L’accordo è stato raggiunto: a Roma il Movimento 5 Stelle vota il candidato del PD Gualtieri e Conte sarà il candidato di PD e Cinque Stelle nel collegio di Roma lasciato libero da Gualtieri. La sindaca Raggi sarà nel comitato di garanzia del Movimento, insieme a Di Maio e Fico, dove aspira ad assumere la carica di vicepresidente. Ma per lei è importante occupare questo posto portando in dote da Roma un significativo pacchetto di voti.
E’ evidente che il patto Conte-Letta, con la benedizione di Romano Prodi, avrà come primo banco di prova l’elezione del nuovo Capo dello Stato e subito dopo la nuova legge elettorale che dovrà essere tale da determinare un parlamento diviso tra due schieramenti, centro sinistra e centro destra. Terzo obiettivo la vittoria elettorale del 2023 e il ritorno di Enrico Letta a Palazzo Chigi.
In politica può capitare di fare dei bei sogni e si sa che quando si sogna non si tiene conto né della dinamica degli eventi, nè dei numeri, né tantomeno delle ambizioni e dei calcoli dei leader degli altri partiti. Tuttavia il patto Conte-Letta segna certamente una svolta nella sinistra dove non tutte le correnti, e sono molte, condividono gli obiettivi dei due leader. Se poi si guarda alla storia si vedrà che l’elezione del Capo dello Stato ha molte somiglianze con il conclave, dove può accadere che si entri papa e si esca cardinale: Romano Prodi questa esperienza l’ha vissuta personalmente già una volta. Così la nuova legge elettorale: forze significative e molti deputati e senatori presenti in questo Parlamento non sono certamente interessati ad assecondare il Patto che segna fin d’ora la loro scomparsa. Quanto poi alla campagna elettorale del 2023 per ora i sondaggi parlano di un equilibrio delle forze che non favorisce le ambizioni di Enrico Letta.
Il Patto suggerisce alcune riflessioni sulle forze in campo e sulle loro proposte cominciando proprio dalle ultima novità che ci offrono le cronache elettorali: molti osservatori pensavano che, una volta entrato in crisi, il Movimento 5 Stelle sarebbe stato indotto a guardare nuovamente a sinistra cercando un dialogo con i settori più agguerriti del Partito Democratico. Al contrario l’ex presidente Conte sta sviluppando una campagna elettorale a corto di idee e proposte con un linguaggio confuso e contraddittorio che finisce per dare l’immagine di una forza moderata in cerca di consensi purchessia. Allo stesso tempo, e a volte sulle stesse piazze, il Partito Democratico porta avanti la sua campagna elettorale puntando sul carattere del sistema maggioritario, come è tutt’ora quello delle elezioni comunali, dove si può correre anche senza programmi e proposte confidando sulla notorietà del candidato e soprattutto sulle leadership.
Stando così le cose il Patto mostra tutta la sua debolezza politica: da una parte l’immagine che rimanda l’iniziativa elettorale del PD, un partito identificato con l’esistente, un partito dell’establishment, un partito cioè più preoccupato di conservare che di cambiare. E’ una evidente contraddizione se si guarda all’attuale situazione sociale del Paese dove milioni di italiani vivono in condizione di forte disagio e dove interi settori dei servizi pubblici, statali o locali, funzionano male. E’ una situazione che in campagna elettorale dovrebbe consigliare una iniziativa, non tanto contro gli avversari politici, ma fatta di programmi e proposte per modificare l’esistente, di individuare strumenti nuovi da adottare, con settori economici e sociali da contrastare ed altri da favorire. E’ evidente che chi non ha idee per cambiare non spinge lo sguardo lontano e non è portato a disegnare il futuro.
Al tempo stesso nel Movimento Cinque Stelle è prevalsa la scelta di procedere senza azzerare gli errori, le rivalità al vertice e in periferia, le ambizioni sbagliate, procedendo a vista su una barca che fa acqua da tutte le parti. Si è cambiato politica senza avere una politica da cambiare, si dichiarano oggi le stesse cose di ieri come se non fosse cambiato nulla e non si fa nulla per spiegare, innanzitutto ai propri elettori, perchè, per quale ragione e per quali obiettivi si sono cambiati programmi e alleanze. Ora che si annuncia il Patto Conte-Letta prevale un assordante silenzio in una totale assenza di democrazia la cui essenza sta nel confronto delle idee e dei programmi: nel Movimento Cinque Stelle tutto si riduce a uno stanco battibecco tra pochi “cittadini” scelti a caso a marzo del 2018.
Il paradosso di questa situazione è che a fronte della debolezza politica di quanto resta della cosiddetta sinistra si fa notare sul fronte opposto una destra in cerca d’autore. “Salvini non capisce la politica”, ha scritto Giuliano Ferrara. Infatti il capo della Lega sembra impegnato soltanto a seguire gli umori che emergono dalla Rete passando dalla proposta di chiudere tutte le attività a quella di aprirle tutte, dal no greenpass al si greenpass, dimostrando di saper soltanto sparare le sue roboanti dichiarazioni tanto forti quanto ininfluenti: e facendo finta di non essere nel governo del Paese si impegna nella concorrenza con la Meloni che sta all’opposizione. L’eclisse di Berlusconi si fa sentire, privato di una guida intelligente il centrodestra sbanda e si avvita.
Meno male che c’è Draghi!
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