Alla Biennale di Venezia soprattutto i segni incomprensibili di Chiara Fumai, che oggi avrebbe 41 anni se non si fosse impiccata due anni fa. Poi: nuvole di fumo o forse solo nebbie, muri con filo spinato, teschi di bisonte sistemati su armadi, alberi di Natale in carta e plastilina, mani alte quindici metri, mucchi di rifiuti plastici, conchiglie di lava retroilluminate che suonano quando le si tocca, foto del sequestro Moro, sandali di legno, ecc. (gli artisti sono, nell’ordine, Lara Favaretto, Teresa Margolles, Jimmie Durham, Liliana Moro, Lorenzo Quinn, Christina Holstad, Al-Ghamdi, Voluspa Jarda, Iranna).
Bonami su Repubblica: «Se potessi, intitolerei la Biennale 2019 “Fricassea nello Spazio”». Sgarbi a Un giorno da pecora: «La Biennale di Venezia è un tempio di soldi buttati dallo stato per degli imbecilli, una quantità infinita di stronzate, ci sono esposti dei parti di menti malate e ottenebrate, è una montagna di merda».
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