Con 451 voti favorevoli e tre astenuti la Camera ha approvato la legge che prevede il ritorno dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole: 33 ore di studio obbligatorie, con tanto di voto in pagella e valutazione finale, «per sviluppare la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società». Ma a far scalpore è l’emendamento che cancella le sanzioni per gli alunni delle elementari. Niente più note su registri, ammonizioni, sospensioni, esclusioni dagli scrutini o espulsioni delle scuole.
L’emendamento approvato cancella difatti tutte le punizioni «verso gli alunni che manchino ai loro doveri» previste da un Regio decreto del 1928 che, va detto, venivano irrogate solo in rari casi. Non mancano le polemiche. Da una parte i presidi sono contenti («come si può pensare che sia giusta l’espulsione o la sospensione da scuola di bambini di 6-9 anni?»), dall’altra c’è chi come Vittorio Lodolo D’Oria, esperto in malattie degli insegnanti, sostiene «che stiamo levando tutti gli strumenti educativi. Ora sappiamo cosa non si deve fare con i bambini, ma non come comportarci con loro». In molti si chiedono che atteggiamento si dovrà tenere davanti al prossimo episodio di bullismo.
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