Alla Feltrinelli in piazza Duomo a Milano il direttore de la Repubblica Carlo Verdelli presenta Roma non perdona (ore 18.30). Davide D’Alessandro su Il Foglio: «Se la mamma degli imbecilli è sempre incinta, la mamma degli italiani è sempre della politica. Mamma Rai non se l’è ripresa la politica, come recita il sottotitolo del bel libro di Carlo Verdelli, Roma non perdona, edito da Feltrinelli, poiché non è stata mai mollata dalla politica, anche quando ha fintato di volerla mollare. La politica non è mai sazia di occupare, di distribuire pani e pesci, di orientare (almeno crede) il consenso, di gestire ciò che è pubblico (di tutti gli italiani) come fosse cosa privata (di qualche partito). Questa mamma è lo specchio del Paese claudicante, lo specchio che rimanda l’immagine di tutto ciò che è elefantiaco e (quasi) mai meritocratico, lo specchio su cui ci si arrampica sgomitando, salendo, scendendo e precipitando, molto dipende dalle sorti di chi, in quel determinato momento, tenta di guidare l’Italia. Poi, siccome tutto brucia troppo in fretta, le poltrone più o meno calde improvvisamente si accendono e scaricano il malcapitato. Non a caso, Verdelli scrive che la Rai lo ha espulso come un corpo estraneo».
Al Maschio Angioino di Napoli il sindaco di Napoli Luigi De Magistris consegna la cittadinanza onoraria a Ferzan Ozpetek. La laudatio del regista di Napoli Velata sarà pronunciata dall’attrice Luisa Ranieri. «Con questa cittadinanza onoraria – spiega De Magistris – vogliamo fermamente ed ufficialmente rinsaldare il legame di profondo affetto, stima ed amicizia tra Napoli ed il maestro Ferzan Ozpetek. Lo vogliamo fare raccogliendo anche la sollecitazione di un folto gruppo di intellettuali, di uomini di cultura che ci avevano chiesto un riconoscimento pubblico a Ferzan Ozpetek. Benvenuto maestro, anche se con il cuore e la tua anima sei sempre stato uno di noi, un vero napoletano» (ore 12).
A Palazzo Vecchio a Firenze Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico, con dodici carte autografe, con richiami alla sua città natale, che appartengono al leggendario Codice Atlantico. Si legge nel comunicato: «Cinquecento anni fa, nel castello di Clos-Lucé, in Francia, moriva Leonardo da Vinci. Aveva lasciato Firenze da oltre dieci anni, ma alla sua città era rimasto profondamente legato. Per tutta la vita si definì ‘pittore fiorentino’, chiese nelle volontà testamentarie di essere sepolto nella “giesia de sancto Fiorentino de Amboysia” e dedicò uno dei suoi ultimi ricordi scritti, l’anno prima di morire, al serraglio dei leoni che si trovava dietro Palazzo Vecchio. Il foglio dedicato all’animale totemico di Firenze, testimonianza di un ricordo ancora vivissimo, porta la significativa data del 24 giugno 1518, giorno del patrono cittadino».
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