Galli della Loggia ha spiegato, sul Corriere di ieri, che i politici hanno sempre conculcato gli economisti o i guardiani delle casse: dovendo conquistare favori e consensi avevano bisogno di spendere e chi teneva il libro dei conti s’arrangiasse. Questo fino a quando la finanza – con le varie liberalizzazioni, cadute dei confini, capitali in grado di schizzare in un attimo di qua e di là, benessere moltiplicato, aumento enorme del desiderio di indebitarsi – non è diventata troppo forte e i politici li ha messi sotto. «Basta pensare che nel 2012 il totale dei bilanci delle 28 banche al centro del sistema mondiale, ammontante a oltre 50 mila miliardi di dollari, superava l’ammontare dell’intero debito pubblico mondiale. Si aggiunga che mentre tali banche superavano più o meno brillantemente la crisi del 2007-2009, tra l’altro venendo ricapitalizzate massicciamente dagli Stati, questi invece vedevano la percentuale del proprio debito rispetto al Pil passare a livello mondiale, tra il 2007 e il 2013, dal 53 al 70 per cento. Il risultato è che oggi, soprattutto in conseguenza della globalizzazione, la politica ha perduto quasi interamente la sua antica sovranità monetaria – un attributo che insieme al monopolio legale dell’uso della forza ha da sempre connotato la statualità – a favore di un ristretto conglomerato di istituzioni bancario-finanziarie in larga parte deterritorializzate […] Nel mondo, insomma, minaccia di crearsi una inedita condizione di tendenziale impoverimento/dipendenza economica degli Stati».
La morte di Charles Aznavour • In Indonesia le vittime dello tsunami sono almeno 1.200, gli uomini e le donne da soccorrere 191 mila • il Nobel per la Medicina a due studiosi del cancro • Nuova gaffe di Casalino • Tria lascia anzitempo la riunione dei ministri economici della Ue. Buxelles attacca la manovra di Di Maio e Salvini, Juncker dice che l’Italia sta mettendo l’euro a rischio • Crolla il mercato dell’auto, petrolio a 85 dollari.
Esiste un sito – wikifeet – dedicato ai feticisti del piede. Dagospia segnala che abbondano, in questi ultimi giorni, foto dei piedi di Maria Elena Boschi. Roberto D’Agostino ha persino pubblicato una recensione, di questi piedi, inviatagli dallo scrittore-drammaturgo-regista catanese Ottavio Cappellani: «Il piede della Boschi si presenta alluce ipermunito, non evidentemente, e la cosa può trarre in inganno. Non possiede insomma un alluce falloide evidente (pronto, per così dire, a un uso ‘“attivo’”), ma la tendenza quella è: esso alluce è pronto a scattare quando meno te lo aspetti.
Le altre dita si richiudono ad artiglio. Evidenziando e una mancanza di grazia sincera di fondo (essa si ammanta di grazia cool, ma in realtà macina dentro retropensieri che manifestano ipertrofica volontà di potenza) e una ascendenza contadina: l’artiglio serve a farsi largo tra le zolle di terra zappata. Il mignolo, lungi dall’essere cortissimo, manifesta la sua smodata aggressività sgomitatoria. Il tutto mette in dubbio la sua biondaggine. Il piede è da capello rosso celtico. Una wicca che si spaccia per walkiria. Il piede della Boschi dice che Ella è leghista inside». Ci si chiede, naturalmente, quale può essere l’«uso attivo» dell’alluce.
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