Di Dom Serafini*
Tra richieste di moduli incoerenti tra di loro, istruzioni non chiare sia dal sito del Ministero della Salute che da quello degli Esteri, ed informazioni non aggiornate sui siti Alitalia ed il partner Delta, viaggiare in aereo durante la pandemia non é facile. Per fortuna, una volta arrivati a Roma-Fiumicino (da New York-JFK), l’aeroporto ha fatto buon uso dell’esperienza passata.
Si sa che volare durante la pandemia richiede extra precauzioni, ma se le autorità si sforzassero di usare il buon senso, e se ci fosse un buon coordinamento tra le varie parti della catena per fornire istruzioni chiare, volare non causerebbe tanta ansia.
I problemi iniziano a monte: per acquistare un biglietto Alitalia per Roma é meglio contattare Delta (anche se la linea aerea americana ha sospeso i voli per l’Italia e si affida al partner Alitalia), perché gli operatori di Delta rispondono prima al telefono. Poi subentra il problema dei moduli di autocertificazione da scaricare sul sito del Ministero degli Esteri, e che non corrispondono mai a quelli usati dall’Alitalia. Infatti, arrivati al check-in viene consegnato un modulo in due copie (con piccolissimi caratteri, sbiaditi e quasi impossibili da leggere e da compilare), una copia viene ritirata all’imbarco, l’altra viene ritirata al controllo passaporti all’arrivo. Prima di arrivare al bancone del check-in viene misurata la febbre ed eseguita la fotocopia del certificato del tampone negativo da ottenere entro 48 ore prima. C’é anche la possibilità di fare un “rapid test” a JFK, ma le indicazioni su dove farlo non sono chiare.
Per via dell’obbligo del tampone negativo, il volo era delineato come COVID-free. Ed ecco la seconda sorpresa: sul sito Alitalia il volo era indicato come l’ultimo COVID-free, pertanto é stato prenotato da molti viaggiatori, con il risultato che a bordo dell’aereo é venuto a mancare il distanziamento sociale. Questo ha anche allarmato il personale di bordo, causando una riduzione al minimo dei servizi e di conseguenza anche dei controlli sull’uso corretto delle mascherine da parte dei passeggeri.
In aereo si viene a sapere che i voli COVID-free sono invece stati prolungati per altri 20 giorni. Un’altra novità é che, al contrario delle indicazioni dei ministeri italiani, i passeggeri con il solo passaporto americano sembra possano entrare senza problemi in Italia.
Appena dopo lo sbarco, tutti i passeggeri passano all’area “rapid test” dove vengono consegnati altri moduli (a meno che non si voglia scannerizzare un bar code e riempirlo digitalmente sul cellulare).
Prima coda: gli addetti ai tavolini (ci sono diversi banconi) controllano le generalità sui passaporti, prendono i moduli che erano stati consegnati in aereo, inseriscono i dati nei computer, restituiscono i moduli e danno ad ogni viaggiatore un bigliettino con dei numeri.
La seconda coda é per fare il “rapid test” con medici e infermieri. Si consegnano i passaporti ed i moduli, si fa il test e si aspetta 15 minuti nella stessa sala affinché il proprio numero venga chiamato e si ottiene cosi un moduli firmato dal medico in cui si attesta l’esito negativo che permette di saltare la quarantena.
Infine si passa al controllo passaporti dove viene ritirato il modulo che era stato consegnato al check-in di partenza e quindi si esce oppure si va alle coincidenze.
Per un viaggiatore poi in transito per Milano-Linate, all’imbarco viene consegnato un ulteriore modulo di autodichiarazione, per un volo privo di distanziamento sociale.
In totale per un volo New York-Milano con scalo a Fiumicino sono serviti ben sei differenti moduli, mentre sarebbe stato più utile averne solo uno (quello del tampone negativo alla partenza), magari con in più l’obbligo di un “rapid test” dopo tre giorni dall’arrivo in Italia (per scongiurare potenziali infezioni in aereo) e restando fermo il distanziamento sociale in aereo.
*Serafini ha riportato l’esperienza di un passeggero
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