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Arcuri e lo scandalo mascherine: sono ancora in Cina!

Il primo volo dalla Cina doveva partire lunedì 11 maggio con un carico di mascherine destinate all’Italia. Ma sono passati quattro giorni e non è successo niente. Per capire quali sono le difficoltà, raccontiamo come nasce questa strana vicenda.

Fino all’arrivo del commissario Domenico Arcuri, il materiale sanitario per contrastare il coronavirus veniva acquisito dalla Protezione civile, che si occupava di trasporto e distribuzione. Arcuri ha deciso di sottrarre tutte queste operazioni alla Protezione civile e avocarle agli uffici del commissario, dove è stato nominato capo della sezione logistica un ufficiale dei carabinieri in congedo, Rinaldo Ventriglia.

Il 29 aprile scorso il commissario Arcuri manda una “lettera di invito” a 29 società per farle partecipare a una gara da svolgersi con “estrema urgenza”. La gara contempla due lotti: il primo riguarda il trasporto di carichi di mascherine dalla Cina all’Italia (quindi affittando velivoli in Oriente) per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

Il secondo lotto (30 milioni di euro) riguarda il magazzinaggio, lo smistamento e la distribuzione in Italia delle mascherine.

Per partecipare alla gara era necessario inviare la documentazione entro le 11,59 del giorno 6 maggio. Per il secondo lotto (e cioè la distribuzione delle mascherine in Italia) si sono presentate quattro aziende, la Kerry logistics, Poste Italiane, Jas air service e Ups. Veniamo al lotto trasporto aereo dalla Cina all’Italia. Hanno mandato offerte cinque aziende: Kerry logistics, Ups, Savino, Jas air service e Neos.

“C’è l’esigenza -, veniva spiegato nella documentazione del Commissario -,  di attivare il servizio entro l’11 maggio 2020”. Cosa che non è avvenuta. Perché qui cominciano i problemi. La Neos, una società del gruppo Alpitour, vince la gara per il trasporto delle mascherine dalla Cina all’Italia. Seconda arriva la società milanese Jas air service. Fra le due offerte, però, lo scarto è macroscopico. Senza entrare nei dettagli tecnici, diciamo che la Neos offre lo 0,11, la Jas non scende oltre lo 0,25. Il divario è del 127 per cento. Vediamo in termini monetari cosa significa.

Fino a quando il trasporto era gestito dalla Protezione civile venivano utilizzati gli enormi cargo Antonov il cui noleggio si aggirava sul milione di euro a volo. Per risparmiare si è deciso di utilizzare gli aerei passeggeri che in questo periodo non hanno clienti. Vengono riempiti con carichi di mascherine fino alla cabina del pilota. Sono stati definiti “ghost flight”, voli fantasma, perché attraversano i cieli, appunto, senza passeggeri.

Traducendo le offerte della Neos e della Jas in termini monetari, si scopre che lo 0,11 della Neos corrisponde a circa 160 mila euro per un volo dalla Cina all’Italia, mentre lo 0,25 della Jas corrisponde a circa 300 mila euro a volo. Ora sembra che la quota offerta dalla Neos sia troppo bassa per essere conveniente. Si sta cercando una soluzione per uscire dallo stallo.

Nel frattempo, siccome non è stata ancora assegnata la gara per la distribuzione delle mascherine sul territorio nazionale, il compito è svolto temporaneamente dai militari, i quali però non hanno i mezzi adatti per questo tipo di operazioni.

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Marco Nese

Marco Nese è giornalista del «Corriere della Sera». Ha collaborato con Raiuno ed è autore di libri fra cui: Nel segno della mafia (Rizzoli), Parola d’ordine: Roma uno (Rizzoli), La russa (Rizzoli), La Piovra (1 -2-3-4, Eri/Mondadori, tradotti in 12 lingue), Come sopravvivere ad un figlio (Ediget). Far West (Rai Eri) e Gli eletti di Dio (Editori Riuniti).

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