L’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) ha dato a Washington il via libera alle alle tariffe su beni di importazione dell’Ue per 7,5 miliardi di dollari (6,8 miliardi di euro) in rappresaglia per il supporto illegale del blocco europeo ad Airbus. La sentenza dell’arbitro del Wto arriva in un momento cruciale della battaglia tra Airbus e Boeing, che dura da 15 anni presso l’Organizzazione, e minaccia di rendere ancora più tese le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea.
E oggi a rischio e particolarmente vulnerabile appare l’agroalimentare italiano.
Olio d’oliva, pasta, formaggi, acque minerali, vino e aceto balsamico sono i settori produttivi in cui l’Italia ad oggi conferma la sua leadership mondiale come fornitore per gli Stati Uniti. L’Ice di New York fornisce il quadro dei primi dieci mesi del 2018, certificando che il paniere agroalimentare italiano negli Usa, rispetto al valore complessivo dei 4,8 miliardi di dollari raggiunto nel 2017, tra gennaio e ottobre del 2018 si è attestato intorno a 4,3 miliardi, confermando un trend di crescita del 9,5%, migliore rispetto al +5,4% del 2017, con una importante componente del 40% costituita dal vino.
Registrano un segno positivo anche le importazioni Usa dall’Italia di gelato, prodotti da forno e caffè, per un valore complessivo di circa 220 milioni di dollari nei primi dieci mesi del 2018. Interessante anche il trend positivo delle carni lavorate che, dopo un 2016 in sofferenza, hanno registrato incrementi del 20% nel 2017 e del 19% nei primi dieci mesi del 2018, portando l’Italia dalla quinta posizione ad essere ora il terzo fornitore degli Usa, sfiorando i 48 milioni di dollari nel 2017 e 47 milioni già nei primi dieci mesi del 2018.
Il valore dell’export italiano di vino nel mercato americano nel 2017 ha superato 1,8 miliardi di dollari ed è arrivato al 1,65 miliardi di dollari (+9,3%) nel periodo gennaio-ottobre 2018 (dati US Dept of Commerce). Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato per il vino italiano, dove confluisce il 24% del nostro export che, insieme a Germania (16%) e Regno Unito (12%) costituisce il 52% del totale (Istat). In sostanza, circa un quarto del vino italiano venduto all’estero è diretto verso gli Usa. Analizzando le ultime tendenze americane, oltre a crescere la proporzione dei consumatori che bevono vino rispetto alla birra, si registra un crescente interesse verso i vini premium a discapito di quelli di più facile consumo. Nelle nostre vendite negli Usa prevalgono i vini bianchi (circa il 37% del totale), seguiti dai rossi (34%) e dai vini frizzanti (20%). Questi ultimi sono anche la componente più dinamica delle nostre esportazioni e lo scorso anno sono cresciuti di circa il 10%.
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