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Maduro chiama la piazza

C’è aria di repressione in Venezuela dopo l’autoproclamazione di Guaidó. Poliziotti e militari stanno reprimendo le manifestazioni di protesta nel Paese. Ci sono stati scontri violenti. I morti sarebbero almeno 16, secondo le stime della Inter-american commission on human rights. Maduro resiste: ha cacciato i cittadini americani dal Paese (però l’ambasciata americana resta aperta) e ha chiamato il popolo alla mobilitazione. Ma – lo segnala Paolo Mastrolilli sulla Stampa – ci sono insurrezioni anche nelle favelas, i quartieri da cui provengono proprio i soldati e i poliziotti che dovrebbero reprimere le rivolte.

Da Mosca il ministero degli Esteri ha evocato la possibilità di una «guerra civile con bagno di sangue». Gli Stati Uniti, i primi a riconoscere come nuovo presidente Guaidó, hanno chiesto ufficialmente per domani una riunione a porte aperte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Mentre la Francia appoggia chiaramente Guaidó, l’Ue ha rivolto «un appello urgente a dare immediato inizio a un processo politico che porti ad elezioni libere e credibili, in conformità con l’ordinamento costituzionale». I paesi che finora hanno riconosciuto la presidenza Guaidó sono, oltre agli Stati Uniti, Ecuador e il cosiddetto Gruppo di Lima: Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù. Dalla parte di Maduro si sono schierati Cuba, Bolivia, Nicaragua e al di fuori dell’America Latina, oltre a Cina e Russia, anche Turchia, Iran e Siria. Messico e Uruguay hanno concordato una nota per proporre «un negoziato inclusivo e credibile, con pieno rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani». In Italia il governo giallo-verde è diviso. Il premier Conte, obbedendo alla sensibilità dei Cinque stelle (a loro volta in sintonia con quella della Cgil) sta dalla parte di Maduro. Salvini s’è schierato proprio ieri ufficialmente contro.

«Tra le “tante opzioni sul tavolo” di Donald Trump per il Venezuela, la più quotata resta quella di “una pacifica via d’uscita”. Gli Stati Uniti offrono la sostanziale immunità a Nicolàs Maduro “e ai suoi accoliti”, in cambio del passaggio dei poteri a Juan Guaidò, auto proclamatosi presidente a interim» [Sarcina, CdS]

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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