Risveglio silente, accennato, per non darlo a vedere senza schiamazzi degli alunni e gli studenti per strada, senza ressa e code sui mezzi, la stazione centrale, il cuore della city, ha pochi passeggeri, perfino i vagabondi o i poveri la lasciano sola.
Lunedì di solito inizia la settimana e poi c’era la moda, la fashion week, ma anche Re Giorgio ha sfilato a porte chiuse e con la metà dei compratori. Milano, senza i suoi aperitivi, l’ordinanza impone la chiusura dei bar alle 18 e un’amica mi dice ironicamente e con cadenza milanese: “Ma perché il virus c’ha un orario?” Commercianti preoccupati, ristoranti deserti. Aerei vuoti, treni in ritardo. Teatri che rimandano gli spettacoli scusando il disagio. Nella notte un silenzio surreale, i semafori che lampeggiano staccati, tanto quasi nessuno è in strada, qualche giovane azzarda nella piazza un ritrovo con altri amici, in compenso tante luci di finestre accese nei palazzi.
Mi chiedo, anche io ancora sveglia, cosa passerà nella testa di tanti milanesi e non solo, ai lombardi, ai paesi in quarantena costretti a fermarsi; chi può lavora da casa con lo smart-working – lavoro agile – nuova terminologia balzata nel nostro vocabolario, quanto #coronavirus.
Qualcuno avrà l’occasione per stare più con la famiglia spesso trascurata. Una mamma che riesce a vedere i suoi bimbi e cucinare tra un file e l’altro il loro piatto preferito. Usare questo tempo obbligato al meglio, come leggere quel libro comprato e mai iniziato, fermarsi con se stessi, sistemare la casa. Il lato positivo delle cose.
Domenica, ho visto assaltare i supermercati, volevo banalmente degli yogurt; scaffali svuotati e nessun disinfettante trovabile, file interminabili alle casse, chi cambiava posto perché di fianco aveva un asiatico, o indossava la mascherina. A proposito, la mascherina, forse l’ultima (era ancora venerdì sera), l’ho trovata dal ferramenta, quella con tanto di valvola e con stupore del negoziante, che ancora non sapeva che cosa stesse per accadere. Aggiornati, quindi, su ciò che prevedevo succedesse, ho consigliato di tenere per se l’ultima mascherina rimasta in negozio, con il sorriso della figlia, che stava pensando a un film di quelli che ci trasmettono ogni tanto: “Il contagio”. Mai usata e penso non succederà, certo è che il vero virus è la crisi economica che può sopraggiungere a una quarantena a oltranza. Il nord e non solo Milano reggono l’economia italiana.
Pensare alle chiese chiuse poi fa ancora più effetto di una trasmissione tv senza pubblico in studio. Per non parlare dell’effetto mascherina inserita nelle storie di Instagram per le riprese Heather Parisi che ci saluta sorridendo da Hong Kong con figli sulle scale mobili dei centri commerciali in perfetto outfit moda con mascherine nere. I Tg che fanno titoli allarmistici, le informazioni contraddittorie, la voce di esperti e medici, che dicono le cose come stanno, ma quasi zittiti perché non fanno sensazionalità! Io non c’ero al tempo della peste del Manzoni, e neanche del Lazzaretto, e loro non avevano internet, li ho studiati sui libri di storia e mi basta!
Milano vive e pulsa lo stesso, non molla e sa che anche questa imprevedibile vicenda passerà, fa più paura l’ignoranza, il razzismo e l’emarginazione o ogni scusa perché ciò accada; ecco questo mi fa paura, chi suona il campanello e si spaccia per sanitario per poi derubare la gente, gli sciacalli mi fanno paura, chi rivende prodotti come Amuchina a 150 euro su internet, o chi urla a turisti del nord che vanno in vacanza al sud, insultandoli. Per non parlare di piani nascosti per creare panico e destabilizzare l’umanità, anche questo fa paura.
Lo scrittore americano Dean Koontz, nel suo romanzo The Eyes of Darkeness, pubblicato nel 1981, prevede un virus nel 2020. Curioso il nome del virus “ Wuhan 400”, creato come arma in un laboratorio militare, dove? A Wuhan! Ecco, questo se ci penso può far paura, ma so anche che esiste un destino e che noi siamo in grado di modificarlo creando gli anticorpi in tutti i sensi. Nessun panico quindi tutto passerà, sperare e crederci, ne sono certa, Milano, il nord, palpita e vive aspettando che passi il virus e anche io!
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