«Si muove la procura della Corte dei conti del Lazio dopo l’inchiesta di Repubblica sui tour per l’Italia del ministro dell’Interno, e in particolare sull’uso del lussuoso bimotore Piaggio P-180 – ribattezzato la “Ferrari dei cieli”– non solo per partecipare a eventi ufficiali ma anche per iniziative elettorali. La procura contabile del Lazio, guidata da Andrea Lupi, ha aperto il fascicolo come atto dovuto, per chiarire se ci sia stato uno sperpero di risorse pubbliche: nei prossimi giorni potrebbero essere chiesti atti al Viminale» [Serranò, Rep].
«La chiave del segreto del Capitano Volante è nel giubbotto da pilota che indossa pure in Parlamento: sul petto c’è la sagoma di un bimotore della Polizia. Si tratta di uno splendido Piaggio P-180, chiamato “la Ferrari dei cieli”, con arredi di lusso e sette poltrone in pelle. La Polizia possiede tre di questi turboelica vip, che toccano i 750 chilometri orari e atterrano su piste minori, grazie ai quali il ministro può arrivare ovunque. Per bruciare le tappe, poi, ci sono gli elicotteri, sempre della Polizia. Prendiamo lo scorso venerdì. Alle 6.55 il P-180 matricola PS-16 decolla da Ciampino ed in 49 minuti arriva a Reggio Calabria. Poi un Agusta lo trasporta a Platì per una cerimonia antimafia. Quindi riparte con l’aereo alle 12.12 per Lamezia Terme e da lì in elicottero fino a Catanzaro, dove c’è un comizio elettorale. Alle 16.34 si vola a Napoli, per un incontro-show in prefettura sull’arresto dei camorristi che hanno ferito la piccola Noemi. E due ore dopo l’ultimo viaggio, fino a Linate, perché l’indomani lo aspetta l’adunata degli alpini. Il velivolo della Polizia si alza da Capodichino alle 19.22: venti minuti dopo c’è un jet Alitalia per la stessa destinazione, che sarebbe costato molto meno. Ma formalmente questa missione su e giù per l’Italia è lecita, perché viene ancorata a un impegno istituzionale – la cerimonia antimafia di Platì – incastonato in una processione di eventi propagandistici. Così lo Stato si fa carico sia degli spostamenti del leader di partito che di quelli del ministro, ruoli sempre più confusi e sempre più opachi» [Di Feo, Rep].
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