Brava gente

Stagione di fagotto

Stagione di fagotto? Sai cosa indica e perchè?

Dopo tanto tempo incerto: il calore che proviene dal fuoco consiglia un modo di mangiare più semplice, che privilegia frutta e verdura cotta o cruda. I re della stagione sono i pomodori, crudi o usati per preparare sughi di rapida cottura, aromatizzati con sua eccellenza il basilico, uno dei sovrani della stagione.

E’ il tempo dei fagottari, di quelli cioè abituati a trascorrere la domenica e gli altri giorni festivi in campagna o al mare, un’usanza particolarmente diffusa a Roma fin dai tempi più antichi.

Fagottaro: “termine romanesco indicante persona che si porta il cibo in un fagottello nelle osterie di campagna dove si paga solo la consumazione del vino”. Photo credit: Corriere della Sera

Il fagotto

Per il cibo nessun problema:  maccaroni con un buon ragù, salamini, qualche fetta di cacio cavallo, mezza pagnotta, tutto raccolto al centro di una tovaglietta quadrata,  poi chiusa annodando al centro i quattro angoli. Il fagotto è pronto.

Il problema era molti anni fa quello di trovare “fuori  le porte” un’osteria che non avesse affisso sull’uscio il cartello con la scritta: “vietato l’ingresso ai fagottari”, a quelli cioè che occupavano il tavolo di legno per stendere la tovaglia e mangiare spendendo solo pochi baiocchi per un litro di vino bianco dei castelli e due gassose “pe’ i ragazzini”: meglio per gli osti tenere lontano simili avventori, sperando in clienti disposti a spendere qualche soldino magari per un  piatto di panzanella, fette di pane (eventualmente abbrustolite) condite con olio e pomodoro, sfregamento di aglio a piacere.

Un cibo di riguardo erano anche le puntarelle, radici di cicoria condite con olio e aceto, alici facoltative.

Al tramonto si tornava a casa, un tempo con il carro a cavalli…

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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