Avere un sogno. Anzi due. Forse tre. E perseguirli con passione, tenacia, ottimismo anche quando tutto sembra remare contro. Questa è Sara, la protagonista del libro di Lucia Pozzi Sognando Rania (Golem editore). Lucia Pozzi è una giornalista milanese trapiantata felicemente a Roma, capo redattore de Il Messaggero, e ha veramente intervistato nel 2008 la regina Rania di Giordania. Ma la sua Sara, protagonista del romanzo, giornalista lo vuole diventare. Ha vent’anni, piccole collaborazioni da freelance e un lavoro presso una libreria di libri antichi gestita da un gentiluomo napoletano d’altri tempi . Si mette in testa che intervistando la regina di Giordania farà il colpaccio della sua vita che le frutterà l’agognata qualifica: giornalista.
E allora parte per Amman, con una vaga promessa della rivista Vogue, ma senza nessun aggancio con la casa reale. Parte con il suo sogno e con la sua passione. La città la affascina, la prende. E’ un misto di tutte le capitali e culture orientali. L’oriente dei libri è qui, lo può toccare con mano. L’unico contatto con la Giordania è un certo Paolo, che lei non conosce: c’è solo stato uno scambio di mail Roma (dove Sara vive)-Amman. Paolo è un volontario che si occupa di cooperazione e la sua casa è un via vai di gente di tutti i tipi, di storie di dolore e di resistenza, che aprono alla protagonista un’altra visione della vita. La aprono a sentimenti non ancora provati. Una cosa è la vita che faceva a Roma, con i suoi amici, i suoi bar, la Roma degli apericena con le chiacchiere superficiali e prevedibili. Un’altra, ben un’altra, è andare nel brefotrofio con bambini che non hanno altro se non quel po’ che può dar loro la cooperazione.
Si affeziona a queste persone, a questi luoghi, a queste situazioni. Decide che li aiuterà e tornata in Italia ci proverà. Naturalmente incontra l’amore – Paolo – e vivrà con lui una settimana da incanto. Sempre sognando Rania. Perché quel “sì” per l’intervista è un’attesa che in realtà è una sfida con se stessa. E in questo c’è il messaggio che Lucia Pozzi vuole dare: l’ ottimismo. “La vita va vissuta – dice l’autrice – senza accontentarsi, con il coraggio di fare un salto. Senza mollare, perché la vita, come quella di Sara è fatta anche di casualità e di un pizzico di fortuna”.
Ma è anche un romanzo di formazione perché Sara parte ragazza e con quel viaggio e quelle esperienze, torna donna. Una donna che ha provato la curiosità per un mondo antico per lei del tutto nuovo, che avrà la capacità di reinventarsi, di reggere un’attesa snervante (torna a Roma senza quel “sì” in tasca, Ma…..). Il “messaggio” è nella frase finale del libro: ”ebbi chiara la percezione di quanto amassi profondamente quel cocktail improvvisato che era la mia vita. Sapevo a malapena da dove veniva, non avevo nessuna idea di dove sarebbe andata. Ma la forza del sogno me ne aveva indicato la direzione, e in parte, svelato il segreto”.
Un libro che si legge tutto d’un fiato.
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