(pixabay.com)
E, con un chiaro riferimento al caso Siri, Matteo Salvini è passato alla sua prossima mission, la guerra alla cannabis: «Io non aspetto i tempi della giustizia. La droga è un’emergenza nazionale devastante e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di rieducazione di massa». Dopo il clamore suscitato dalla fiera della canapa a Milano, il ministro dell’Interno ha annunciato di voler chiudere i negozi che vendono cannabis light, a costo di far cadere il governo: «Da domani ci saranno controlli a tappeto, li ispezioneremo uno per uno. Non li voglio, vanno chiusi. Ora usiamo le maniere forti». E poi: «Chiederò che siano proibite tutte le feste della cannabis, anche perché poi quando si svolgono si beccano chili di sostanze a cielo aperto. Noi non vogliamo punire i consumatori, mi interessa la galera certa per gli spacciatori trovati in flagranza di reato. Lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».
Al Corriere il ministro della Salute Giulia Grillo ha escluso la chiusura dei negozi ma ha parlato di possibili «restrizioni per le categorie deboli, come quelle di minori e donne in gravidanza». Polemiche da parte dei radicali: «Salvini vuole fare una guerra alla droga. Bene: contro i grandi narcotrafficanti? Contro la camorra, la ndrangheta, la mafia? Macché. Segue il copione per cui il proibizionismo punta al basso: ai consumatori. E lascia liberi i grandi trafficanti».
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