Il contesto in cui viviamo ci pone il problema di ripensare il domani: se lo scenario che abbiamo di fronte è quello di una pandemia universale e di conseguenza l’aggravarsi di problemi mai risolti come la fame nel mondo o la povertà, l’unica risposta possibile è quella di un patto, un nuovo patto per sconfiggere il virus ma anche per ricostruire una economia a misura d’uomo e un ambiente amico degli uomini. Un patto di solidarietà.
Oggi più che mai il problema che si pone è l’uomo e il suo sapere, siamo stati inve stiti da una crisi che è prima di tutto culturale. Crediamo sia arrivato il tempo di riprendere la strada delle idee e della riflessione, e Moondo è lo strumento che ci siamo dati per cercare una risposta. Abbiamo invitato a collaborare quanti condividono questa scelta avendo la certezza che scrivere, riflettere, approfondire vuol dire innanzitutto rinunciare alla pigrizia intellettuale, consapevoli che “da che mondo è mondo” vince chi è capace di pensare per cambiare. Per quanti ogni giorno fanno questo giornale il primo impegno è quello della riflessione sui mali che abbiamo prodotto nella società e che, come una palla al piede, ci impediscono di costruire un domani diverso, di conquistare nuovi orizzonti. Sulla salute come sul cibo stiamo lavorando per modificare il nostro tradizionale modo di vivere, e così vogliamo operare con le altre rubriche, dal viaggiare all’abitare. Ma oggi vogliamo anche dare voce a chi non ne ha.
I nostri nonni, che hanno taciuto durante le deportazioni dei propri vicini durante il nazismo, sono stati colpevoli quanto o più degli artefici di quei crimini contro l’umanità? Martin Luther King sosteneva che il silenzio dei propri amici fosse peggio delle malefatte dei propri nemici. Certamente non pubblichiamo questo giornale per giudicare loro o altri, ma per riflettere, per cercare di imparare dal passivismo del passato e provare ad essere, nella nostra epoca, dal lato più illuminato della storia che leggeranno i posteri.
Da queste considerazioni è nata la necessità di rinnovare la nostra rubrica sugli animali, che, grazie all’aiuto determinante di Giulia Giontella, spazierà dalla zoomafia agli investimenti in borsa sulle nuove alternative alla carne e sebbene a volte potrà sembrare un pugno allo stomaco, ha il solo scopo di guarirlo da quel dolore che dovrebbe aver risvegliato la nostra coscienza. Perché solo noi possiamo curarlo, così come solo noi possiamo curare la società che ci circonda. Ma per farlo dobbiamo essere informati. È tutto nelle nostre mani. E se è vero che le cose da (smettere di) fare sembreranno così tante da condizionare la nostra vita l’invito è di iniziare a farne anche solo una. Così da provare che la propria rinuncia vale mille volte il risultato di risparmiare vite sull’altro piatto della bilancia. Diceva “Mahatma” Gandhi: “La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.“
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