Pubblichiamo un’intervista al Prof. Luigi Mazzella, dopo la vittoria di Boris Johnson ed al tempo delle “sardine”.
D. Boris Johnson ha ottenuto una strepitosa vittoria alle elezioni in Gran Bretagna. Pensa che lo stesso successo arriderà a Donald Trump nel 2020 per la rielezione del Presidente degli Stati Uniti d’America?
R. Ritengo di sì! E le ragioni a me sembrano evidenti. L’economia Statunitense sta crescendo in misura più che soddisfacente; la Borsa nordamericana va, quasi costantemente, bene; il lavoro aumenta in tutti gli Stati dell’Unione (solo in Novembre si sono creati 266.000 nuovi posti di lavoro, molto sopra le attese che erano di circa 180.000 unità); la disoccupazione non è stata mai così bassa negli ultimi decenni di storia americana (il tasso è calato dal 3,6 al 3,5, livello più basso dal 1969). Non saprei trovare un solo motivo per immaginare un risultato diverso dalla riconferma di Trump! Quello della capigliatura del Presidente mi sembra irrilevante e non è valso neppure per quella di Johnson che è altrettanto bionda e più disordinata. Il problema, però, non è questo!
D. E qual è?
R. E’ che se il “Tramonto dell’Occidente” di cui ha scritto Spengler e di cui di tanto in tanto si riparla non s’è ancora realizzato, la fine della “democrazia” nell’Occidente è già avvenuta. La dittatura dell’oligarchia finanziaria non tollera masse che votano contro i propri progetti politici e se ciò avviene fa ricorso immediato alla sua arma che è più potente di una bomba atomica: il denaro. Facciamo degli esempi: Boris Johnson stravince alle elezioni inglesi e riduce all’angolo i laburisti ma la magìa del denaro fa sì che il giorno dopo le piazze siano gremite di manifestanti contro la vittoria ottenuta dalla maggioranza dei cittadini britannici. Donald Trump, per la sua politica, gradita alle masse, ha buone chance di essere rieletto Presidente degli Stati Uniti…ebbene l’impeachment proposto dai Democratici di Nancy Pelosi (id est: la Sinistra Statunitense), gradito al mondo dei banchieri, dovrebbe compiere il miracolo di impedire il successo del nemico. In Italia, pur senza una leadership culturalmente e intellettualmente adeguata per l’assenza di un partito liberale paragonabile a quello conservatore anglosassone, cominciano a prendere piede istanze di recupero della perduta sovranità (finanziaria, territoriale e, in buona sostanza, politica) ed ecco che la bacchetta magica dei banchieri consente alle piazze di riempirsi di “Sardine” per contrastare (udite, udite!) l’azione dell’opposizione (caso unico negli annali della democrazia!) e non, come sempre è avvenuto e avviene, quella di governo (che andrebbe più che bene ai magnati della Finanza, ma che comincia a vacillare e le elezioni sembrano più vicine di quanto si possa immaginare).
D. Si tratterebbe, quindi, di un movimento sollecitato a suon di miliardi da chi teme un risultato come quello inglese contrario all’Unione Europea di banchieri e bancari?
R. Certo! E la debàcle di Corbyn non è incoraggiante. Chi sa leggere tra le righe sa che nonostante tutti i “trucchetti” della stampa, della radio, della televisione con fake-news e commenti “addomesticati”, dei manipolatori di sondaggi a gogò, aumenta il “mal di pancia” della gente del Vecchio Continente che si rende conto, ogni giorno di più, dell’incompetenza, della faciloneria, dell’inganno e dei “sofismi” perpetrati a suo danno. Popolazioni, come quelle Europee, che prima del capitalismo monetario erano ai vertici della produzione industriale di “beni reali e concreti”, non possono assistere a lungo al crollo delle loro economie per far arricchire sempre di più chi è già ricco. E i magnati della Finanza non possono far valere le “ragioni” della folle pretesa di incrementare la loro già tanto oltraggiosa ricchezza e altra via non hanno che “foraggiare” movimenti che “riesumino” il defunto linguaggio della Sinistra (Siamo i nuovi partigiani, Bella Ciao, Resistenza, Anti-fascismo e via dicendo). Al mio Paese si dice che “la paura fa novanta”. Quella dei banchieri fa “novantuno”!
D. In relazione agli uomori veri della gente, quelli che si manifestano nel giorno del voto e smentiscono le previsioni prezzolate, lei pensa, quindi, che il sistema mediatico italiano, nonostante le reiterate prove di “fedeltà” alla politica anti-johnsoniana e anti-antitrumpiana, filo-Unione Europea non sia ritenuto adeguato a contrastare il “sovranismo” nascente degli abitanti dello Stivale e renda necessario il ricorso alla piazza di Sardine con la pubblicazione a mezza pagina di fotografie di adunate Oceaniche come quelle che piacevano tanto a Mussolini e poi ai comunisti di casa nostra?
R. Il fatto è che, quando si dispone di una ricchezza immensa (che può essere messa a rischio da provvedimenti in favore della “polis”e cioè “politici”) si tende a sparare al bersaglio anche con un cannone di grande potenza e gittata per essere sicuri del risultato. Certo la carabina continua a essere utilizzata… ma è ritenuta non sufficiente a contrastare il pericolo se “Annibale è alle porte”. E Annibale è alle porte perché le elezioni potrebbero essere meno lontane del previsto!
D. V’è chi ha sostenuto che per ragioni “storiche” e “contingenti” gli Italiani sarebbero stati gli ultimi a capire il pericolo di un’involuzione monetaria del capitalismo occidentale. Se ora l’Italia sperimenta l’assalto delle “Sardine” come inedito mezzo di contrastare l’opposizione “sovranista” vuol dire che gli gnomi della Finanza hanno intuito un pericolo di cui non s’erano accorti gli osservatori politici.
R. Me compreso. Le motivazioni “storiche” e quelle “contingenti”, però restano valide. I colpi di coda di un popolo alla disperazione rappresentano anch’essi una “norma”.
D. Vogliamo ricordarle ai nostri lettori?
R. Le ragioni storiche sono di natura, per così dire “culturale”. Gli abitanti dello Stivale, dopo l’avvento della cosiddetta “civiltà giudaico-cristiana” che distrusse ab imis (cioè dalle fondamenta) la “cultura greco-romana” della Roma repubblicana, sono cresciuti e si sono moltiplicati in un ambiente caratterizzato da assolutismi religiosi e filosofici: cattolicesimo e idealismo, prima platonico e poi post-platonico. E ciò fino alla sua lettura tedesca di Hegel, progenitrice delle due tirannie del “secolo breve”: fascismo e comunismo. In conseguenza gli orientamenti di pensiero degli Italiani sono stati sempre distanti e diametralmente opposti a quelli dei popoli anglosassoni che, come i greci e i romani, sono empiristi, pragmatici, in modo convinto anti idealisti e sinceramente e profondamente anti-assolutisti. Questa connotazione italica spiega sia l’odio fascista per la “perfida Albione” di Benito Mussolini, duce del fascismo, figlio della destra hegeliana sia l’anti “Amerikanismo”con la kappa, di origine comunista dei seguaci di Togliatti e Berlinguer, figli dell’idealismo tedesco di sinistra.
D. Ha omesso di parlare dei cattolici puri, cioè non fascisti e non comunisti. Quale sarebbe la ragione della loro ostilità?
R. Diciamo che è più datata: Enrico VIII, per problemi nuziali, e poi, soprattutto per ragioni politiche, Elisabetta I che affondò nella Manica l’Invincibile Armata di Filippo di Spagna, salvaguardando l’Inghilterra dall’egemonia cattolica del Papa di Roma, a beneficio dell’indipendenza della Chiesa Anglicana.
D. Direi entrambe troppo datate per significare oggi qualcosa! E poi non dimentichiamo che anche in Gran Bretagna vi sono pur sempre buone percentuali di cristiani, a parte un (certamente) più diffuso ateismo!
R. Dell’ateismo menava vanto Winston Churchill che evidentemente non doveva temerne l’impopolarità conoscendo i suoi connazionali. Per i Cristiani inglesi le ricordo ciò che fa dire a un suo personaggio William Somerset Maugham nel romanzo “The Painted Veil (Il Velo dipinto)”: “Lui dice di appartenere alla Chiesa d’Inghilterra? Allora vuol dire che non crede quasi in niente!”
D. E lei ritiene tale affermazione credibile?
R. Sì, perché la metafisica, religiosa o filosofica, non si concilia con una visione empiristica della vita. Ed è questo il caso dell’Inghilterra (o, almeno, lo era, prima delle immigrazioni islamiche).
D. Passiamo alle ragioni contingenti, “alias” recenti.
R. Sono costretto a ripetere quanto ho già scritto. Nel terzo volume (parte quinta) de “Il Capitale”, Karl Marx prevede lucidamente la soppressione del modo industriale di produzione capitalistica in conseguenza ed a causa della “ricostituzione di una nuova aristocrazia finanziaria, una nuova categoria di parassiti”….. Il tutto in un sistema di fondi fasulli, di imbrogli e di raggiri bancari di varia natura ed entità. Gli unici ad avere condiviso l’ipotesi formulata dallo studioso tedesco sono stati gli Anglosassoni che con Donald Trump e con Boris Johnson hanno inteso recuperare il valore della politica (id est: cura degli affari della polis) contro lo strapotere del settore finanziario, per il quale il business o è planetario o non è!
D. Non mi ha detto, però, da che cosa sia nata la paura dell’oligarchia delle Banche per temere un “sovvertimento” degli attuali equilibri in Italia. Ai loro occhi, non siamo più il “popol morto” di cui parlava Giosuè Carducci?
R. Usano la prevenzione e sparano, come ho detto, con il cannone a un cardellino!
D. Torniamo sulla Terra! Quanto influirà sul successo di Trump e di Johnson l’ostilità del sistema mass-mediatico occidentale?
R. Il sistema mass-mediatico in Occidente è notoriamente finanziato dalle Banche o variamente sostenuto da esse. Quando si occupa dei due Paesi Anglosassoni che dell’Occidente costuiscono magna pars, i giornalisti devono necessariamente crogiolarsi in previsioni “ottimistiche” circa il successo dei Democratici o dei Laburisti (a proposito delle ultime elezioni inglesi scrivevano che la forbice in favore dei conservatori si era, nell’imminenza del voto, molto ristretta!). Circa la procedura d’impeachment, promossa da Nancy Pelosi è giocoforza per loro prevederne il successo. Così come non possono non preconizzare una sconfitta di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali del 2020.
D. Beh! Per Corbyn si è trattato di un abbaglio colossale!
R. Sì, ma vedrà che a breve, i mass-media, puntando sulle immagini impressive di “Sardine britanniche” in moto perpetuo, riprenderanno a parlare di riscossa dei laburisti. Nell’Unione Europea, giornali e reti televisive prefigurano sempre catastrofi per tutti i “sovranisti” e i “populisti” euro-continentali. Fanno il mestiere per cui sono pagati!
D. Un cumulo di fake news?
R. Certo. Oggi, però, vi sono i social, i telefoni cellulari, gli sms e non basta minacciare tasse per il Web per fermare l’ondata! Tempi duri per i vampiri! Era il titolo di una commedia horror italiana di Steno che potrebbe adattarsi ai tempi nostri.
D. E cosa hanno fatto, secondo lei, i seguaci del “marxismo” che nella parte continentale dell’Europa sono certamente più numerosi che nei paesi anglosassoni?
R. Sono divenuti i sostenitori più sperticati del prevaricatore e illiberale sistema creditizio, dal loro Maestro, Karl Marx, additato al generale disprezzo e al pubblico ludibrio.
D. Con quali motivazioni?
R. Nessuna! Quei marxisti d’antan sono stati ospitati, in pompa magna, in tutti i giornali e in tutte le radiotelevisioni di proprietà (o a dipendenza creditizia) bancaria e sono diventati i più feroci oppositori del capitalismo industriale; hanno “sposato” tutte le teorie asfittiche dell’austerità e del pareggio dei bilanci statali. E ciò, per consentire all’Unione di avere sempre soldi dei contribuenti utili a ripianare gli eventuali deficit delle banche creditrici per mutui concessi a imprese manifatturiere zoppicanti e a sostenere le spese di un’immigrazione necessaria per evitare il fallimento delle medesime.
D. E lei ritiene così importante la funzione del denaro nella conquista dei mass media e così rilevante la funzione dei medesimi?
R. La risposta è: sì, nell’uno e nell’altro caso. Il denaro annebbia la vista anche degli ex proletari, un tempo in marcia, descamisados, verso il sole dell’avvenire, ma oggi travestiti in abiti di buon taglio sartoriale (soprattutto, da intellettuali da salotto, impegnati in un generico e imprecisato progressismo gauchiste) in cerca di incarichi e prebende. Devo aggiungere, però che il sistema bancario non si è limitato a questo nella sua politica contro la produzione industriale contraria alla dimensione solo monetaria del capitalismo. Ha favorito e favorisce, sempre con il suo sostegno finanziario, movimenti di massa ecologisti, capeggiati persino da minorenni in fuga (probabilmente “obbligata”) dalla scuola, assembramenti nelle piazze (in Italia: prima di Grillini e poi di Sardine), ondate umane di pacifisti, umanitaristi e universalisti in diffusione espansiva.
D. Che cosa cambierà nel mondo con il trionfo in Gran Bretagna di Boris Johnson, con la pesante sconfitta dei laburisti inglesi (giunti al loro minimo storico) e con il generale arretramento di tutta la Sinistra in Occidente, a partire dalla confusione che regna nel Partito Democratico nord-americano per finire alle posticce aggregazioni gauchiste italiane?
R. La Sinistra si muove dappertutto in una “nebulosa di idee” e in una “zuffa permanente” di leader per l’occupazione di “cadreghini” anche modesti, perché non ha più niente da proporre in una realtà che è profondamente cambiata o che non capisce (a livello di massa) o che non gli conviene di capire (a livello di élite). Pesa su di essa il fallimento clamoroso dei suoi sbandierati e strombazzati “salvataggi” umanitari e universalistici, tutti naufragati immancabilmente nello scandalo dell’arricchimento dei capeggiatori. Per sopravvivere essa si avvale di ambientalismi di piazza, di movimenti di rivolta ispirati a dichiarati propositi anti-corruttivi e pacifistici, assolutamente inconcludenti e soprattutto percepiti ormai dalla gente come del tutto ipocriti e troppo misteriosamente finanziati.
D. In un suo articolo da noi pubblicato lei sostiene che pensare che gli Statunitensi ascoltino il canto delle sirene mediatiche anzi che la voce dei propri interessi, contrari (come quelli degli abitanti continentali dell’Unione Europea) ai guadagni smisurati delle Banche è veramente azzardato. E’ sempre di questa idea?
R. Ancora di più dopo il risultato delle elezioni britanniche. La situazione che si è venuta a creare lascia piuttosto presagire una sonora sconfitta dei Democratici, nel 2020, delle stesse proporzioni di quella odierna di Corbyn in Inghilterra.
D. Ritiene, quindi, allontanati se non scongiurati i rischi di un’involuzione finanziaria di tutto il capitalismo Occidentale?
R. Ho fiducia che almeno gli Anglosassoni, non irretiti nel loro pensiero “non libero”, com’è quello degli Euro-continentali (a causa di duemila anni di assolutismi monarchici, di teocrazie religiose e di dittature d’impronta ideologica tedesca, di destra e di sinistra), sappiano non solo interpretare in modo coerente con la sua etimologia il termine “politica”, leggendolo essenzialmente come cura della “polis” (America e Great Britain first) ma anche condurre la leadership di un riscatto del vecchio Continente dal giogo impostogli da un’Unione Europea che mai i suoi Padri Fondatori avrebbero voluto che fosse come quella che conosciamo. E ciò, perché con i suoi trattati asfittici rende crescente la crisi economica del Vecchio Continente, persino, nella mitica Germania, il cui indice di produzione industriale (soprattutto dell’auto e dell’acciaio) è crollato del 5,3% su anno. La guerra al capitalismo monetario non può restringersi all’America del Nord e al Regno Unito di Gran Bretagna. Deve necessariamente allargarsi all’intero Occidente.
D. Crede che si tratti di un’impresa facile?
R. Assolutamente no! Difficilissima.
D. Cosa pensa della realtà italiana? E’ peggiore di quella di altri Stati-membri dell’Unione Europea?
R. Ripeto ciò che ho già scritto: No e Sì! Vediamo le ragioni del No: paradossalmente, tra i vari Paesi della parte continentale Europea, l’Italia non sembra trovarsi nella condizione peggiore. I Grillini, dopo avere saltellato a vuoto nel prato della politica italiana, si apprestano a cantare per loro stessi meste nenie funebri e le Sardine (d’incerta origine), in caso di elezioni, con buona probabilità, finiranno fritte in padella dopo qualche, ulteriore e disordinato guizzo; i democratici (catto-comunisti) rimasti sotto l’ombra protettiva di autorevoli Personaggi, sono, però, in permanente conflitto con i “renziani”, che verosimilmente hanno perso i loro “patron” a Bruxelles, a Londra e a New York e si agitano scompostamente, avvoltolati nelle spire di un’implacabile giustizia che più di mille comizi è in grado di fare fuori gli avversari politici. Il coro patetico di anatemi contro il “sovranismo” e il “populismo” appare attenuato per effetto della stessa stanchezza dei melanconici “laudatores temporis acti”, costantemente nostalgici (di un passato, qualunque esso sia) e incapaci di guardare di là della misura del proprio naso. Se vi aggiunge il “colpo di coda” temuto dai banchieri… il panorama del Bel Paese non è, certamente, peggiore di altri.
D. Tutto va ben, madama la marchesa? Allora? Non mi sembra che abbia enumerato le ragioni del Sì!
R. Beh. L’ho fatto in altre occasioni, ma le ripeto ancora. Mai come in questo caso, repetita iuvant. Primo motivo di dubbio: Tutto andrebbe nel verso giusto se a beneficiare dell’opera meritoria dei Conservatori Inglesi e dei Trumpiani Statunitensi vi fosse una Forza veramente liberale, pronta a raccogliere il testimone in una gara encomiabile, perché volta a ridare alla libera iniziativa individuale la possibilità di sottrarsi al soffocamento della politica asfittica dell’oligopolio delle Banche (e per esse dei tecnocrati dell’Unione Europea), tesa soltanto a guadagni monetari da prestito e contraria ad investimenti per rivitalizzare la produzione industriale e di infrastrutture. Tale forza non c’è. I liberali Eurocontinentali, avendo la loro matrice di pensiero nell’Idealismo tedesco, si accodano da sempre agli assolutismi (di per sé illiberali) dei Cristiani e dei Social-comunisti. Dovrebbero andare a scuola dagli Inglesi ma temo che per molti di essi sia, ormai, troppo tardi!
Nè la forza del Conservatorismo liberale Anglo-Americano può fare da traino. Gli Stati-membri dell’Unione Europea sono ventisette e la loro storia non è quella dei Paesi Anglosassoni dove l’assolutismo, anche quello regio non è mai stato di casa (tranne, in Inghilterra, durante la breve parentesi di Enrico VIII). Se traino vi sarà, esso gioverà solo alle generazioni future, molto future! Secondo motivo di dubbio: Gli Italiani hanno tante pregevoli qualità ma non sono “eroi” nè “condottieri” di grandi battaglie, come erroneamente pensava Mussolini. Ciò, fino a prova contraria, dovrebbe valere anche per i Sovranisti nostrani, se è vero ciò che si è letto sui giornali circa i loro propositi di entrare in un governo di unità nazionale affidandolo alla guida di Mario Draghi, un tempo (quando dirigeva la BCE), tenacemente avversato. Le tempra di grandi uomini politici non si addicono a Enotria, ad Ausonia, a Italia, al Bel Paese decantato da grandi artisti. Da noi i Churchill, la Thatcher, i Johnson ma anche i Reagan e i Trump non “allignano”. Non è una novità. Se Dante imprecava contro la “Serva Italia” aveva le sue buone ragioni! Le stesse che abbiamo noi… agli inizi del Terzo Millennio.
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