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La crisi Covid-19 e la moneta planetaria del XXI secolo

La crisi della pandemia non solo non ha fermato la lotta per i nuovi assetti globali, anzi. E se la crisi del sistema economico-finanziario acclarata dalla diffusione del Covid-19 non nascondesse, in realtà, la lotta per chi determinerà i nuovi assetti monetari del pianeta? E se l’avvento della tecnologia della Blockchain, quella alla base delle criptovalute, non avesse iniziato a produrre la propria disruption portando il vecchio sistema al collasso?

Sembrava tutto gettato nel dimenticatoio nel giro di poche settimane. Prima, Zuckerberg che annunciava il lancio della prima moneta globale emessa da una azienda e non da una entità politica. Con quella iniziativa legata al social più diffuso del mondo, Facebook e una serie importante di aziende finanziarie e non, si candidavano ad aprire una nuova stagione per garantire gli scambi, gli acquisti e fornire, a centinaia di milioni di persone senza un conto corrente bancario, un conto operativo ove accreditare salario e fare acquisti quotidiani. Poi la ritirata di partner importanti che avevano preannunciato la presenza nel progetto e il progetto sembrò archiviato.

Si parlò, allora, di preoccupazioni e di veri veti e di aut aut della Casa Bianca; si parlò degli assetti finanziari planetari che si sarebbero visti scavalcati da una iniziativa che, di fatto, fondava una banca dal nulla e fondava la più grande banca del mondo. Di una iniziativa che lanciava la prima moneta con ambizioni globali in grado di alterare gli equilibri degli assetti monetari. Lo faceva, inoltre, partendo da una iniziativa aziendale in grado di conoscere anche i più reconditi segreti dei suoi clienti e, soprattutto, lanciando una moneta slegata alle decisioni delle banche centrali e della finanza classica.

Poi si parlò di alcuni governi, tra cui quello inglese, decisi di lanciare la loro moneta digitale, garantita dal sistema di leggi e garanzie economiche di uno stato, in alternativa proprio a Libra. Una risposta “istituzionale” del mondo pre-digitale che, attraverso la potenza della capacità di porre vincoli e impedimenti, avrebbe voluto occupare il posto di strutture aziendali globali che si muovono, sempre alla velocità della luce, non all’interno delle “norme” e degli assetti esistenti, ma che le costruiscono con il loro fare e che, quasi sempre, i parlamenti e i governi non riescono a normare prima che la tecnologia e i modelli di business siano già evoluti in un altro senso. Poi iniziarono ad emergere notizie che riguardavano la decisione di Bill Gates di lanciare la propria criptovaluta e a candidarla a moneta globale, forse proprio con il sostegno del governo USA o attraverso entità sovranazionali che svolgono funzioni di coordinamento e di indirizzo a livello planetario.

Libra la criptovaluta di Facebook

Dopo diversi indugi, annunci e ritirate, il governo cinese, nel novembre 2019, annunciava il lancio della sua criptovaluta e, dallo scorso aprile, questa valuta sta effettivamente circolando in 4 città cinesi.

Il Digital Currency Research Institute, struttura della Banca Centrale della Repubblica Popolare Cinese, proprio in piena uscita dalla crisi pandemica ha annunciato che il lavoro di ricerca e sviluppo della moneta digitale di Stato (“Dc/Ep“) è in pieno svolgimento nelle quattro città pilota di Shenzhen, Suzhou, Xiongan e Chengdu. Metà dello stipendio dei funzionari pubblici sarà pagato con la nuova valuta Dc/Ep. Questa moneta non punta sull’anonimato, come fece la prima e più conosciuta criptovaluta Bitcoin. L’idea del governo cinese è quella di abbattere l’uso del contante, spingendo il suo uso soprattutto nell’e-commerce, puntando a evitare il riciclaggio di denaro sporco e attività illecite. La stampa cinese, inoltre, afferma che le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 potrebbero essere l’occasione di un test internazionale, una sorta di lancio globale.

Il mese successivo era la Francia, per prima in Europa, ad annunciare il lancio di una valuta digitale. Il governatore delle Banca centrale francese, Francois Villeroy de Galhau, annunciò che la sperimentazione partirà nel 2020. L’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare una valuta digitale della banca centrale, basata sulla tecnologia blockchain, dedicata alle transazioni all’ingrosso per importi molto elevati; nelle intenzioni iniziali del governatore francese la valuta avrà un corso fisso. “Abbiamo intenzione – spiegò il governatore nell’occasione– di avviare i test molto rapidamente e lanciare un invito a presentare progetti entro la fine del primo trimestre del 2020”. Si tratta della prima iniziativa del genere annunciata nella zona euro.

E forse i movimenti in Usa rispecchiano proprio tali accelerazioni cinesi. Proprio in queste ore, infatti, sembra che il ponte di comando di Libra abbia deciso di passare al contrattacco, annunciando una sorta di rilancio strategico attraverso l’ufficialità di un incarico “interno” all’establishment statunitense come capo delle operazioni di ri/lancio. L’ex dell’amministrazione Bush, Stuart Levey, è stato scelto alla guida di Libra, la criptovaluta di Facebook. Levey è un esperto nel campo del terrorismo e dell’intelligence finanziaria e assumerà il suo incarico di amministratore delegato in luglio.

Chissà se l’attuale crisi economico finanziaria legata allo sviluppo di questa pandemia non poggi, in realtà, in un tornante geopolitico molto più complesso della stessa catena di aminoacidi che la scienza umana non riesce a domare.

La lotta per la nuova moneta globale, in grado di spostare l’asse degli equilibri dei poteri globali mettendo in discussione la stessa centralità del dollaro negli scambi planetari, sembra appena agli inizi. Forse gli storici del futuro racconteranno di questa pandemia come del momento di rottura degli assetti sociali ed economici del vecchio capitalismo, ma non sappiamo ancora se potranno descrivere l’avvento di un mondo più libero e autogestito o l’arrivo di un vero e proprio sistema di controllo globale.

Le sorprese non sono finite.

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Sergio Bellucci

Sergio Bellucci, giornalista e scrittore, dirigente politico e manager, ha scritto numerosi editoriali, articoli e saggi sui temi della comunicazione e della società dell'informazione. Membro del Comitato d'Onore dell'Osservatorio Internazionale sull'Audiovisivo e la Multimedialità (OIAM) della Fondazione Roberto Rossellini per l'Audiovisivo. È stato dipendente del gruppo Fininvest dal 1978 e fino al 1993, durante tale periodo ha svolto anche attività sindacale nella CGIL come membro della Segreteria Nazionale della FILIS. Dal 1995 al 2006 è stato responsabile nazionale della Comunicazione per il Partito della Rifondazione Comunista. Dal febbraio del 2013 è direttore del quotidiano Terra e nel 2014 è diventato Presidente della Free Hardware Foundation Nel libro E-work. Lavoro, rete e innovazione analizza l'impatto delle nuove tecnologie digitali sulla vita umana con una particolare attenzione al mondo del lavoro. Secondo le sue analisi, l'avvento del digitale comporterebbe una "nuova organizzazione scientifica del lavoro", definita "taylorismo digitale", attraverso un impiego distorto della rete. Nelle tesi di E-work si prospetta la nascita del "lavoro implicito", il lavoro effettuato obbligatoriamente, senza nessuna retribuzione e attraverso strumentazione a carico del lavoratore, che le piattaforme digitali stanno espandendo nel loro ciclo produttivo. Insieme a Marcello Cini ha scritto “Lo spettro del capitale. Per una critica dell'economia della conoscenza” analisi del cambiamento epocale del capitalismo avvenuto negli ultimi venti anni: il passaggio da un'economia materiale ad un'economia immateriale, che produce un bene intangibile e non mercificabile: la conoscenza.

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