Ci sono Anni Europei che si ricordano ed altri che passano senza lasciare traccia. Il 2018 sarà l’Anno europeo del patrimonio culturale.
Ne hanno parlato al Forum europeo della cultura a Milano il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, il Ministro estone della Cultura, Indrek Saar, il Ministro italiano della Cultura, Dario Franceschini, la Presidente della commissione per la cultura e l’istruzione del Parlamento europeo, Petra Kammerevert, e 800 rappresentanti del settore culturale e della società civile dell’UE. A leggere i giornali o a sentire i notiziari televisivi o radiofonici sembra che non sia accaduto nulla o peggio ancora sembra che la cultura non interessi nessuno.
Lo scopo dell’Anno europeo del patrimonio culturale è sensibilizzare all’importanza sociale ed economica del patrimonio culturale: dai siti archeologici all’architettura contemporanea, dai castelli medievali alle tradizioni popolari fino alle arti, il patrimonio culturale dell’Europa è il cuore pulsante dell’identità e della memoria collettiva dei cittadini europei. È inoltre fonte di crescita economica e occupazione ed è determinante per gli scambi dell’Europa con il resto del mondo. Per queste ragioni, in particolare in un momento in cui i tesori culturali sono minacciati e deliberatamente distrutti nelle zone di conflitto, la Commissione ha ritenuto che il patrimonio culturale meritasse un Anno europeo nel 2018. Un Anno che tocca il nostro Paese sicuramente più degli altri partners dell’Unione perché è qui una parte consistente dell’identità italiana e della sua economia.
“Ecco che, già solamente per questi due aspetti, il prossimo anno dovrebbe vedere un particolare attivismo del nostro Paese attorno ai grandi temi in questione, ha scritto sulla “Stampa” il consigliere regionale Gianpaolo Manzella*, in che modo ‘usare’ il patrimonio culturale per rafforzare l’identità europea e come valorizzarlo, in forme più innovative rispetto ad oggi, per ‘fare’ economia. Coesione e competizione, insomma: un adagio ben consolidato. Giusto, dunque, attendersi iniziative governative – di livello statale e regionale – su questi temi, che andranno ad aggiungersi (e, si spera, a complementare) quelle lanciate a livello europeo”.
Ma a leggere il programma pubblicato sul sito del Ministero dei Beni Culturali c’è da rimanere stupiti non per i tanti appuntamenti distribuiti su tutto il territorio nazionale ma per la splendida assenza di iniziative e realtà culturali come il territorio di Viterbo. E ciò è grave, non per amor di patria, ma perché nel contesto europeo e italiano non può essere dimenticata la specificità di un patrimonio ambientale e archeologico diffuso come forse nessun altro territorio europeo. Eppure abbiamo una galassia di soggetti potenzialmente beneficiari: comuni, sovrintendenze, poli museali. Ma purtroppo abbiamo anche una classe dirigente, specie al livello delle amministrazioni locali, che fa difficoltà ad entrare in sintonia con un’aria che parla di narrazione di un territorio, di un turismo sempre più legato alla sfera culturale.
Ecco, se si vuole partecipare dobbiamo partire dalla consapevolezza di queste fragilità. Come? Ad esempio, mettere insieme le professionalità di cui disponiamo capaci di assistere sindaci, assessori, direttori di musei con progetti ad hoc, come il museo Petrosino premiato a Milano tra i migliori 10 musei multimediali europei il cui autore è il nostro Aldo di Russo. E, insieme a questo, individuare le risorse finanziarie che potrebbero essere utilizzate per promuovere progetti che utilizzino le tecnologie per migliorare la fruizione dei beni. Ciò potrebbe contribuire ad aprire le amministrazioni locali alle nuove tecnologie mettendo in campo startup e imprese già oggi all’avanguardia nel mondo digitale con l’obiettivo di rendere ancor più competitivo il settore, per noi cruciale, del turismo culturale.
E infine colmare il deficit che come paese abbiamo accumulato nelle istituzioni culturali europee in termini di presenza e di impegno. Basti pensare a Europeana, il network nato per creare una eredità condivisa del patrimonio culturale europeo in cui siamo totalmente assenti. Eppure avremmo risorse e creatività per rendere disponibile ad un pubblico globale il contenuto del nostro immenso patrimonio culturale, così come recita la mission di questa associazione. Noi di MOONDO ci siamo.
*Consigliere della Regione Lazio, autore di “L’Economia Arancione: storie e politiche della creatività” (Rubbettino, 2017).
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