La prima volta si è sposato nel 1972.
«A 24 anni con Tina Semprini. Mia madre morì a 50 anni per un tumore, mio padre, saldatore alla Breda, la pagò con un cancro al polmone. Volevo una famiglia».
Grandi festeggiamenti?
«In chiesa con i familiari e serata in casa con gli amici. Bisboccia “rovinata” dalla mitica Pivano; a un certo punto, chiede silenzio: “Ora i maschietti vanno in cucina a lavare i piatti, pulire i bicchieri, mettere a posto. Noi restiamo qua a chiacchierare”».
Anche Zero in cucina?
«Non c’era, ma con Renato ho condiviso molto altro»
(Abbassa la testa e mostra una cicatrice sul cranio)
Cosa è successo?
«Anno 1965, correvamo con la 500 di un amico. All’incrocio di via Sicilia, una precedenza non rispettata e veniamo travolti da un’altra vettura: entriamo direttamente dentro un negozio di pompe funebri. Ci spacchiamo la testa. Sanguinanti, arriviamo in ambulanza al Policlinico e lì accade un altro incidente: io al reparto maschile mentre Renato, in panta-collant glitterato, capelli sulle scapole, lo portano dalle donne».
Roba da scenetta comica.
«Urlo: “Cosa fate! Non lo vedete che ha il cazzo?”. Gli infermieri erano davvero convinti del fascino femminile di Renato, che era bellissimo, usciva di casa vestito “normale”, arrivava da me, si cambiava nel portone, e prendevamo la circolare direzione Piper».
Matrimonio finito per…?
«Anche per eccessi sessuali»
[Roberto D’Agostino, fresco settantenne, ad Alessandro Ferrucci, Fatto].
«Sarebbe ardito pensare che Ratzinger fosse gay. Però era abbastanza chiaro il rapporto con Padre Georg. E per cercare di mettere nell’angolo il pontefice hanno inseguito in tutti i modi Georg, per capire se avesse avuto trascorsi sessuali compromettenti. Quando erano insieme non c’ era nessuna complicità sessuale riconosciuta, era però evidente l’intesa tra le due “persone”. La componente platonica, che ho sempre guardato con irritazione, è una liberazione dagli schemi obbligatori» [Vittorio Sgarbi a Leonardo Filomeno, Libero].
Sono stati portati in salvo i primi quattro ragazzini che da sedici giorni si trovano nella grotta di Tham Luang in Thailandia. Gli altri otto ragazzi e il loro allenatore dovrebbero essere riportati all’esterno oggi. Il governatore Narongsak Osottanakorn, capo delle operazioni di salvataggio, ha parlato di «un’operazione più di successo del previsto», sottolineando che i bambini hanno percorso un chilometro di tunnel in immersione e che sono stati portati in ospedale. I ragazzini saranno tenuti in isolamento anche tra di loro e senza vedere le famiglie per le prime 24 ore, come precauzione per evitare infezioni. Un intero piano dell’ospedale Prachanukroh di Chiang Rai è stato riservato per il gruppo. Già nei giorni scorsi, i responsabili dei soccorsi avevano fatto capire che sarebberi stati salvati prima i ragazzi più pronti fisicamente e mentalmente. L’allenatore era stato segnalato come il più debole, anche perché per giorni aveva rinunciato alla sua parte di cibo, lasciandola ai suoi ragazzi. Al recupero stanno partecipando 18 sub, 13 stranieri e 5 thailandesi. I sub entrano nella grotta due per volta e devono percorrere 1,7 chilometri, per un totale tra andata e ritorno della durata di 11 ore. L’interruzione dopo i primi quattro salvataggi è dovuta alla necessità di preparare le forniture di ossigeno, esaurite dopo la prima operazione.
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