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Andrew Cuomo: l’attrazione è anche la sua italianità

Come buona parte degli americani, anch’io seguo fedelmente gli aggiornamenti televisivi quotidiani sulla pandemia del 63enne governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo. Sono aggiornamenti che lui tiene a specificare sono sempre “basati sui fatti”. I fatti, però, senza il suo tocco magico, sarebbero noiosi e difficili da digerire. E infatti, il presidente americano Donald Trump, nei suoi aggiornamenti sul coronavirus, preferisce evitare i fatti completamente, lanciandosi in esagerazioni che poi sfociano in veri e propri dibattici politici a distanza con Cuomo. In questi dibattiti “virtuali” tra il Governatore ed il Presidente (entrambi nativi di Queens, N.Y.), Cuomo ha chiaramente il sopravvento e l’alta audience e gradimento stanno a dimostrarlo.  

Fino a poco tempo fa non riuscivo a spiegare l’attrazione verso i racconti, che potrebbero essere considerati quisquilie, che seguono sempre l’esposizione dei dati, i commenti e le opinioni di Cuomo. Poi ho capito che in realtà è come si trovasse a cena a casa mia, tra italiani.  

Ad esempio, dopo aver riportato il numero dei decessi del giorno prima, racconta come le sue tre figlie siano in lockdown a casa sua ad Albany, la capitale dello stato (e si fa anche fotografare per i social media mentre cena con loro). Poi spiega che le sue rughe sono causate sia dal peso delle responsabilità verso gli abitanti dello stato ma anche dai grattacapi che le figlie gli danno. Continua il racconto sottolineando che le figlie non ne possono più del lockdown (assieme a lui) e lo rimproverano di non riuscire a comunicare a tutti i residenti dello stato il dovere morale e civile di indossare le mascherine per rallentare al massimo questo male invisibile. 

Recentemente, durante uno di questi appuntamenti mattutini, ha fatto intervenire una delle figlie per presentare un progetto appunto per promuovere l’uso delle mascherine. Durante un altro aggiornamento, ha fatto riferimento (con una smorfia) al fatto che pure il fidanzato di una delle figlie trascorre il lockdown a casa sua. Poi, ha raccontato che durante una passeggiata al parco con la figlia più giovane (22 anni), voleva rimproverare severamente un uomo che non indossava la mascherina ma alla figlia non era piaciuto il suo approccio aggressivo.

A Cuomo piacciono i confronti “a patto che non siano politici e basati sui fatti”, e non esita a rimproverare in televisione il fratello più giovane, il 49-enne Chris (mezzobusto presso la rete Tv Cnn) per aver fatto visita alla madre 88-enne Matilda (in seguito Chris si è messo in quarantena per aver contratto il virus e, rinchiuso in casa, per un periodo è diventato ospite fisso del “Governatore Cuomo Show”).  

Un altro argomento preferito del Governatore è parlare del nonno Andrea Cuomo, immigrato da Nocera, che dal suo negozio di generi alimentari non esitava a donare cibo ai poveri durante la Grande Crisi economica-finanziaria del 1929. A Cuomo piace anche ricordare i pranzi a base di polpette al sugo assieme a sua madre e al padre Mario (“era impossibile discuterci, ma [come suo predecessore] è stato il miglior Governatore dello stato di New York”, ci tiene a dire).  

Poi quando si lancia in filippiche contro il governo federale (leggi, Trump), per rendere il messaggio più incisivo, ricorda che sia lui che il fratello Chris sono laureati in giurisprudenza, e che lui è stato procuratore generale dello Stato ed anche ministro dello sviluppo urbano sotto l’amministrazione del presidente Clinton, quindi conosce bene le leggi e il meccanismo del Governo Federale. In particolare le critiche sono spesso rivolte al presidente del Senato Mitch McConnell (grande alleato di Trump e spesso chiamato “Moscow Mitch” per non aver voluto criticare le interferenze russe sulle elezioni presidenziali del 2016), che vorrebbe escludere gli stati “blu” (democratici) dai contributi federali per la ripresa economica.  Con dati e fatti alla mano, Cuomo fa presente che, mentre lo stato di New York contribuisce al bilancio federale in quota nettamente maggiore da quanto questo riceva dal Governo nazionale, il Kentucky, lo stato “rosso” (repubblicano) del senatore McConnell, riceve da Washington D.C., molto di più di quello che contribuisce. 

Per questi ed altri motivi si parla di Cuomo come il candidato ideale per battere Trump alle prossime elezioni presidenziali di novembre e ci si immagina come potrebbe essere il presidente Cuomo “single dad” e con tre figlie da maritare alla Casa Bianca: una manna per i tabloid, per i notiziari, per i social media e naturalmente per … gli americani ed il resto del mondo.

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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