Esistono delle categorie al femminile, senza le quali il movimento dei notturni napoletani non avrebbe ragione d’essere: la Single. In base alle loro frequentazioni della notte e la non soddisfazione della loro vita di giorno, secondo i parametri del prof. Salvatore Pica, tali categorie vanno divise in tre diverse generazioni: “la ventenne, la trentenne, la quarantenne”. Ognuna di queste è un mondo a sé, ha un linguaggio proprio, ama in modo differente. La loro vita di giorno è diversa l’una dall’altra, comunque, sono portatrici di tre distinte problematiche al femminile, e tutte e tre hanno in comune la formazione socio-antropologica: nascono bene, colte e benestanti. Dai 6 ai 18 anni, per far contenta la mamma, tutte hanno studiato pianoforte, danza classica, lingue, pittura, ceramica, tennis, pattinaggio e sono state due mesi a Londra per l’inglese e due mesi a Los Angeles per apprendere la postmodernità.
I vari decenni entro cui si sono formate (anni Ottanta – anni Novanta – anni 2000) hanno fatto sì che la trentenne usufruisse dei vantaggi socio-culturali delle lotte civili della quarantenne, a sua volta, figlia del movimento femminista che ha segnato un’epoca per la totale emancipazione e autodeterminazione dei diritti della donna. Anche la ventenne ha usufruito dell’influenza della cultura della trentenne: sesso libero – vivere da sola – partner come gioco e non come progetto.
Oggi queste tre categorie generazionali sono unite dalla comune capacità di gestire la propria vita contro la resistenza dell’uomo a trattarle come persone aventi pari diritti, che le vorrebbero ancora piegate a un rapporto di coppia, in cui l’altra metà del cielo dovrebbe rappresentare umilmente: la mamma – l’amante – la sorella- la figlia. E bene fa il trio generazionale a rifiutare questo gioco della sottomissione opponendo nuovo categorie psicologiche razionalmente lucide; ed è con questa lucidità (pagata duramente dalle donne) che l’uomo oggi deve fare i conti, se vuole vivere il resto della sua vita con una compagna accanto, altrimenti si deve autonominare single.
La quarantenne ha vissuto e attraversato tutti i sentieri della sperimentazione al femminile. Ha creduto e professato un’idea altruistica della vita e per questa idea ha lottato e ha pagato sulla sua pelle la resistenza al sistema del potere maschile. Politica – impegno sociale partecipazione attiva a tutti i movimenti civili, che significa una vita spesa per gli altri e soprattutto una vita protesa all’idea della felicità collettiva: insomma, altruismo alla massima espressione. Sposata con un compagno progressista, si è ritrovata davanti un marito conservatore e borbonico, non potendo tollerare la nevrotica doppiezza del suo partner, che nelle assemblee enunciava grandi progetti di trasformazione della società mentre in casa, riproponeva i vecchi schemi borbonici dell’ere marito: “È pronta la cena, camicie pulite, stasera non si esce, portami le pantofole” e la nostra lo ha cacciato di casa, con l’invito a ritornare dalla mamma. Oggi, purtroppo, la nostra quarantenne per non continuare a prendere mazzate ha nominato per sé delle barriere difensive psicologiche, dove gioco, trasgressione, divertimento, amore “come dare” sono stati eliminati mentre le auguriamo di ritrovare la bambina che alberga n lei, ci avviciniamo alla trentenne.
La trentenne: dai sedici anni ai vent’anni, ha avuto il suo grande amore con l’amico di famiglia e di scuola, ma per un bisogno di crescita e libertà si è “sfidanzata” e ha cominciato a produrre conoscenza di sé attraverso appuntamenti e amori continui; nel frattempo, si rivede spesso con il suo primo ragazzo, ma tali incontri la snervano e non producono il nuovo che lei cerca. Appena laureata, va a vivere da sola e decide scientificamente di appropriarsi dei suoi diritti di libertà e usa il partner come gioco e non come progetto, spinta dalla sovrastruttura socio – familiare, sulla linea: “ma quando ti sposi”. A trent’anni, per far contenta la mamma si sposa e a trentatré si separa: di conseguenza si accinge finalmente a diventare una vera quarantenne alla Simone De Beauvoir, paga e fiera di essere sé stessa. Brava trentenne.
La ventenne è la vera categoria al femminile che cammina con la storia, grazie alle lotte della quarantenne e alle scelte della trentenne, questa generazione si è liberata completamente della pedagogia distorta che la voleva sottomessa al sistema socio. Maschilista. Con tale chiarezza interiore produce direttamente incontri e conoscenza di sé, passa sopra a tutte le difficoltà che queste scelte comportano a e va avanti per la sua strada, non è che “Una vera visione laica dell’essere donna oggi”, visione che nomina se stessa centralità del mondo, appagamento dei propri coscienti bisogni e forte certezza che la propria felicità non risieda nel trovare un uomo con cui sposarsi a tutti i osti, bensì nel trovare un’autodeterminazione nel più breve tempo possibile, che le consenta di vivere la vita futura senza problematiche e concessione alla società così come sono state costrette a fare le sue colleghe trentenni e quarantenni. Se non esistessero bisognerebbe inventarle. L’uomo oggi deve fare i conti con questo scenario al femminile, le nostre giovani ventenni obbligano a riflettere non solo i partner, ma anche le famiglie che invitiamo a riconsiderare l’assunto secondo il quale le loro figlie sono già delle realtà e non bimbe da formare.
Questo è lo scenario femminile di noi notturni, scenario che rispettiamo intensamente, che amiamo, che difendiamo, che spesso mitizziamo. Un solo filo rosso ci unisce alle nostre amiche 20/30/quarantenni ed è il filo dell’amore continuo che noi notturni mai spezziamo perché coscienti del fatto che: “senza donna non c’è amore” e “senza amore non c’è vita”.
In un altro contesto, affronteremo anche il tema al maschile: dove si colloca oggi il ventenne – il trentenne – il quarantenne – il cinquantenne?
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