“Dare un senso corrisponde ad un impulso intimo che si traduce nel prediligere le esperienze più autentiche e genuine, una socialità più rilassata, le attività creative e a ricercare contesti che promuovano la manifestazione della spiritualità”.
È con queste parole che nella riflessione “Il turismo su piccola scala per esperienze più significative”, il professor Doutor Francisco Dias, professore e ricercatore in Turismo del Politecnico di Leiria e direttore di ART & TUR, conclude un’analisi fatta sulla trasformazione del settore turistico quando il Covid-19 lascerà il mondo.
Come co-ricercatore della rete CREATOUR, Creative Tourism Network of Portugal, un progetto di ricerca del dottorato di ricerca di Nancy Duxbury, sviluppato in parallelo con 4 Università di tutto il Portogallo, sono in linea con le parole di Francisco Dias, che descrivono una aspirazione comune verso una trasformazione sociale miracolosa, che, come l’Araba Fenice, appaia, in un prossimo futuro post Covid, con un nuovo impulso spirituale in grado di cambiare il modo di vedere, di interpretare e fruire le esperienze e i prodotti.
La disconnessione sociale che stiamo vivendo da circa 50 giorni in alcuni Paesi europei, provoca una regressione nella capacità espressiva e nella percezione sensoriale degli individui, dovuta al continuo isolamento e all’assenza di nuovi stimoli. Il ricongiungimento saltuario con individui a lungo confinati è un’esperienza a cui non eravamo abituati, che trasmette un bisogno di adattamento all’ambiente e al modo in cui ci relazioniamo, guardarci negli gli occhi, dialogare, senza la possibilità di baciarci, di abbracciarci, di toccarci mette alla prova le abitudini.
Il turismo creativo, essendo il risultato di esperienze eminentemente sensoriali che fanno appello ai 5 sensi integrati dalla nostra intuizione, può essere il contrappunto che può rimettere equilibrio in questa sbornia sociale planetaria. L’opportunità di collocare l’esperienza e la fruizione dei prodotti turistici di questo “nano-turismo” fatto di relazioni sociali e umane dirette, spinge ad una gestione sostenibile di microimprese, giovani, famiglie e piccoli imprenditori all’interno dello stesso ambiente locale ove sviluppano le attività professionali. Dalla gastronomia, alla ceramica, alla pittura, al disegno, alla illustrazione, alle passeggiate a misura dei propri sensi o anche al birdwatching, qualsiasi attività in cui il rapporto tra individui presuppone conoscenza potrà essere la risposta a questo paradigma post-covido-19; una occasione per andare verso una maggiore sostenibilità ambientale, sociale ed economica per ogni comunità.
L’esempio della città di Caldas da Rainha, polo creativo dell’Unesco per l’Artigianato e le Arti popolari, le dinamiche sociali di una tale esperienza si manifestano nella vita quotidiana della comunità, nella regolarità dei laboratori di ceramica, illustrazione, teatro, burattini, pittura, disegno, che nell’ambito di una media città di provincia con 30 mila abitanti, sorregge in modo sostenibile l’esistenza di queste iniziative organizzate dalla comunità creativa locale che altrimenti sarebbero marginali e episodiche. È una città d’arte e di cultura, da tempo associata all’esistenza del più antico Centro di Cura Termale del mondo ancora oggi funzionante. In ogni caso, il turismo creativo finalizzato ad una esperienza come mezzo di comunicazione culturale, presuppone, da parte del turista, la capacità di dedicare tempo al tempo, nonché una spiccata sensibilità alla valorizzazione dell’artigianato e dell’arte come mezzi di conoscenza e di apprendimento.
Casi di successo in questa analisi sono la strategia di VisaBeira, società che gestisce le più antiche e grandi aziende ceramiche portoghesi come Vista Alegre, SPAL e Bordallo Pinheiro, che recentemente sono state recuperate per associare la tradizione manifatturiera, trasformandola in un prodotto turistico in grado di far leva su unità alberghiere a 5 stelle in luoghi non sempre gettonati come mete della domanda turistica. Il caso dell’Hotel Montebello de Ilhavo, vicino ad Aveiro in Portogallo, è uno di questi casi di successo. È importante sapere come i piccoli imprenditori e le microimprese familiari di tutto il mondo potranno, in questo contesto di recupero sociale e di cambiamento di paradigma, avere la capacità di comunicare con un nuovo turista che potrebbe aver bisogno di consumare nuovi servizi ed esperienze che fino ad ora erano rivolte a piccole nicchie della società.
Resta da vedere se Google Babylon permetterà la sostenibilità delle famiglie di artigiani e microimprese che fanno della creatività il loro settore di attività. L’industria turistica tradizionale accetterà la sfida? Le città sapranno organizzarsi per dare priorità al tempo di fruizione invece che consumare il tempo? Questi momenti di silenzio ci porteranno nuove risposte se sapremo fare nuove domande?
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