Londra è sotto shock.
Circa 1.500 persone si sono trovate in Clapham Common, uno dei quartieri semi periferici di Londra, per una veglia in onore di Sarah Everard.
Sarah è sparita il 3 Marzo, mentre camminava, sola, verso la propria abitazione nel quartiere di Brixton.
Forti movimenti di protesta si sono levati fra cui “Reclaim These Streets”, un’organizzazione il cui intento è di letteralmente riappropriarsi delle strade periferiche della città, per poter permettere alle donne di poter camminare sole senza pericoli in tutta la megalopoli londinese.
La città è scossa.
Kate Middleton, la duchessa di Cambridge, ha privatamente pagato tributo nel luogo della scomparsa, oggi coperto da migliaia di mazzi di fiori.
Ma Londra è anche scossa da cosa è successo dopo.
La maggior parte delle veglie per Sarah sono state cancellate o fatte virtualmente a causa delle norme Covid.
Salvo che, appunto, ier l’altro 1.500 persone, in gran parte donne, si son ritrovate egualmente per ricordare, per protestare, per chiedere sicurezza.
Centinaia di agenti erano però presenti proprio per far rispettare le norme antiCovid. E far allontanare questa riunione illegale.
E alla fine sono intervenuti, arrestando persone, addirittura gettandole e ammanettandole a terra.
Come, se non peggio, di criminali comuni.
Ora Londra è arrabbiata, e chiede la testa del capo donna della Polizia, della Metropolitan Police.
Che aveva invitato Londra a “trovare una forma alternativa per esprimere il proprio dolore”.
Ma la stessa Duchessa aveva invece tributato un supporto di persona. Senza mascherina. Come una persona comune, ricordando come fosse pericoloso ritornare a casa la sera da persona comune.
La mia mente vola velocemente.
Per volare a Londra circa venti/trenta poliziotti erano schierati per raccogliere le nostre auto-dichiarazioni, a volte andando oltre il loro compito e chiedendo dove come cosa e perchè. E facendoti sentire in debito, in colpa. Domande che non sono affar loro. Si viaggia per lavoro, motivi di salute, emergenza, studio. Punto. I dettagli non sono sempre richiesti, neanche per Legge. E son tutelati dalle norme sulla Privacy.
E arrivando in Italia in centro città, vedo i reparti della celere nelle piazze a dividere i giovani e spaventare i meno giovani. O pattugliare il centro di Milano chiudendo la darsena.
Capisco l’emergenza. Capisco il dramma della pandemia e dei morti.
E capisco anche la frustrazione di agenti dello Stato messi a fare i cani da guardia delle persone che invece dovrebbero servire e proteggere.
Ma vedo un filo di rasoio molto sottile, e non ne vedo sempre giustificazione totale.
Ritengo che le libertà conquistate con migliaia di anni di battaglie del genere umano e due guerre mondiali non possano venire calpestate con tutta questa facilità. E faccio fatica a giustificare certi atteggiamenti anche con la pandemia in corso.
Premetto, non sono come adesso si accusa facilmente “contro la vita”, né nego la presenza di una delle pandemie più forti e dolorose che abbiano colpito la terra negli ultimi anni. E non nascondo certo il dolore delle persone morte, in tutto il mondo.
Mi pongo delle domande sul metodo.
Dove era tutto questo controllo nei momenti di pace? Da venir diretto però a criminali veri e non ai cittadini comuni, che tendenzialmente subiscono senza troppo protestare?
Non abbiamo forse perso un poco di vista l’obiettivo?
L’obiettivo non è criminalizzare i giovani, non è privarli delle loro libertà e delle loro giuste pulsioni di ribellione.
Non è terrorizzare la popolazione con numeri a volte insignificanti, terribili, non verificati, contraddittori. Da fonti non sempre inappuntabili.
Non è multarli, se non come ultima ratio per comportamenti assolutamente irresponsabili, per feste o simili.
La gente è esasperata. Al terzo lockdown è incerta del futuro, soffre nei propri redditi e vede un incertezza di cui non percepisce i contorni.
Lo Stato deve spiegare. Educare. Sensibilizzare. E poi spiegare di nuovo.
Perchè si devono tenere certi comportamenti, perchè si devono prendere certe precauzioni. E deve dare l’esempio.
Ma soprattutto deve vaccinare!
Al primo lockdown si spingeva tutti insieme verso un nuovo futuro, ma senza una soluzione.
Ora la soluzione c’è, ma il nostro paese entra a grande, folle velocità verso un ulteriore lockdown sapendo che a differenza di altri paesi che hanno ora invece una prospettiva di uscita non tutto quello che andava fatto per usare la soluzione per migliorare la vita di tutti è stato fatto!
Lo Stato non deve dirmi che mi devo lavare le mani e non devo abbracciare i miei cari! Son scelte mie. Io prenderò mille volte il virus se devo abbracciare un mio caro, un mio figlio, un mio genitore ancora una volta!
Lo Stato deve dirmi quando vaccina. Dove. Come. Quando. Con tempi precisi e una road map certa.
Lo Stato deve dirmi quando riapre, quando permetterà di tornare a Scuola e al Lavoro. Come pensa di far recuperare ai ragazzi un anno di vita insieme.
Non deve fare il bullo con il Suo popolo ma con le aziende che non forniscono il vaccino come dovrebbero.
Colpevole di aver fatto degli accordi che nessun imprenditore anche mediocre avrebbe mai firmato.
E, finita la pandemia, sarà obbligato a mettere in campo lo stesso sforzo che ha espresso per criminalizzarci e privarci di sacrosante libertà per rendere il Paese ancora più sicuro. A Londra come in Italia.
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