Amici di Moondo dovete sapere che esiste un organismo che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite per regolare il mercato internazionale dell’olio d’oliva: si chiama Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) ed ha sede a Madrid. Stando a quanto accaduto in questi giorni viene da pensare che il COI si appresterebbe a decretare la fine della “qualità” dell’olio d’oliva, considerandolo alla stregua di una commodity. Vediamo cosa c’è dietro e scopriamo il perchè di una tale scelta.
Recentemente si è tenuta a Marrakech l’assemblea generale per rinnovare i vertici dell’organizzazione. Ma ci deve essere stato un mezzo imbroglio tanto che Israele, con una lettera del suo rappresentante signor Adi Naali, ha denunciato una grave violazione del diritto internazionale nel corso di questa elezione.
In effetti Tunisia e Spagna hanno organizzato una vera e propria presa del potere, (ha osservato Alberto Grimelli su ItaliaOggi e su Teatro Naturale) rinnovando il mandato per altri 4 anni ai loro attuali rappresentanti al vertice dell’organizzazione, così da poter imporre nuove regole tali da trasformare l’olio extra vergine di oliva in una commodity.
Infatti già con la prossima campagna olearia si vuole varare un progetto per la valutazione della classificazione commerciale degli oli di oliva con altri metodi analitici, è il primo passo per abolire l’esame organolettico ed il panel test, cioè il metodo attuale che garantisce la qualità del prodotto.
Secondo la ricostruzione di Adi Naali, i vertici del COI, sapendo che Israele avrebbe votato contro impedendo così la rielezione dei vertici (la rielezione dei vertici uscenti è possibile solo all’unanimità – ndr), hanno organizzato, con la complicità dello spagnolo Miguel Garcia Navarro, capo delegazione dell’Unione Europea, l’esclusione dall’assemblea del rappresentante israeliano. Non solo, sempre secondo Israele, l’orario dei lavori del comitato per gli accrediti sarebbe stato falsificato potendo così affermare che la lettera, inviata dal Ministero dell’agricoltura israeliano, fosse giunta fuori tempo massimo.
Insomma il Coi è diventata la cabina di regia di un gruppo di potere pronto a tutto pur di mantenere le redini del comando. Ma stavolta però il clan dell’ “olio commodity” ha trovato sulla propria strada non il governo italiano, che non ha trovato il tempo di rivendicare il rispetto dell’accordo che prevedeva un italiano direttore esecutivo, ma il combattivo Israele, aprendo una partita molto complessa che noi di Moondo seguiremo con attenzione iniziando a pubblicare in un dossier documenti e retroscena di questa oscura vicenda. Buona lettura.
Scarica il dossier dello scandalo sull’olio. (Documento in PDF, 2Mb)
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