Il Papa ha tolto soldi e poteri alla Segreteria di Stato vaticana. È l’esito di un processo accelerato degli scandali che hanno avuto come epicentro il palazzo londinese di Sloane Avenue: «“D’ora in poi non gestirà nemmeno un euro senza autorizzazione. Si occuperà di politica estera e magari interna, ma non sarà più una sorta di ministero delle finanze improprio e onnipotente” […]. Il testo, firmato dal Papa il 26 dicembre, è perentorio, nelle disposizioni che dà. Stabilisce anche che la Segreteria per l’Economia “d’ora in avanti svolgerà anche la funzione di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie”. In più, “la Segreteria di Stato trasferisce quanto prima, non oltre il 4 Febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica su conto bancario da questa indicato”. […] La domanda da porsi, piuttosto, è come mai Francesco abbia aspettato quasi otto anni prima di mettere mano a un cambiamento a suo modo epocale: era dai tempi di Paolo VI, grande conoscitore della macchina curiale, che la Segreteria di Stato aveva concentrato poteri come se fossero quelli di Palazzo Chigi, Viminale e Farnesina messi insieme, con l’aggiunta del controllo di ingenti fondi riservati. “C’è voluto tanto tempo perché le resistenze erano forti. La mentalità del corpo diplomatico vaticano è dura a morire. Ma ora dovranno ubbidire”, annuncia un prelato vicinissimo a Jorge Mario Bergoglio» [Franco, Corriere della Sera].
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