La Torre Velasca icona del boom economico della Milano degli anni 50’ porterà bandiera Americana.
Imponente, visibile da ogni tetto e non solo, un simbolo come il grattacielo Pirelli, della Milano che negli anni dopo la guerra alzava la testa e riscostruiva dalle macerie. Nel cuore della città tra l’università e Porta Romana, con affaccio in via Larga, architetti come Banfi, Belgiojoso Peressuti e Rogers, firmano il progetto e la torre è costruita in circa 290 giorni. 26 piani che dominano nel centro, una delle opere più contestate e discusse, ma anche una delle prime a dare inizio a un cambiamento architettonico, lontano dagli stili classici.
In tanti anni lo abbiamo sempre vissuto come punto di riferimento, un luogo d’incontri nella piazza, simbolo di uffici e di rappresentanza e di chi l’aveva scelta come abitazione uscendo dagli standard degli appartamenti liberty, innovativa e per quei tempi futuristici; possiamo paragonarlo per innovazione come oggi, al nuovo grattacielo chiamato Bosco Verticale disegnato dall’archistar Stefano Boeri, che ha rivoluzionato lo skyline della zona di Porta Nuova. La differenza è che ora siamo abituati a tanti grattacieli, dritti, storti, obliqui, con o senza bosco, uno di fronte all’altro, passarci sotto o camminarci intorno, numerati e illuminati per riconoscerli dall’alto!
La notizia è che dopo il Qatar, gli Emirati Arabi che comprano intere zone e quartieri della City, ora tocca agli Americani come a un gioco di scacchi comprano la Torre Velasca. E’ il gruppo Hines, fondo immobiliare con sede principale negli Stati Uniti ma attivo in altre 24 nazioni, che ha concluso il preliminare per l’acquisizione del grattacielo. L’edificio, dai tanti soprannomi, come “il fungo”, o il “grattacielo con le bretelle” è stato acquisito attraverso un fondo d’investimento immobiliare di nuova costituzione che sarà gestito da Prelios Sgr. Tutta la piazza e l’edificio saranno trasformati in spazi moderni e contemporanei.
Occhio alla Madonnina!
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