Abbiamo già dedicato un articolo alla Mostra Multimediale dedicata a Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer che verrà inaugurata il 12 settembre alle ore 18.30 ed aprirà al pubblico il prossimo 13 settembre fino all’8 dicembre 2019, presso la Sala Dorica di Palazzo Reale a Napoli.
In questo articolo vogliamo raccontarvi qualcosa di più, come nasce l’idea, perchè una mostra multimediale, quali obiettivi si pone e quale pubblico si intende intercettare. Per fare questo abbiamo intervistato Umberto Croppi, curatore della Mostra “Bud Spencer” , questo è quanto ci ha raccontato.
Qual è stato l’approccio del curatore nell’organizzare una mostra dedicata non ad un prodotto (ad una produzione artistica) quanto invece ad un personaggio che diviene esso stesso “prodotto” della mostra?
Partiamo da una affermazione che ha sempre contraddistinto Carlo Pedersoli, lui ha sempre detto “io non sono un attore”, intendendo con ciò che lui inizia questa carriera per caso ma non ne ha mai fatto una ossessione ed i personaggi che ha interpretato in qualche modo è come se fossero stati sempre se stesso. Un personaggio buono che insegue la giustizia, che da i cazzotti ma non ferisce, un caparbio ottimista. Ecco Pedersoli era tutto questo. Non dimentichiamoci che stiamo parlando dell’attore italiano più noto e conosciuto al mondo, secondo una indagine del Times di qualche anno fa.
Come è stata costruita la mostra?
Tutto quello che raccontiamo della vita di Carlo Pedersoli è documentato, con un lavoro che è durato due anni e condotto anche grazie alla famiglia di Bud, si va dal libretto universitario al certificato fornitoci dalla società romana di nuoto della prima gara a cui ha partecipato (vincendo) la sua prima gara di nuoto. Tutto questo con il supporto delle nuove tecnologie, si parla quindi di una mostra “multimediale”, in cui il viaggio attraverso la vita di Bud Spencer è possibile grazie al contributo di video, foto, audio, ecc, immergendo il visitatore in un ambiente a lui più consono e meno noioso della classica mostra “statica”. Proprio l’utilizzo delle tecnologie multimediali rende possibile l’approccio anche ad una generazione (i cosiddetti millennial) che conosce Bud solo per i film. Quindi l’idea è far in modo che chi visita la mostra entri in un film! E questa storia della vita di Bud gli viene raccontata come se fosse una pellicola cinematografica in 3D.
La mostra serve a raccontare anche il Bud Spencer meno noto?
Certamente, per come è stata concepita e costruita la mostra, è una sorta di film multimediale che ripercorre la vita di Carlo Pedersoli, che oltre a Bud Spencer (l’attore) è stato tanto altro, difficile fare una gerarchia. E’ stato uno sportivo: campione di nuoto, medaglia d’oro di pallanuoto, boxer, rugbista, lottatore greco romano, ha persino corso un rally in Venezuela. E’ stato poi pilota di elicotteri e di aerei, pur avendo problemi di vista, volando la prima volta senza mai aver preso una lezione. Poi ha preso i brevetti di volo ed ha creato addirittura una compagnia aerea (che esiste ancora ed è oggi di proprietà di Poste Italiane). Ma il suo primo lavoro era quello di compositore, lui scriveva per Ornella Vanoni per Nico Fidenco e per se stesso, musiche e parole. Suonava una quantità incredibile di strumenti, che sono ancora in casa sua, pur non avendo mai studiato una riga di musica. Ed ha continuato questa passione fino agli ultimi giorni della sua vita. In pratica noi non raccontiamo la persona e non l’attore, poiché le due cose non sono facilmente scindibili. Con un solo distinguo, chiarire che l’immagine che abbiamo di Bud Spencer dai suoi film, come di una persona un po’ “rozza”, buona ma un po’ ignorante, non rispecchiava il Carlo Pedersoli della vita reale che era veramente un personaggio poliedrico e di elevata cultura, basti pensare che Carlo parlava correttamente 6 lingue! E ancora che Carlo si diploma al Liceo Scientifico a 16 anni ed a 17 è già all’Università e già al tempo dello scientifico sapeva a memoria in greco antico l’Anabasi di Senofonte.
Lei è stato da poco nominato presidente di Fondazione La Quadriennale di Roma (ente nato nel 1927 per promuovere l’arte italiana contemporanea), quali sono i suoi programmi?
Beh, facciamo un bel salto! In questi giorni sono impegnato in una full immersion per cercare di mettere a punto l’edizione del prossimo anno, che essendo a così stretta scadenza, è quasi del tutto definita, grazie al lavoro del precedente presidente Franco Bernabè e del suo staff, di cui facevo parte anche io nel CdA. Io mi sto impegnando per fare in modo che questa edizione sia l’edizione della “partecipazione”, sia nel mondo variegato dell’arte contemporanea ma anche che serva ad avvicinare alla conoscenza dell’arte contemporanea possibilmente anche chi non ne ha mai visto un quadro. Quindi l’obiettivo è quello di coinvolgere ed allargare il pubblico.
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