Giuliano Tavaroli, salito alla ribalta delle cronache qualche anno fa in quanto responsabile della sicurezza di Telecom Italia viene indagato dalla procura di Milano nell’inchiesta sul probabile utilizzo di notizie riservate in possesso dell’azienda. E’ consulente per la gestione dei rischi e la sicurezza: “dovremmo poter pensare che qualsiasi processo, attività e valutazione, che siano ancorati ai dati e alla conoscenza digitali abbiano quei requisiti di affidabilità e di integrità che oggi sono, invece, troppo spesso dubbi e non certificabili. Il digitabile è molto più manipolabile e falsificabile di quanto fosse l’analogico.” Si parla molto di questi tempi di digitale e digitalizzazione e Tavaroli è certamente un esperto di questa materia per cui Antonello Sette lo è andato ad intervistare per l’agenzia SprayNews. Quindi, se ho capito bene, corriamo tutti il rischio di vedere le nostre vite ricostruite calpestando non solo la privacy, ma anche la verità? “Sì, – risponde Tavaroli – siamo tutti potenziali vittime e potenziali carnefici. Pensiamo alla robotica sanitaria. Succede un incidente. Di chi è la colpa? Del guidatore, dell’operatore o del software? Come si fa a delineare il sottile confine fra l’opera della macchina e la decisione umana?”
Veniamo alla stretta attualità, incalza Antonello, prendiamo il caso dell’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara, accusato dalla Procura di Perugia di corruzione in atti giudiziari, e l’uso del virus trojan, istallato sul suo telefono cellulare…
“Nel caso ci sia a monte un’autorizzazione dell’autorità giudiziaria, è un’intrusione nella privacy del cittadino grave, ma legittima. E’ un’intrusione grave perché il nostro telefono custodisce tutta la nostra vita. Custodisce il nostro traffico bancario, le nostre credenziali bancarie, i movimenti in entrata e in uscita, i nostri amici, le nostre scappatelle amorose, la nostra rubrica, talvolta anche i dati della nostra salute. Quando tu introduci il virus trojan in un telefono, introduci uno spyware, con cui puoi acquisire TUTTO. Non solo i miei messaggi e le mie conversazioni. Puoi venire a sapere dove sono stato, come mi sono spostato, quali luoghi ho visitato. Puoi anche attivare un microfono e una telecamera per capire con chi sei e captare le conversazioni in diretta”.
“La rivoluzione digitale ha di fatto prodotto un nuovo cambio di paradigma, è la tesi di Francesco Serra di Cassano, giornalista, saggista e scrittore, la nostra vita è stata trasferita nell’eterno presente. Eravamo nel tempo, pienamente responsabili in ogni attimo delle nostre azioni. Ora viviamo l’irresponsabilità dei senza tempo. Dalla realtà siamo precipitati, senza più arte né parte, nel reality. E’ in discussione la nostra stessa funzione di esseri umani, in un mondo dominato dagli algoritmi, che determinano e organizzano anche le nostre scelte di vita”.
In libreria si può acquistare il suo ultimo lavoro R-ESISTERE un libro contro le piattaforme economiche dei nuovi padroni del mondo, come osserva Antonello: “Il libro ha come presupposto la coscienza della crisi. Bisogna guardarla in faccia e scegliere la via di fuga, che può essere il presupposto di una rinascita, ma anche un cul de sac, un punto di non ritorno, quello della storia che ripiega su se stessa. Il Novecento alla fine ha dato delle risposte forti. Dalle guerre siamo usciti e siamo stati capaci di ricostruire un tessuto unitario. La mia speranza è che il miracolo si ripeta, ma dobbiamo prepararlo il miracolo con la consapevolezza e lo spirito critico. Consapevolezza e spirito critico che rischiano di venir annullati dal main stream che il sistema oggi dominante sprigiona.”
Sono temi che chiamano in causa un politologo di chiara fama come Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica: “dobbiamo decidere che cosa è la politica. Se la politica è quelle cose che devono fare i cittadini, parlando fra di loro, incoraggiandosi e vivendo in modo solidale, non va benissimo. Le categorie continuano a essere corporative ed egoiste e i loro comportamenti che non garantiscono una crescita vera. Sociale e civile. Se la politica è, invece, le cose che fa il Governo, sta bene in salute. Mario Draghi ha dimostrato non solo di avere un enorme prestigio internazionale, ben al di sopra di quello che io stesso pensavo avesse, ma anche di possedere la capacità di fare delle scelte precise, di sapere dire con chiarezza a Salvini, ma anche a Letta, di non rincorrere singolarmente determinate tematiche. Draghi ha anche dimostrato di saper comunicare in maniera chiara, senza tralasciare neppure qualche nota di humor. I risultati sono clamorosi. Ha raggiunto percentuali altissime di consenso sia come Governo sia come premier”. A proposito di politica intesa come cittadini sprovveduti e maldestri, lei ha da poco pubblicato un libro emblematicamente intitolato “Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana”. Qual è la tesi che sostiene nel suo libro, gli domanda Antonello: “E’ il seguito di un libro famoso di Norberto Bobbio. Gli italiani non hanno usato bene la loro libertà. Non l’hanno usata per interessarsi alla politica, per informarsi, per partecipare, per creare associazioni dinamiche, per cercare di cambiare effettivamente il Paese. Nel 1990 avevamo raggiunto il massimo. Eravamo la quinta potenza industriale del mondo. Gli italiani, anziché festeggiare, cominciarono a disperdersi, senza sapere che un sistema è quello che compongono gli abitanti di quel sistema. E siamo al punto in cui siamo perché abbiamo usato male la nostra libertà”. Senza andare lontano Antonello formula un esempio di come abbiamo usato male la nostra libertà: il noto pasticciaccio del concorso per dirigenti scolastici del 2017 di cui si è occupato più volte con le sue interviste.
Questa volta tocca al senatore Riccardo Nencini, Presidente del Consiglio Nazionale del Partito Socialista Italiano parlare di come un concorso nazionale sia diventato una lotteria paesana: “L’ho detto anche al Ministro Bianchi, il concorso del 2017 è un pasticcio da risolvere. La scuola ha bisogno di certezze. Non di concorsi pasticciati e di precari a vita”.
Questa settimana fuori dal coro non c’è un uomo politico o un magistrato ma una vera cantante, Sabrina Destefano, autrice, musicoterapista, Presidente dell’Associazione Culturale “L’Espressione” che ci da la sua versione della ripartenza dopo la pandemia: “La novità più grande è che in tutta Europa il 27 giugno la musica riprenderà a vivere. L’anno scorso sulla Festa era calato il silenzio. La pandemia aveva azzittito anche la musica. Riprendiamo a viverla all’aperto, sotto le stelle. Lo slogan italiano della Festa è “Squilli di musica e di vita”, perché la musica è, questa volta più che mai, lo squillo che ci risveglia dal torpore e ci riporta in vita. Per celebrare il ritorno della musica e la rinascita della vita che, più di ogni altra cosa evoca, abbiamo deciso di aggiungere una seconda giornata che avrà come slogan “Flussi di teatro ed emozione”.
Ma cos’è per lei la musica, le domanda Antonello: “E’ un fondamento di vita. E’ l’essenza della mia vita. Se guardiamo gli antichi greci, scopriamo che, prima ancora di prendersi cura del corpo e di imparare gli esercizi fisici, coltivavano il musikè. Con una sola parola definivano tutto quello che veniva dopo la musica: la poesia, il canto, la danza, la medicina e le pratiche magiche. Per loro la musica era connaturata alla vita. Era la scoperta di qualcosa che preesiste in natura. Per quanto mi riguarda, la musica e il ritmo sono l’essenza della mia vita. Non ne potrei mai fare a meno”. E il sogno?: “Vorrei continuare a vivere dentro di me il rapporto magico che mi lega alla musica. E’ questo oltretutto l’unico modo per trovare la spinta, la voglia, e l’entusiasmo per trasmettere agli altri la magia che mi riempie il cuore. La musica e le arti sono di per se anche una terapia. Un modo straordinario per veicolare le emozioni e al contempo liberarle”. Ha un altro sogno che si aggiunge all’altro?: “Più che un sogno, voglio considerarlo un obiettivo concreto. Vorrei che la musica e il teatro diventassero un insegnamento fondamentale nelle scuole ed entrassero d’impeto in tutti i programmi. A partire dalla scuola per l’infanzia e dalle elementari. Non come una nota a margine, ma come il là che dà il via a tutto il resto. Come l’orchestra che racchiude il significato più profondo della nostra esistenza. La musica è il suono universale della natura. La musica è la bacchetta magica della vita”.
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