Un consiglio dei ministri finito a tarda sera dopo una giornata di tensioni con i leghisti che, secondo Tomaso Labate del CdS, hanno minacciato di far cadere il governo e tornare alle urne. Alla fine il governo ha trovato un’intesa sul decreto fiscale collegato alla manovra economica da 37 miliardi. Tra i punti critici, la cosiddetta pace fiscale voluta dalla Lega: alla fine s’è trovato un accordo che stabilisce un’aliquota del 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi e un tetto di 100 mila euro per le dichiarazioni integrative destinate a far emergere il sommerso. Previsto poi, a partire da febbraio, il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati – da attuarsi non con un decreto ma con un disegno di legge -, una misura che secondo Di Maio porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro in tre anni. Verranno inoltre cancellate tutte le multe e le tasse non pagate di valore inferiore ai mille euro dal 2000 al 2010. Mentre il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano: l’obiettivo è garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a quota 100, probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio. Ci saranno anche nuove tasse, quasi tutte a carico di banche e assicurazioni. Resta solo da capire se i maggiori costi non verranno scaricati su clienti e correntisti. Infine ci saranno il forfait al 15 per cento per i lavoratori autonomi che dichiarano fino a 65mila euro, al 20% fino a centomila euro. Le imprese che reinvestono gli utili pagheranno solo il 15 per cento dell’Ires (invece del 24), ma per finanziare queste misure vengono aboliti l’Ace (Aiuto alla crescita economica) e l’Iri, l’Imposta sul reddito delle imprese, che avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2019. La finanziaria vale nel complesso 37 miliardi.
Gli americani hanno bisogno di arruolare 76.500 nuove reclute l’anno, e quest’anno, per la prima volta dal 2005, non ci sono riusciti perché il 71 per cento di giovani tra i 17 e i 24 che aspirano a diventar soldati non hanno i requisiti fisici minimi, sono soprattutto obesi. Il problema, del resto, si pone anche tra gli arruolati: il medico militare Brian Shiozawa ha certificato che, nel 2015, su 429.793 soldati maschi in servizio uno su cinque era obeso e più o meno uno su due in sovrappeso. La cattiva forma è anche costosa, militari malmessi vanno più spesso dal medico, l’amministrazione paga, ecc. [Cuomo, Giornale].
Secondo Le Parisien, Brigitte starebbe litigando aspramente con Macron, indignata prima per lo scandalo Benalla, poi per le dimissioni di Collomb, il ministro che le era più vicino. Macron sarebbe maltrattato dalla compagna «le mura dell’Eliseo tremano», ecc.
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