dio. D’altra parte c’è la valorizzazione di tutte le situazioni umane: il presupposto di un nuovo umanesimo cristiano. “Mentalità laicale e anima sacerdotale” è un’espressione di San Josemaría che ben definisce questo atteggiamento. Non rifuggire dalle cose del mondo evitando però la mentalità mondana che riduca a un fine ciò che è solo un mezzo.
Questo è in sintesi il gran dono dello spirito dell’Opera che, d’altra parte non è una dottrina ma uno stile di vita.
E infatti ciò che più mi ha colpito del pensiero e dell’opera di san Josemaria è stata la santificazione del lavoro. Intendiamoci, per me l’amore per il lavoro è il valore più importante della vita. Per me il lavoro, come è vissuto il lavoro, da una identità allo stile di vita di ciascuno. Quindi il lavoro è la cosa più importante della nostra esistenza, ma dire che il lavoro ci fa santi è tutta un’altra cosa. San Josemaría faceva partire dall’amore l’intenzione di un lavoro ben fatto. “Signore cerco di far le cose bene per amor tuo”. E allora tutto cambia. Allora, tu dici, la vita diventa un progetto di Dio, diventa un opus Dei.
Quindi potremmo dire che San Josemaria compie una vera rivoluzione quando afferma la santità personale di ciascuno, il rintracciare la santificazione nei gesti quotidiani della vita di ciascuno di noi.
San Josemaria ha più volte richiamato la nostra attenzione su un particolare gesto quotidiano, il mangiare, il nostro cibo quotidiano e come il preparare il buon cibo sia un gesto di amore. Commenta.
C’è nel Cammino una espressione che mi ha sorpreso. Scrive San Josemaria “sii piccolo, molto piccolo, non avere più di due anni, al massimo tre…”
Si nasce e si muore, è il ciclo della vita, ma per SAN JOSEMARIA morire è un arrivederci, ma non per la certezza della resurrezione come se tutti fossimo dei piccoli Gesù Cristo, piuttosto è un continuare la vita in un altro modo.
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