Quattro chiacchiere con...

Intervista esclusiva a Martina Benedetti e Anna Vagli, testimonianze dal fronte Covid-19

Oggi abbiamo invitato nel salotto virtuale di Moondo Martina Benedetti, infermiera che ha lavorato a Massa in questi mesi in prima linea in un reparto Covid di terapia intensiva e Anna Vagli criminologa e giurista. Ringraziamo in anticipo la nostra collaboratrice Veronica Ruggiero per la bellissima intervista che troverete in fondo all’articolo.

Per entrambe, questi mesi sono stati un susseguirsi di novità e di emozioni nuove e particolari dovute dall’avvento della pandemia, sia nella vita privata che lavorativa.

Martina, infermiera di terapia intensiva da 6 anni in così poco tempo si è trovata a dover far fronte ad una pandemia, catapultata nell’unità di terapia intensiva ritrasformata ad unità covid. Inutile pensare al forte stress fisico ed emotivo e alla notevole capacità di adattamento, con orari ed abitudini di vita stravolti. La Toscana è la quinta regione più colpita e fine febbraio e marzo sono stati i mesi più duri.

Anna invece evidenzia un altro triste aspetto che il virus ha accentuato: le violenze domestiche. L’unico modo per combattere la pandemia era restare in casa ma per molte donne vittime di violenze domestiche dover vivere 24 ore su 24 con il maltrattante non è stata la soluzione più sicura. Infatti si è rilevato un aumento del 74,5% di violenze subite tra le mura domestiche in questo periodo di lockdown.

Inizialmente, spiega Anna, le donne non riuscivano neanche a denunciare perché impossibilitate a effettuare chiamate al numero 1522. Fortunatamente poi sono stati presi una serie di provvedimenti da parte del governo e quindi la polizia di stato ha reso disponibile una App che consente alle donne di chiedere aiuto mediante un semplice messaggio. Purtroppo anche questa App non ha avuto particolare efficacia e per questo motivo, da qualche settimana è stato raggiunto un accordo tra la rifondazione farmacisti e il Ministero pari opportunità che consente alle donne di rivolgersi in farmacia con la parola in codice “mascherina1522” e in quel modo gli stessi farmacisti possono attivare la richiesta di aiuto per le donne vittime di violenza.

Purtroppo dall’inizio del confinamento sono 11 le donne vittime non del virus ma di violenza all’interno delle mura domestiche. Poi ci sono le donne sopravvissute ma morte dentro e gli stessi figli vittime di violenza assistita perché vivono e percepiscono schemi relazionali che purtroppo riproporranno anche in futuro.

Martina ed Anna sono amiche da sempre e insieme hanno portato avanti un bellissimo progetto, un libro dal titolo “Non siamo pronti”. Si tratta di uno scambio di lettere tra Anna e Martina avvenuto realmente tramite messaggi whatsapp da dicembre fino alla fine della fase 1.

Anna e Martina si consultavano ogni giorno e nel libro sono state tradotte tutte le emozioni sia vissute nella terapia intensiva che nella vita privata, sensazioni e paure. Paura dei risvolti economici, del futuro, del cambiamento. Uno scambio reciproco di punti di vista e delle sensazioni in corsia. Il racconto di scene mai vissute prima come ad esempio la prima presa in carico di un paziente covid. Per Anna e Martina, scrivere durante questo periodo è stata una sorta di terapia, “scrivere è la prima forma dell’autocoscienza dell’animo” lo psicologo di Martina.

Il libro si conclude con un messaggio di speranza perché “i problemi fanno parte del mondo, ci saranno sempre e è naturale che verranno sempre superati”.

Al nord la pandemia si è sofferta molto di più, mentre al centro e al sud si è diffusa in maniera più leggera e per questo motivo l’emergenza si è un po’ sottovalutata e addirittura c’è chi ha gridato al complotto anche dietro alle notizie che la stampa ha riferito riguardo la pandemia. Martina che ha vissuto in prima linea l’emergenza, ha fatto il possibile per trasmettere alle persone le testimonianze reali di ciò che stava accadendo. Ricordiamo il suo post-sfogo dell’11 marzo diventato virale che attraverso la sua voce e il suo volto ha voluto far capire la gravità e l’importanza di ciò che stava succedendo.

Ho visto morire persone di covid e so cosa vuol dire affrontare un percorso di malattia e quanto sia duro uscirne fuori. Ho visto con occhi e toccato con mani persone più o meno giovani che hanno lottato e che spesso non ce l’anno fatta”.

Non dobbiamo assolutamente sottovalutare la gravità di questo virus, non dovevamo farlo ieri, non dobbiamo farlo oggi e non lo dovremo fare domani”.

Grazie Anna e Martina per la vostra preziosa testimonianza e ringraziamo anche tutti gli eroi che hanno lottato in prima linea per salvare più vite possibili.

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