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La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato al Parlamento Europeo la proposta della Commissione sul Fondo per la ripresa, il Recovery Fund, che a questo punto risulta il principale strumento europeo per sostenere l’economia durante la crisi da Covid.
Il nome del piano è “Next Generation Eu” e si basa sull’accordo tra Francia e Germania, con un fondo da 500 miliardi di euro da raccogliere sui mercati finanziari per distribuire sussidi garantiti dal bilancio dell’Unione Europea. La Commissione ha precisato come intende destinare questi fondi, e ha aggiunto alcuni prestiti a tasso agevolato: in totale l’intero pacchetto proposto è di circa 750 miliardi. L’Italia dovrebbe ricevere 172,7 miliardi di euro, la quota più alta destinata a un singolo Paese: 81,8 miliardi di euro in sussidi a fondo perduto e 90,93 miliardi sotto forma di prestiti a tasso agevolato. La Commissione punta a ottenere i 750 miliardi di euro innalzando temporaneamente il tetto delle risorse proprie del bilancio comune al 2% del Pil Ue e andando sui mercati a finanziarsi. Il debito così emesso dovrà essere rimborsato tra il 2028 e il 2058. Per reperire risorse Bruxelles propone di includere nuove risorse da tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e web tax. Ora la proposta dovrà ottenere il via libera del Consiglio europeo e del Parlamento Ue.
Il negoziato si annuncia complicato. Spiega D’Argenio su Rep che «i cosiddetti frugali – Austria, Danimarca, Svezia e Olanda – si oppongono ai trasferimenti a fondo perduto, chiedono solo prestiti oltretutto vincolati ad austerità e a un duro piano di riforme più vicino a quello greco. I paesi dell’Est, meno colpiti dalla crisi, chiedono di poter comunque accedere ai fondi e in sede di trattative tra capitali daranno filo da torcere agli altri, anche se la loro posizione sembra superabile con una manciata di fondi. Il negoziato tra capi di Stato e di governo sfocerà nel summit del 18 giugno, che vista la complessità del dossier dovrebbe tenersi con la presenza fisica dei leader a Bruxelles, la prima volta nell’era Covid».
«È come se la Commissione, per bocca della sua Presidente, avesse detto che è disposta a tagliare la fetta maggiore degli aiuti per l’Italia, riconoscendole il ruolo di Paese più colpito dagli effetti della pandemia, pur di tenerla agganciata all’Unione. La premessa di una pur non ancora perfettamente condivisa ondata di solidarietà, dalle dimensioni inattese, è esattamente questa: costi quel che costi, l’Unione non può né vuol rinunciare all’apporto di uno dei Paesi fondatori» [Sorgi, Sta].
«Al momento tre punti sono particolarmente importanti.
Primo punto. La proposta è politicamente ragionevole e credo che, dopo un po’ di negoziazione, sarà accettata. Si prenderanno a prestito soldi insieme (750 miliardi, emettendo titoli garantiti da tutti i Paesi con durata trentennale) e si deciderà insieme come spenderli. Il bilancio dell’Unione Europea era solo dell’1 per cento del Pil europeo e, seppure temporaneamente, raddoppierà.
Secondo punto. All’Italia arriverebbero 170 miliardi, il 23 per cento del totale, quasi il doppio della nostra quota sul Pil europeo (13 per cento). Quasi la metà consisterebbe di trasferimenti a fondo perduto. I prestiti l’Italia e gli altri Paesi li dovrebbero restituire. Il resto, in linea di principio, no. Il grosso delle risorse verrebbe non da trasferimenti da parte dei singoli Paesi, ma da tasse europee (incluse una digital tax e tasse ecologiche) con cui la Commissione conterebbe di raccogliere a regime 30 miliardi l’anno. Attenzione però. Le risorse saranno erogate prevalentemente nel periodo 2021-24. Per quest’anno la Commissione propone solo una erogazione di 12 miliardi per l’intera area, disponibile, fra l’altro solo da settembre.
Ciò significa che, per quest’anno, dovremo continuare a contare, in termini di sostegno da istituzioni europee, sugli acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, sul meccanismo Sure e, si spera, sul Mes sanitario, che resta così importante attivare.
Terzo punto. Le risorse saranno rese disponibili ai Paesi solo dopo che questi avranno chiaramente indicato cosa intendono farne.
Ricordiamo che gli usi devono essere conformi alle raccomandazioni della Commissione: aumentare la spesa per investimenti pubblici, soprattutto quelli verdi, promuovere la digitalizzazione dell’economia, la ricerca, l’innovazione, migliorare l’efficienza e l’efficacia della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario» [Cottarelli, Rep].
Titoli del debito emessi in tutto il mondo dall’inizio dell’anno: 1.300 miliardi di dollari. Sul 2019: +30%. Sul 2018: +84% [Cellino, Sole].
• La Commissione Europea ha proposto un Recovery Fund da 750 miliardi. Per l’Italia la quota più alta: 172,7 miliardi, di cui 82 miliardi di aiuti a fondo perduto
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