Era la volta buona, unica nel suo genere e non parlo di gusti musicali ma di una vera e propria opportunità per tutta la nazione e per il giusto rilancio di Mamma RAI.
Non entrerò nei dettagli di ciò che si è visto o sentito, dalle canzoni alla satira politica, dai fiori alla scalinata, va bene tutto ed i due presentatori sono bravi lo sappiamo, ma è mancato qualcosa.
Come tutti sappiamo, Sanremo non è solo una kermesse musicale, Sanremo è soprattutto una vetrina per qualsiasi cosa succeda sul palco e dietro le quinte.
Inoltre non è una vetrina qualunque, è l’evento in cui la TV pubblica spende più soldi in assoluto, e quella in cui tutto il mondo ci guarda, ammira e spesso giudica.
Che quest’anno sarebbe stato diverso lo si sapeva, ma che si potessero sfruttare le difficoltà e trasformarle in opportunità era quantomeno ragionevole.
C’era tutto, lo sponsor giusto, due conduttori giovani, una location fantastica, un budget enorme, mancava solo la scintilla italiana.
Da sempre ciò che ci distingue nel mondo è saper esplorare, scoprire e creare cose nuove e fatte bene.
Invece nulla, un Sanremo a dir poco classico, fiori, luci, scalinata, orchestra e battute, in cui il vertice massimo della novità è stato quello di essere sbarcati sui social ed aver coinvolto finalmente i giovani.
Risultato buono, ma siamo sicuri di aver dato il massimo? Siamo certi di aver colto l’occasione e trasformato le difficoltà in opportunità?
Eppure bastava poco, lo sponsor principale è la TIM e fa del suo brand un concetto di innovazione e di comunicazione, forse sarebbe stato sufficiente chiedergli qualche consiglio tecnologico per poter stupire.
Ho aspettato la conclusione dell’evento per scrivere queste poche righe perché ho sperato fino alla fine in un colpo di coda per aumentare suspense e spettacolarità.
Si poteva creare un pubblico completamente olografico, che interagisse con i cantanti e i presentatori.
Si poteva sfruttare la rete per dar vita ad una sorta di presenza online all’interno del teatro.
Si potevano sfruttare le tecnologie del 360 per creare uno spettacolo nello spettacolo.
Si potevano usare i know-how nazionali e le startup per fare sinergia tecnologica.
Nulla di tutto ciò, abbiamo visto sedie vuote, al massimo con dei palloncini da far scoppiare e qualche battuta su culi e braccioli stile anni ’70.
Uniche note di merito sono stati due singoli ologrammi live, il mitico Mollica sull’altrettanto mitico balcone dell’Ariston che interagisce con Fiorello ed il presidente della TIM sul palco con Amadeus.
Troppo poco per un’occasione ghiotta come quella appena passata.
In Italia operano centinaia di società volte alla tecnologia ed all’innovazione, è stato fatto un tentativo per coinvolgerle in un’operazione di novità assoluta per la TV nazionale?
Voglio bene a Mamma RAI e mi sembra chiaro ci deve essere stato un qualche altro problema che li ha costretti a non esplorare e modellare novità sfruttando tutto il nostro potenziale creativo di Italiani.
Non si è voluto rischiare, ma in verità c’era proprio poco da rischiare. L’occasione era talmente unica nel suo genere e perfetta per esplorare novità assolute che un eventuale flop lo avrebbero giustificato tutti.
Sforzandomi posso trovare una sola giustificazione che però è quasi peggio dell’immobilismo visto, ovvero non si sono trovate le competenze giuste. Forse in Italia non siamo in tantissimi ad averle, ma vi posso garantire che quelle skill e quel know-how c’è ed è a disposizione.
Spero per Mamma RAI ci sia in futuro un’occasione ghiotta come questa appena passata ma come tutti voi mi auguro che il prossimo Sanremo abbia all’interno del teatro Ariston il suo meritato pubblico o per lo meno la giusta fantasia di voler creare spettacolo.
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