L’economia italiana sembra essere in “miracolosa” ripresa; secondo la “stima preliminare” dell’Istat il Pil del secondo trimestre fa segnare una notevole crescita del 17,3% rispetto allo stesso periodo del 2020 che riduce il gap dal valore precrisi (secondo trimestre 2019) a circa il 4%.
E’ un andamento positivo superiore alle aspettative che, stando alle prime indicazioni, sembra derivare da eccellenti performance delle esportazioni manifatturiere di molti settori che, affiancandosi alla domanda per investimenti e beni di consumo durevoli, riesce a compensare le difficoltà che, seppure in misura decrescente, continuano a frenare diversi settori dei servizi.
Le previsioni future restano, però, subordinate all’effettivo evolversi della pandemia e in particolare a ciò che accadrà a settembre, in presenza della perniciosa variante delta, quando con la ripresa delle attività l’affollamento dei sistemi di trasporto pubblico incrementerà le possibilità di contagio.
La variabile cruciale si conferma essere quella del numero degli ospedalizzati; superate determinate soglie il sistema va in fibrillazione e diventano necessari interventi di limitazione di mobilità e relazioni per evitare situazioni in cui la qualità dell’assistenza sanitaria va in crisi.
Attualmente siamo ancora sotto i 5.000 ricoverati con un trend di incremento molto limitato; un livello gestibile ma che rappresenta una base di partenza non confortante in caso di recrudescenza.
E’ proprio guardando i dati sulle ospedalizzazioni che la questione “vaccinazioni” si presenta in tutta la sua evidenza: il “tasso di ospedalizzazione” (ricoverati nell’ultimo mese per 100.000 persone nella stessa condizione vaccinale) è circa dieci volte più alto tra i non vaccinati che tra i completamente vaccinati. I non vaccinati, pur costituendo meno di un terzo della popolazione con oltre 12 anni rappresentano i tre quarti del flusso delle ospedalizzazioni.
Va dato atto alla struttura commissariale del generale Figliuolo (quello con la divisa che spaventa tanto chi vive di pregiudizi) e alla maggior parte delle regioni di aver compiuto un grande sforzo che ha portato a completare la vaccinazione di oltre il 90% dei 4,5 milioni di ultra ottantenni riducendo il flusso di ospedalizzazioni mensili di queta fascia d’età (la più critica) dalle oltre 6.000 persone potenziali (valore che si ottiene applicando il tasso di ospedalizzazione dei non vaccinati ultra ottantenni a tutta la popolazione di quella fascia di età) a poco più di 1.000. Nel complesso si può stimare che l’opera di vaccinazione abbia ridotto il flusso di ricoveri mensili di oltre 25.000 unità, il che vuol dire che senza vaccinazioni ci troveremmo – già ora- in emergenza e costretti a un nuovo lock down.
Io non ho trovato da nessuna parte una stima della quota di popolazione che può e deve legittimamente essere esentata dal vaccino per patologie o cure che aumentano signficativamente i rischi di reazioni avverse gravi. Ma anche se fosse il 10% (valore probabilmente molto esagerato) significa che mancano ancora 10 milioni di persone da avviare alla vaccinazione e in particolare che mancano più di 5 milioni di over 40enni.
Penso che su questo fronte si giochi una partita cruciale nelle prossime due settimane. Se oggi, con contatti in ambienti chiusi più rarefatti grazie alla stagione estiva, siamo in condizioni di relativo equilibrio è logicamente prevedibile che l’equilibrio potrebbe essere rotto dall’incremento dei contatti che si determinerà inevitabilmente a settembre. Solo l’incremento della quota di vaccinati può controbilanciare questo impatto e il limite adesso sembra essere dato dalla disponibilità delle persone e non dei vaccini..
La ripresa dell’economia produttiva italiana, di cui va dato merito alle imprese che affrontano mercati concorrenziali e che ha coinciso -non credo casualmente- con la creazione di quel governo a larga base parlamentare e con guida autorevolissima che su queste pagine ci eravamo permessi di auspicare in tempi non sospetti, è ancora fragile. Cerchiamo di salvaguardarla.
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