La tecnologia Els e Alm per la localizzazione delle emergenze
Alla fine l’hanno trovato, ma troppo tardi. A Belvedere di Ciolandrea, nel Comune di San Giovanni a Piro (Salerno), in un dirupo, è stato ritrovato il corpo senza vita di Simon Gautier.
“Ho le gambe rotte, sto morendo di dolore, non so dove sono ma vedo il mare”, queste erano state le sue parole al 118, subito dopo l’incidente dell’8 agosto. Ci sono voluti 10 giorni per trovarlo, troppi.
La domanda da farsi allora è: esiste una tecnologia che possa evitare simili tragedie? Si, esiste, solo che in Italia (ed in parte in europa) non è ancora attiva sui nostri smartphone. Anzi per precisione sono 2 le tecnologie: Els (Emergency Location Service) ed Aml (Advanced Mobile Location) sono i sistemi di geolocalizzazione per le emergenze installati sugli smartphone (il primo per Android, il secondo per iPhone). In Italia non sono ancora attivi, una direttiva obbliga i Paesi Ue ad adeguarsi nel 2020. Al momento solo nove nazioni Ue (Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Olanda, Regno Unito e Slovenia), più altri tre Paesi europei (Norvegia, Islanda e Moldavia) e Nuova Zelanda, Emirati Arabi e Stati Uniti hanno adottato questi software di geolocalizzazione.
Nel caso in cui parta una chiamata di emergenza dal cellulare in cui è attivo il software (112 in Europa, 911 negli Usa, 111 in Nuova Zelanda, 999 negli Emirati), lo smartphone attiva il Gps e/o il Wi-fi per individuare la posizione esatta da dove è partita la chiamata, a quel punto le coordinate vengono inviate automaticamente con un Sms ai soccorsi.
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