I dati diffusi dalla protezione Civile ogni sera alle 18 torneranno, questa settimana, ad avere un certo interesse per i cittadini che vogliono farsi un’idea sulla evoluzione della situazione epidemiologica e valutare, con un minimo di cognizione di causa, le decisioni che saranno adottate dalle autorità politiche e sanitarie. Durante questa settimana, infatti, dovrebbero cominciare a manifestarsi gli effetti delle misure di allentamento del lockdown entrate in vigore dal 4 maggio.
Sappiamo che si tratta di dati parziali ed imprecisi ma sono i più importanti ai quali l’opinione pubblica può accedere direttamente. L’esperienza di questi mesi ci ha insegnato che gran parte dei principali media non si è dotata né delle competenze né dei metodi per decodificarli correttamente ed è dunque utile indicare alcune regole per interpretarli correttamente.
Preliminarmente va ribadito che bisogna diffidare della valenza delle singole variazioni quotidiane rispetto ai valori del giorno precedente: in primo luogo perché i dati soffrono strutturalmente di una ciclicità settimanale, ed è quindi opportuno confrontare i dati del giorno con quelli dello stesso giorno della settimana precedente più che con quelli del giorno prima, e in secondo luogo perché i meccanismi di rilevazione sono tali da rendere possibili imprecisioni occasionali (dati immessi in ritardo che vengono scaricati sui giorni successivi o correzioni di dati già pubblicati) che suggeriscono di aspettare che eventuali variazioni degli andamenti siano confermate per tre o quattro giorni prima di assumerle come indicazioni effettive.
Ciò posto vediamo quali sono le variabili da tenere d’occhio con più attenzione e quali precauzioni usare nel valutarle.
La prima da considerare è il NUMERO DEI NUOVI CASI POSITIVI RILEVATI, cioè delle persone che nella giornata di riferimento sono risultate per la prima volta positive al tampone, che appare intuitivamente come la più immediatamente sensibile all’andamento effettivo dell’epidemia.. E’ una variabile che nel suo picco più elevato, fine marzo, aveva raggiunto un valore quotidiano superiore alle 5.500 unità (media settimanale) per iniziare poi una progressiva discesa che la ha portata nell’ultima settimana a scendere sotto quota 1.200.
Queste cifre vanno però correttamente considerate ponendole in relazione al numero di persone che vengono testate (a parità di diffusione del contagio se aumenta il numero di persone testate aumenta anche il numero di persone trovate positive), alla loro distribuzione territoriale (se i tamponi vengono aumentati in aree a più alta diffusione del contagio si otterrà un risultato diverso da quello ottenibile con un incremento in altre aree) e ai criteri con cui vengono selezionati gli individui da sottoporre a tamponatura (ad esempio se si tamponano solo i sintomatici la percentuale di positivi sarà più elevata).
Le variabili da considerare dovranno dunque essere le percentuali di casi positivi su persone testate osservate a livello regionale e dovrebbero essere corrette per eventuali modifiche dei criteri di selezione e proiettate a scala nazionale attraverso un sistema di pesi costanti. Senza arrivare a tanto si può comunque assumere come prima indicazione la percentuale nazionale di casi positivi su persone testate (TASSO DI POSITIVITA’) calcolata con riferimento agli ultimi sette giorni (in modo da ridurre l’effetto delle ciclicità sistematiche e delle anomalie occasionali). Il grafico 1, appositamente costruito per questa nota, illustra l’andamento tendenzialmente discendente di questa variabile negli ultimi 14 giorni in cui la frequenza degli esiti positivi sulle persone testate si è significativamente ridotta dal 6,8% al 3,8%. Considerando il reciproco ciò significa che si è passati da un positivo ogni 14,7 testati a un positivo ogni 26,3 testati. E’ un numero importante perché, come ha osservato Marco Gerdol dell’università di Trieste, indica la capacità che potenzialmente si ha di verificare rapidamente i contatti associabili a ciascun individuo trovato positivo; più questo numero è alto maggiore sarà la capacità di individuare rapidamente altri positivi collegati e agire di conseguenza limitando la diffusione del contagio.
E’ quindi molto importante che la percentuale di positivi sui testati continui a scendere anche durante la fase due e in particolare che scenda nelle regioni (Lombardia, Liguria, Piemonte ed Emilia Romagna) dove tutt’ora è molto elevata (Figura 2), portando il valore nazionale a scendere al di sotto della soglia del 2% (cioè una capacità di 50 test ogni nuovo positivo) dove è già collocata in molte regioni del Mezzogiorno ma anche in Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
La mancata discesa del tasso sotto questo livello alla fine della settimana in corso costituirebbe un elemento di preoccupazione. Se, addirittura, l’andamento del tasso di positività dovesse invertire la sua dinamica discendente si tratterebbe un vero segnale di allarme.
Articoli di giornali autorevoli evidenziano come sul versante dell’incremento della capacità di effettuare tamponi si sia finora fatto poco o nulla a livello nazionale, lasciando il compito sulle spalle delle regioni, e non tutte hanno dimostrato la capacità del Veneto o della Toscana.
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