Il sentimento predominante è la stanchezza che supera ormai la paura.
Milioni di persone stanno chiuse in casa non più per evitare il contagio ma perché l’hanno contratto o sono stati vicino a chi lo ha fatto.
Detta così sembrerebbe una situazione drammatica. Ma siccome la malattia o non si manifesta o si manifesta in forma lieve, la pazienza tende ad esaurirsi, soprattutto per il protrarsi della convalescenza-positività.
La situazione è complicata: tende a frenare la ripartenza economica, ad indebolire i servizi (anche quelli di prima necessità), apre al rischio di una sottovalutazione della epidemia, nell’illusione di una prematura “normalizzazione” della malattia, declassata a malanno ordinario.
Certo la stanchezza è giustificata, sul piano fisico ma principalmente emotivo.
D’altronde pensate quanti stati d’animo abbiamo vissuto dall’inizio della malattia.
Dapprima la preoccupazione trasformatasi poi in paura e addirittura terrore che portava però con se’ anche una sorta di eccitazione per le tante novità: il comune sentire, la solidarietà, il sacrificio che rasenta l’eroismo (gli addetti alla sanità), l’orgoglio nazionale, una pazienza paradossalmente “combattiva”.
Mille alti e bassi che alternavano speranza a delusione e rassegnazione.
Poi la rinascita, il miracolo, la provvidenza: quando sembrava non potessimo più sbagliare nulla, che il mondo fosse ai nostri piedi.
I trionfi calcistici e di atletica, le medaglie olimpiche (con il merito etico-morale delle Paralimpiadi).
La generosità finanziaria dell’Europa che riconosce come fossimo stati le vittime “sacrificali” del continente, precursori e cavie del contagio, poi veri e propri “inventori” delle cure fai da te.
Il nobel per la fisica vinto -alla Newton- osservando innanzitutto la natura.
La vittoria all’eurofestival ad opera di ragazzi scatenati e disinibiti (mentre il Senato si rifiutava di condannare l’omofobia).
L’infallibilita’ di Draghi, onnipotente nel mondo, che fa collaborare il diavolo e l’acqua santa.
Illustri giornali stranieri, abituati a prenderci in giro, che ci proclamano “Nazione dell’anno”.
Tutto ciò è durato poco (Draghi è già distrutto e forse non ci qualifichiamo ai mondiali) e non poteva essere diversamente.
Il virus deve fare il suo corso e, a differenza del passato, ha un bersaglio fittissimo, impossibile da sbagliare: sette miliardi di obiettivi che si spostano in continuazione e che veicolano il suo regalino più agevolmente.
Poi dispone di milioni di volontari suicidi ed involontari untori che lo aiutano non vaccinandosi.
La stanchezza è pienamente giustificabile anche perché da due anni non parliamo, leggiamo, pensiamo altro che il covid.
Non siamo più in presenza di informazioni utili e necessarie. Siamo preda della più scostumata orgia di esibizionismo, protagonismo e vanità pseudo scientifica
Nelle mille interviste quotidiane gli scienziati più onesti rispondono: “non lo sappiamo, aspettiamo i dati, ci serve un campione più numeroso”.
Tutti gli altri tendono ad indovinare.
La nostra salute ha bisogno di molte medicine. Compresa la possibilità di distrarsi, di usare la fantasia, di alimentarsi di emozioni diverse, alternative e positive (il significato delle parole “positivo e negativo” si è invertito).
Altrimenti la noia supererà anche la stanchezza e la paura.
Buon anno!
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