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Jessie White Mario: per l’Unità d’Italia, contro Papa e Savoia

Jessie White Mario, studiosa del pensiero rivoluzionario liberale, conobbe il pensiero di Mazzini, in Inghilterra dal 1832. Fecero scalpore in Itali ed all’estero le sue tesi sul papato, indicato come il grande male d’Italia ed i Savoia, ritenuti uomini che, a differenza di Mazzini, guardavano alla unificazione nazionale solo in vista della utilità che potevano ricavarne.

3 luglio 1857: la polizia irrompe a Genova nella casa di un giovane patriota veneto, Alberto Mario, dove Mazzini ha fissato il quartier generale della rivolta che dovrebbe scoppiare in città contemporaneamente allo sbarco della spedizione guidata da Pisacane nell’Italia meridionale e che terminerà drammaticamente a Sapri.

Il progetto fallisce: la polizia piemontese arresta tempestivamente i capi mazziniani, tra cui Mario. Tra gli arrestati c’è anche una giovane donna inglese, Jessie White, che tenta invano di far valere i suoi diritti di inviata di giornali britannici, rifiuta l’espulsione dal regno sardo e viene incarcerata.

Le autorità diplomatiche inglesi rifiutano di intervenire in suo favore in quanto arrestata per motivi politici, mentre Cavour si preoccupa di informare dell’accaduto l’ambasciatore italiano a Londra, affinchè sia pronto a far conoscere, se richiesto, alle autorità britanniche i motivi dell’arresto.

In quel momento Jessie aveva solo venticinque anni ed un passato politico già di un certo rilievo, specie per un periodo storico in cui le donne erano completamente escluse dalla vita politica, prive perfino dei diritti politici (elettorato attivo e passivo).

Chi era Jessie White Mario

Nata a Portsmouth il 9 maggio 1832 in una famiglia agiata (suo padre era costruttore navale), aveva studiato nelle scuole locali, si era dedicata alla diffusione della Bibbia ed alle opere di beneficienza ed aveva poi cercato di iscriversi, senza successo, alla facoltà di medicina.

A diciassette anni si iscrisse a Birmingham ad una scuola improntata al liberalismo di George Dawson, un sacerdote protestante riformatore che riteneva tra l’altro che le istituzioni pubbliche dovessero essere strumento del popolo ed aveva dato vita ad una sorta di scuola di teoria sociale.

La White divenne presto una studiosa del pensiero rivoluzionario liberale e conobbe il pensiero di Mazzini, in Inghilterra dal 1832.

Nel 1852 si trasferì a Parigi dove si iscrisse alla facoltà di filosofia della Sorbona ed ebbe modo di conoscere l’ormai anziano Robert de Lamennais, un repubblicano francese che dopo la capitolazione di Luigi Napoleone si era ritirato dalla vita politica ed era stato scomunicato da Papa Gregorio XVI per aver sostenuto l’indipendenza della chiesa francese dal papato.

Nel 1854, quando partì per l’Italia insieme ad una signora inglese, Emma Roberts, che aveva conosciuto all’inizio dello stesso anno Garibaldi in Inghilterra e desiderava rivederlo, la White aveva già una formazione politica: al centro dei suoi interessi politici era Mazzini ed il pensiero democratico — liberale.

L’incontro con Garibaldi

A Nizza conobbe Garibaldi e fu un colpo di fulmine: sarà da quel momento con lui in ogni impresa. Quando l’anno successivo tornò in Inghilterra portò con sé un figlio di Garibaldi, Ricciotti, che aveva bisogno di cure ortopediche.

Pochi mesi dopo incontrò di nuovo Garibaldi che si era recato in Inghilterra per trovare adesione alle sue idee sull’unità d’Italia. Nello stesso anno in Inghilterra incontrò per la prima volta Mazzini: già dall’anno precedente per suo incarico si occupava della Società degli Amici dell’Italia, fondata dallo stesso Mazzini nel 1851, che svolgeva opera di propaganda in Inghilterra del pensiero mazziniano: a questo scopo con Aurelio Saffi fece un giro di conferenze nel Paese.

Jessie White Mario

Incontrò nuovamente Garibaldi a Londra, tradusse in inglese un libro di memorie del rivoluzionario italiano Felice Orsini, che però ritenne che nella prefazione fosse stato falsato il suo pensiero, pubblicò su alcuni giornali inglesi una serie di articoli per divulgare gli scritti di Mazzini ed infine nel 1857 decise di tornare in Italia come inviata del “Daily New”: pur senza che avesse un contratto preciso con il giornale inglese. Quella dell’inviata speciale sarebbe stata una motivazione, che confidava sufficiente, per la sua presenza in Italia.

L’arresto in Italia ed il matrimonio con Alberto Mario

Non tardò molto ad essere arrestata (Genova, 1857): trascorse quattro mesi nel carcere di Genova e quando fu rilasciata tornò in Inghilterra con Alberto Mario, che aveva conosciuto a Genova al momento dell’arresto e che era stato liberato due mesi prima (siamo ai fatti con cui abbiamo aperto l’articolo N.d.R.).

Il 1° dicembre 1857 Jessie ed Alberto si sposarono con rito civile: trascorsero il capodanno con Mazzini ed il 25 novembre dell’anno successivo si imbarcarono per gli Stati Uniti per un giro di conferenze dedicate alla causa dell’unità d’Italia.

Jessie White Mario: le tesi contro il Papa ed i Savoia

La White fece scalpore per le tesi sostenute: il papato era da lei indicato come il grande male d’Italia, mentre i Savoia erano ritenuti uomini che, a differenza di Mazzini, guardavano alla unificazione nazionale solo in vista della utilità che potevano ricavarne.

Cominciò a delinearsi una divaricazione nel pensiero politico dei due coniugi, lei sempre più fedele sostenitrice di Mazzini e lui sempre più vicino alle tesi federaliste di Carlo Cattaneo, conosciuto a Milano durante le “cinque giornate” (1848).

Tornati in Italia (1859) i due coniugi, quando cercarono di passare il Po a Pontelagoscuro per recarsi a visitare a Lendínara il padre di Alberto gravemente malato, furono arrestati e condotti prima a Ferrara e poi a Bologna e finalmente rilasciati dal governatore delle legazioni pontificie, con il patto che non avrebbero più tentato di rientrare in quei territori.

Si recarono allora a Lugano dove entrarono in stretto contatto con Cattaneo che vi risiedeva da tempo ed aveva una moglie inglese.

Fu una parentesi che durò poco: il 10 giugno 1860 i due coniugi si imbarcarono infatti a Genova per raggiungere Garibaldi che era sbarcato in Sicilia. Jessie, della quale Garibaldi guardava con sospetto il mazzinianesimo, fu incaricata di provvedere ai feriti, senza prendere parte alle battaglie. Vestita da garibaldino, la White eseguì con scrupolo il compito affidatole: a Napoli con Garibaldi, ebbe da lui l’incarico di organizzare ospedali per molti feriti.

Continuò a scrivere corrispondenze per i giornali inglesi e nel 1861 tornò a Londra, dove tenne conferenze in cui attaccava duramente lo Stato pontificio in quanto ostacolo all’unità d’Italia.

L’anno successivo tornò in Italia quale corrispondente del giornale “Star”. A Lugano incontrò Mazzini nei giorni della sfortunata impresa di Garibaldi che, nel tentativo di raggiungere con i suoi compagni Roma per riunirla al Regno d’Italia, fu ferito ad Aspromonte dalle truppe piemontesi.

Le ultime battaglie e la vita privata

Negli anni successivi si stabilì a Firenze, da dove inviava corrispondenze a vari giornali inglesi. Nel 1866 fu ancora con Garibaldi nella III guerra d’indipendenza. Jessie aveva ormai totalmente sposato la causa garibaldina: nel 1866 accompagnò con suo marito Garibaldi a Ginevra per il congresso della Lega per la pace.

La ferita non guariva: Jessie, tornata in Italia, trovò (ottobre 1862) un medico toscano che operò lo sfortunato Garibaldi estraendogli quel proiettile che gli stava procurando seri guai.

Nel 1867, dopo la sconfitta subita alla periferia di Roma dai garibaldini che tentarono nuovamente di prendere possesso della città, venne incaricata da Garibaldi di recarsi a Roma per trattare lo scambio dei prigionieri feriti ma fu bloccata per ordine del generale Kanzler: liberata, visitò in ospedale Giovanni Cairoli, che, gravemente ferito, morirà due anni dopo per i postumi di quelle ferite.

Non era finita: nel 1870 come corrispondente di guerra fu ancora a fianco di Garibaldi, accorso con i suoi volontari a difendere la repubblica francese dopo la caduta di Napoleone III e la fine dell’Impero. Dopo alcune sfortunate battaglie contro i prussiani nella Francia del Sud, Garibaldi tornò a Caprera: quelle in terra francese furono le sue ultime battaglie.

Anche per Jessie si trattò di una esperienza conclusiva: tornò in Italia e visse con il marito a Firenze dove continuò a scrivere. Pubblicò alcuni volumi su Garibaldi e su Mazzini, che sono ancora oggi preziose testimonianze di avvenimenti visti da vicino con notizie di prima mano sui protagonisti e negli ultimi dieci anni della sua vita trovò un introito sicuro insegnando letteratura inglese all’Istituto di Magistero di Firenze, dove morì il 5 marzo 1906.

La sua importanza nel processo di unificazione dell’Italia è non solo nell’aver rappresentato con poche altre la partecipazione delle donne a quel processo, imponendo talora la sua presenza con la sua forte personalità, ma anche e soprattutto per la propaganda nei paesi di lingua inglese a favore dell’unità d’Italia, al di là della diplomazia ufficiale e della politica estera del regno di Sardegna (poi Regno d’Italia).


Bibliografia

  • Enciclopedia italiana, alla voce.
  • Elisabeth Adams, Posseduta dall’angelo, Milano, 1977.
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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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