Mi è piaciuto molto, sabato scorso, un titolo de “Il Foglio” in prima pagina: “Il “prestigio” del CSM è una barzelletta”, un bellissimo articolo di Giuliano Ferrara su questa situazione che si è venuta a creare con le intercettazioni del noto Palamara e dei suoi dialoghi con l’onorevole Lotti, piuttosto che con altri magistrati, intorno alla questione nomina nelle procure.
La cosa ha destato e desta ancora scandalo, ed ecco allora Ferrara che sostiene: “il famoso prestigio del Consiglio Superiore della Magistratura è una barzelletta, perchè non c’è prestigio”. E quale prestigio può avere una casta, come quella dei magistrati che ha pensato 25 anni fa di fare il suo bravo colpo di stato, cacciando la casta dei politici e sostituendola con quella dei magistrati conquistando, in base al suo “prestigio”, una presenza nella società italiana che desse ai cittadini la certezza del proprio vivere in una società civile.
In realtà il non prestigio del CSM non è una cosa di oggi, perchè i traffici che in quella sede si sono fatti sulla gestione della giustizia e sulla opposizione che questo organo ha sempre fatto alle scelte riformatrici dei vari governi italiani, arrivando a negare la validità di alcuni referendum (ricordiamo quello sulla responsabilità civile dei magistrati, che fu vinto in modo clamoroso e che non è mai stato applicato), ebbene questo organo ha oggi raggiunto il fondo della bottiglia.
L’unica misura possibile è lo scioglimento del Consiglio Superiore della Magistratura, e questo spetta al Presidente della Repubblica, prenda una iniziativa perchè questo risultato si ottenga e si rinfondi il Consiglio, sulla base di una legge di riforma che cambi le regole del gioco, perchè finchè le regole saranno quelle che si sono tenute in piedi per più di mezzo secolo credo che il prestigio perso non si recupererà mai più.
E’ venuto il momento, utilizziamo questa crisi, tutti, politici e magistrati, per ricreare un equilibrio dei poteri in questo paese, rotto da tangentopoli, restituiamo alla politica il potere della politica ed alla magistratura il potere della magistratura in un equilibrio che garantisce lo stato democratico.
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